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Il Pil pro capite italiano crolla sotto la media Ue

L'emergenza sanitaria e il conseguente lockdown probabilmente contribuiranno a far scendere ancora il Pil pro capite italiano, in discesa sin dal 2001. Gli esperti stimano che il Pil quest'anno scenderà dell’8%, con decisi rimbalzi nel terzo e quarto trimestre.

05/05/2020
casetta colorata su banconote
Pil procapite italiano

Il Pil pro capite italiano è in caduta libera sin dal 2001 e, stando all’emergenza sanitaria in atto e al conseguente lockdown che ha comportato per le attività industriali, è molto probabile che continuerà a scendere anche quest’anno. La tanto sperata conferma da parte di S&P del nostro merito di credito (a ‘BBB’, due gradini sopra baratro del ‘junk’ bond) non ha cambiato la prospettiva della nostra economia: secondo il Def quest’anno il Pil scenderà dell’8%, con decisi rimbalzi nel terzo (+9,6%) e quarto trimestre (+3,7%) che attutiranno le pesanti contrazioni messe in conto per il primo (-5,5%) e secondo trimestre (-10,5%).

Anche la performance della Grecia è migliore

Stando invece a quanto già consolidato nel 2019, il Pil pro capite nel nostro Paese ha toccato quota 26.860 euro, in calo del 3,9% rispetto al 2001, cioè all’anno che ha preceduto l’entrata dell’Italia nell’Eurozona. Questo valore è inferiore del 6,18% alla media registrata nell’Unione europea. Considerando tutti i Paesi Ue (e il Regno Unito), oltre all’Italia, solo la Grecia ha segnato nel 2019 un Pil pro capite inferiore a quello del 2001 ma la differenza è solo di 60 euro (-0,33%). La caduta del nostro Pil pro capite nel primo ventennio del secondo appare più pesante se confrontata con l’andamento delle altre principali economie Ue.

Perdiamo terreno anche rispetto all’area mediterranea

Secondo quanto emerge da un’elaborazione del Centro Studi Promotor su dati Eurostat, tra il 2001 e il 2019 il Pil pro capite è salito del 13,9% in Francia, del 19,38% nel Regno Unito e del 22,47% in Germania. Considerato che si tratta di un indice che rileva il livello di ricchezza per abitante, in base a quanto prodotto in un Paese, l’Italia in questi anni è diventata più povera. Ed è significativo il fatto che, come fa notare l’analisi, il Belpaese abbia perso terreno anche rispetto alle altre nazioni della fascia meridionale, come Spagna (+13,43%), Portogallo (+12,9%) e anche della stessa Grecia, che ha contenuto la flessione a -0,33%.

Quagliano, l’appartenenza all’Eurozona ha condizionato

Altro indicatore molto efficace dell’andamento del Pil pro capite italiano tra il 2001 e il 2019 scaturisce dal rapporto tra il Pil pro capite del nostro Paese e il Pil pro capite medio dell’Unione Europea. A inizio secolo il Pil pro capite italiano superava quello dell’Unione del 19,24%, lo scorso anno era inferiore alla media europea del 6,18%. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, “molte sono le cause di questa drammatica situazione, ma è comunque un dato di fatto che il nostro Paese nella grande crisi deflagrata con il fallimento di Lehmann Brothers - del 15 settembre 2008 - non ha potuto varare una politica anticongiunturale efficace per la sua appartenenza alla zona euro”.

Emergenza Covid-19 e i margini di manovra del Governo

Ora, aggiunge Quagliano, “si prospetta un’altra drammatica caduta del Pil dovuta all’emergenza coronavirus. Se anche in questa situazione non fosse possibile adottare adeguate politiche anticongiunturali, l’impatto sul Pil pro capite italiano sarebbe devastante, con conseguenze sociali e politiche gravissime per l’Italia e per l’Unione Europea”. I margini di manovra del Governo sono comunque davvero ristretti tenuto conto, a parte la scampata ‘bocciatura’ di S&P (che comunque ha mantenuto l’outlook negativo), il giudizio sulla tenuta del Paese e del suo debito pubblico resta sotto la spada di Damocle delle agenzie di rating.

Moody’s vede grave frenata e poi marcato rimbalzo

Intanto l’Italia ha segnato un ‘punto’ grazie all’agenzia Moody’s, secondo cui “sebbene la pandemia di coronavirus stia portando a un grave shock economico, che spingerà il debito pubblico italiano a livelli record quest'anno, l'affidabilità creditizia del Paese per larga parte non dovrebbe subire ricadute data la natura temporanea della crisi e i costi di finanziamento che restano bassi”. Gli esperti ipotizzano per lo stivale uno scenario base con una forte contrazione nella prima metà del 2020 e una ripresa dal terzo trimestre e più solida nel 2021.

Tuttavia, precisa Moody’s, ampi pacchetti fiscali e introiti dell’Erario più bassi probabilmente faranno salire il deficit a circa l'8-10% del Pil quest'anno e il debito pubblico ad almeno il 150% del Pil (rispettivamente 10,4% e 155,7% le previsioni base del Def del Governo, e 5,7% e 152,7% nel 2021).

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

pil pro capite paesi media europea
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