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Giappone: i titoli high tech dall’enorme potenziale
L’azionario giapponese offre significativi margini di creazione di valore e presente opportunità interessanti per gli investitori, sia tra le aziende contrarian o in fase di ristrutturazione, sia tra le aziende leader nei rispettivi settori. Particolarmente interessante il settore high tech.
Nell’ultimo anno, la Borsa giapponese ha registrato una crescita pari a quella del Nasdaq, il listino high tech statunitense: i due indici hanno messo a segno un rialzo del 20% circa dal giugno scorso. Tuttavia, sebbene dall’inizio dell’anno l’indice dei tecnologici Usa abbia fatto leggermente meglio del nipponico Topix, c’è da rilevare che quest’ultimo ha comunque registrato un rialzo doppio rispetto a quello dell’indice statunitense S&P 500. Si può quindi parlare di un risveglio per l’azionario giapponese, che è stato caratterizzato da quotazioni molto depresse per decenni, con circa il 50% delle aziende quotate a un rapporto prezzo-valore contabile di 1, il 25% con un rapporto prezzo-utili tra 5 e 10, e il resto ben sotto il 20. Peculiarità che hanno attirato l'interesse dei grandi investitori istituzionali stranieri, come Warren Buffet.
La scintilla dall’Abenomics
Dietro questa nuova corrente c’è l’Abenomics, la politica portata avanti dall’ex premier Shinzo Abe che - secondo Giovanni Brambilla, responsabile investimenti di AcomeA SGR - ha contribuito a migliorare la cultura manageriale delle aziende giapponesi, con politiche monetarie e fiscali espansive e riforme strutturali per affrontare la deflazione (male endemico del Paese) e la bassa crescita. Indipendentemente dagli indicatori di crescita, l’azionario giapponese è considerato dall’esperto un mercato con un grande potenziale in cui gli investitori possono diversificare i loro portafogli, in quanto offre significativi margini di creazione di valore. Oltre all’effetto di trascinamento dell’Abenomics, negli ultimi mesi sono stati comunque diversi i fattori che hanno contribuito alla performance del Giappone.
Buyback e dividendi premiano gli azionisti
Innanzitutto, secondo Brambilla, c’è la moral suasion della Borsa giapponese verso il miglioramento della corporate governance delle aziende quotate, anche se su questo punto c’è ancora spazio per ulteriori miglioramenti. A questa spinta si è unita una crescita delle campagne di attivismo (ad oggi se ne contano almeno 70) nella direzione di un utilizzo più efficiente della liquidità aziendale, che risulta particolarmente abbondante: il 50% del mercato è infatti ‘net cash’ e i livelli di debito sono molto contenuti. Infine, ci sono le politiche di buyback e di distribuzione dei dividendi della corporate Japan, che si collocano attualmente sui massimi storici, contribuendo a un miglioramento dell’efficienza dell’equity attraverso una compressione del denominatore del rapporto price-to-book.
Il miglioramento dei fondamentali
L’elemento trainante è il maggior focus sul ritorno economico per gli azionisti. Oggi, sottolinea l’esperto, il payout ratio è arrivato a essere 24-25% mentre negli Stati Uniti siamo al 97% o oltre il 100%: ovvero le aziende si indebitano per fare buyback o distribuire dividendi. Il divario, comunque, si sta progressivamente chiudendo a favore del mercato giapponese. A fronte di valutazioni ancora a forte sconto rispetto ai listini degli altri Paesi occidentali, le aziende giapponesi - alcune delle quali sono leader mondiali nei loro settori - hanno infine messo a segno dei miglioramenti tangibili del ROE (Return on Equity, il rendimento del patrimonio netto) in controtendenza rispetto a Usa e Europa, con effetti positivi sui multipli e quindi un effetto diretto sulle performance di Borsa.
È caccia alle storie contrarian e di ristrutturazione
Il potenziale del Giappone è dunque enorme, soprattutto dopo che le sue imprese negli ultimi anni hanno notevolmente migliorato in efficienza finanziaria e marginalità. Lo dimostra, dice Brambilla, l’andamento del titolo Advantest (macchinari per test di semiconduttori): nel 2011-2012 quotava 670 yen, mentre oggi staziona attorno a 19mila yen dopo aver toccato la soglia dei 20mila. Dove scovare le migliori opportunità con una gestione attiva e bottom-up? Le maggiori occasioni, secondo l’esperto, si trovano nelle storie contrarian o di ristrutturazione, aziende cioè che stanno trasformando il proprio business model, dismettendo divisioni in perdita o a bassa crescita ma il cui cambiamento non è ancora del tutto appezzato dal mercato come Konica Minolta, Fujitsu e Seibu Holding.
Le occasioni tra leader e piccole società
Sono interessanti, viceversa, anche aziende che presentano bilanci particolarmente solidi e con posizioni di cassa rilevanti: queste ultime offrono, infatti, un potenziale di efficientamento e un possibile oggetto di campagne di attivismo che può condurre a incrementi significativi del payout agli azionisti. In questo caso Brambilla cita aziende come Rohm, Hosiden - una piccola società che fa componenti elettronici che è arrivata ad avere un enterprise value negativo cioè ad avere più cassa di quello che vale in Borsa -, Mabuchi Motor e Casio. Sotto la lente anche aziende il cui business è maturo ma che pagano un dividendo sostenibile o che possono beneficiare di una risalita dei tassi di interesse come T&D Holding, MUFJ, Takeda Pharma (che ha un ottimo dividend yield e sta ristrutturando la pipeline). All’appello non possono mancare, infine, leader mondiali nei rispettivi settori come Sony, Toyota, Panasonic e Nikon, con elevato contenuto di innovazione e valutazioni ragionevoli rispetto a fondamentali di qualità.