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Mercati: azionario vivace mentre frena l’obbligazionario
L'obbligazionario governativo ha subito il maggior impatto del calo dell'inflazione, con gli investitori di nuovo affascinati dall’azionario. La volatilità potrebbe però persistere a causa della rigidità del mercato del lavoro e del lento rientro delle tensioni inflative. Atteso un dollaro debole.
I recenti dati positivi sull’inflazione, registrati su entrambe le sponde dell’oceano, i ripetuti segnali di rallentamento della crescita economica e – soprattutto – la nuova stretta del credito da parte della Fed e della Bce hanno contribuito ad alimentare tra gli investitori la convinzione che la fine del ciclo di rialzi dei tassi sia ormai vicina. Questo clima, secondo il report settimanale di Amundi, sta spingendo al ribasso i rendimenti obbligazionari mentre fornisce ulteriore sostegno all’azionario. Da questo punto di vista il quadro si presenta favorevole anche se non è esente da rischi, soprattutto perché gli attivi rischiosi viaggiano già su livelli elevati.
Investitori più ottimisti nonostante le incertezze sull'inflazione
Si tratta di un aspetto che, come suggerisce Stefano Castoldi, head of multiasset income strategies per l’Italia di Amundi, dovrebbe essere affrontato con prudenza. All’orizzonte, infatti, c’è sempre lo spettro – agitato dalla stretta monetaria - di una possibile recessione delle principali economie. L’incognita su questo punto è rappresentata sempre dall’inflazione che, per quanto ben avviata lungo una traiettoria discendente, non ha ancora raggiunto i livelli desiderati dalle Banche Centrali e, quindi, anche nel breve termine queste potrebbero riservare ancora qualche sorpresa. I mercati, comunque, hanno già iniziato a scommettere, come mostra il recente rally delle Borse mondiali sui dati dell’inflazione inferiori alle attese. Unico freno a un eccesso di ottimismo degli investitori è la stagione degli utili appena iniziata che, finora, ha riservato prevalentemente sorprese negative.
Bond governativi i più penalizzati, scatta il corporate
L’obbligazionario governativo è il mercato che ha pagato di più il ripiegamento dell’inflazione. In questo contesto di dipendenza dai dati è probabile, secondo l’esperto, che la volatilità persista perché i dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione rimangono al centro dei timori degli investitori. Questi, al contrario, non hanno mostrato alcuna sorpresa al rialzo del costo del denaro di fine luglio di Bce e Fed. Intanto i mercati del credito corporate hanno sovraperformato: gli spread si sono ristretti soprattutto in Europa dove è salita la propensione al rischio, un atteggiamento da ricondurre ai dati migliori del previsto sull’inflazione di fondo Usa. Gli spread dei bond investment grade denominati in euro stanno colmando il divario con quelli investment grade in dollari, mentre nel segmento high yield, le valutazioni dei bond Usa di grado speculativo sembrano ancora più costose di quelle europee.
Diffuso rafforzamento tra i cambi, dollaro visto debole
Quasi tutte le valute, sia improntate al rischio sia difensive, si sono rafforzate a seguito del rallentamento dell’inflazione Usa. Nonostante alcuni fattori positivi a favore del biglietto verde, come la crescita resiliente, il quadro macro sorprendentemente migliore rispetto alle economie omologhe e l’ulteriore inversione sulla curva dei rendimenti Usa, in Amundi si aspettano per il dollaro un indebolimento verso fine 2023 e oltre. Momento positivo per le materie prime che (eccetto quelle agricole e il bestiame) hanno guadagnato il 2,9%. I metalli di base hanno guidato la riscossa, favoriti da altre dichiarazioni di Pechino riguardo al lancio di nuove misure di stimolo. Il ritrovato ottimismo ha spinto al rialzo i prezzi dell’energia, con i primi segnali di una riduzione dell’export di greggio dalla Russia. Tonico l’oro, che ha tratto beneficio dai tassi reali e da un dollaro più bassi.