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Paesi emergenti: condizioni favorevoli per l’obbligazionario
Momento favorevole per l’obbligazionario emergente, che beneficia del rincaro delle materie prime e del vantaggio di questi Paesi emergenti nel controllo dell’inflazione grazie alla stretta monetaria precoce. Molte nuove emissioni dalla transizione verso energie rinnovabili dei mercati emergenti.
Il giocare d’anticipo delle Banche centrali dei Paesi emergenti, rispetto a quelle dei Paesi sviluppati, e il vistoso apprezzamento delle materie prime hanno determinato il quadro favorevole di cui oggi beneficiano l’obbligazionario di questi mercati. In questa prima parte del 2023 i benchmark obbligazionari dei mercati emergenti hanno infatti registrato rendimenti positivi, superando in molti casi quelli riconosciuti agli investitori dai mercati sviluppati. Questa performance, precisa Polina Kurdyavko, head of BlueBay emerging markets di RBC BlueBay, è stata determinata da due principali fattori trainanti che – negli ultimi due anni - hanno continuato a sostenere l’orientamento positivo di questa asset class: appunto, la politica monetaria e la corsa delle commodity.
L’azione precoce del rialzo dei tassi
I mercati emergenti sono stati precoci nei cicli di rialzo dei tassi d’interesse. Questo è stato possibile, spiega l’esperta di RBC BlueBay, in parte perché, a differenza delle principali economie globali dei mercati sviluppati, questi mercati non possono fare affidamento sulle Banche centrali per il ruolo di prestatore di ultima istanza. Di riflesso, la maggior parte delle Banche centrali dei Paesi emergenti ha iniziato ad alzare i tassi d’interesse almeno un anno o, in alcuni casi, addirittura due anni prima che la Federal Reserve iniziasse a farlo. Ora che questa ortodossia ha dato i suoi frutti, si vede l’inflazione iniziare - nella maggior parte degli emergenti - a scendere dalla metà del 2022 (in alcuni casi è scesa addirittura di oltre il 10%).
Nei mercati emergenti si attende un taglio dei tassi
Oggi, secondo Kurdyavko, siamo nella fase in cui il mercato si aspetta che le Banche centrali locali inizino a tagliare, sostenendo questa mossa con una politica fiscale prudente che dovrebbe aiutare i Paesi emergenti ad affrontare meglio il contesto di bassa crescita. Mentre, al contrario, negli Stati Uniti e nell’Eurozona, per esempio, la politica monetaria continua a rimanere rialzista.
La corsa delle commodity e il beneficio per le partite correnti
Per quanto riguarda le materie prime, l’ampio rialzo dei loro prezzi si è rivelato molto vantaggioso per i Paesi emergenti sotto il profilo delle partite correnti. Se si considera l’universo di oltre 70 Paesi, all’incirca due terzi sono esportatori netti di commodity. La loro esposizione verso queste entrate è dunque relativamente elevata. In particolare, secondo l’esperta, molti di questi Paesi emergenti hanno utilizzato questo surplus generato dalle materie prime per reinvestire e diversificare le loro economie, rendendo la dinamica fiscale molto meno dipendente dalla volatilità dei corsi delle stesse commodity.
La transizione energetica porta numerose emissioni
È interessante notare, secondo Kurdyavko, che negli emergenti stiamo assistendo a una transizione piuttosto significativa dalle materie prime tradizionali a quelle più incentrate sulle energie rinnovabili – una transizione che richiede molti finanziamenti. Per questo motivo, abbiamo assistito a numerose emissioni in questo settore in tutte e tre le regioni dei mercati emergenti.