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Inflazione: in Italia la più bassa di tutta l’Ue
Con l'inflazione in calo in tutta Europa, è cruciale che la Bce riduca i tassi per facilitare l'accesso al credito di famiglie e piccole imprese. Negli ultimi due anni, l'inflazione è costata alle famiglie italiane circa 4mila euro in più, nonostante i cali nei prezzi dell'elettricità e del gas.
In Italia l’inflazione morde a macchia di leopardo, in particolare dove la voce turismo ha un ruolo piuttosto importante. Eppure, secondo quanto emerge dall’analisi della CGIA di Mestre, nel Paese le pressioni inflative non sono così ‘maligne’ come ci si potrebbe aspettare: l’indice dei prezzi al consumo, infatti, viaggia sul livello più basso di tutta l’Unione europea. Il peggio, dunque, sembra alle spalle: negli ultimi 7 mesi l’inflazione a livello nazionale è stato ben sotto la soglia del 2% e, secondo la Commissione Ue, quest’anno dovrebbe attestarsi all’1,6% (contro il +5,9% registrato nel 2023 e l’8,7% per cento del 2022) a fronte di una media europea stimata da Bruxelles al 2,5%.
A Siena, Brindisi e Venezia le maggiori tensioni
In questa classifica ci sono aspetti che vale la pena segnalare: da una parte solo la Finlandia è destinata a segnare un risultato migliore (1,4%) e, dall’altra, alcuni dei nostri concorrenti sembrano messi peggio nel mettere le redini alle tensioni. Quest’anno in Germania l’inflazione è destinata a salire al 2,4%, mentre le stime per Francia (2,5%) e Spagna (3,1%) sono decisamente superiori.
Rivolgendo di nuovo lo sguardo al Belpaese, nell’ultimo anno alcune delle province sono state tra le più colpite dal caro vita, come Siena, Brindisi e Venezia che hanno registrato un aumento dell’inflazione dell’1,9%. A ruota seguono Benevento (1,8%), Napoli (1,7%), Rimini, Parma e Trieste (1,6%).
Le voci dietro al caro vita
Queste realtà territoriali hanno grande vocazione turistica, che hanno subito marcati rialzi di spesa delle attività riconducibili ai servizi ricettivi, di ristorazione e alla persona. Un deciso incremento di costo ha interessato anche la componente dei trasporti, gli affitti di case/negozi e il carrello della spesa. L’inflazione, secondo gli esperti CGIA, è uno degli indicatori più importanti per capire lo stato di salute di un’economia. In primo luogo, perché una sua presenza eccessiva contribuisce a erodere il potere di acquisto dei consumatori, in particolare dei percettori di reddito fisso. In secondo luogo, perché il suo andamento serve a orientare le politiche monetarie delle banche centrali.
È tempo che la Bce torni ad allentare
E mai come in questo momento, visto che l’inflazione sta scendendo in tutta Europa, è necessario che la Bce riduca i tassi. Con il ciclo rialzista avviato nel giugno 2022 (e concluso nel settembre 2023), il saggio di riferimento è oggi al suo massimo storico (4,5%) da quando nell’Ue è stato adottato l’euro, contribuendo a ostacolare il ricorso al credito delle famiglie e, soprattutto, delle imprese di piccola dimensione. Sebbene l’inflazione stia rallentando, la percezione dei consumatori italiani è che i prezzi dei beni e dei servizi stiano invece salendo. In realtà alcune voci di spesa che incidono in misura importante sul bilancio familiare hanno subito delle contrazioni importanti.
In due anni l’inflazione costata alle famiglie 4mila euro in più
Negli ultimi 12 mesi i prezzi dell’elettricità e del gas sono scesi rispettivamente del 29,2% e del 21,6%, rendendo le bollette più leggere. Anche le tariffe aeree hanno segnato un forte calo: quelle internazionali dell’11,8% e quelle nazionali del 6,9%. Per contro, sono rincarate le patate (+11,9%), i pacchetti vacanza nel Paese (+17,2%) e l’olio d’oliva (+44,3%). La recente inflazione è costata alle famiglie 4.039 euro in più. Se nel 2021, la spesa media annuale delle famiglie ammontava a 21.873 euro, due anni dopo la stessa è salita a 25.913 euro. Soprattutto per le famiglie meno abbienti, la casa e l’alimentare sono le voci che hanno contribuito maggiormente ad incrementare le uscite complessive.
Distanti dai livelli della seconda metà degli anni ‘70
Analizzando la serie storica (1948-2023) dell’inflazione italiana, gli esperti riscontrano che tra il 1956 e il 1972 (gli anni del “boom economico”), l’inflazione è stata mediamente del 4%. Con lo scoppio della crisi energetica e a seguito degli effetti legati all’accordo interconfederale sul punto unico di contingenza, tra il 1973 e il 1984 il caro vita medio è stato del 16%, mentre tra il 1998 e il 2002 (nascita della Bce e dell’euro) è crollato all’1,5%. Solo tra il 2022 e il 2023 (post-Covid), l’impennata dei prezzi energetici e delle commodity hanno riacceso l’inflazione, tornata a salire in media del 7%. Un valore, questo, comunque di 11 punti sotto la media vista nella seconda metà degli anni ’70.