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Inflazione: per gli italiani costata 4mila euro in più in due anni
L’elevata inflazione degli ultimi due anni è costata alle famiglie 4 mila euro di spese in più. I rincari hanno avuto conseguenze sociali, con meno luoghi di socializzazione e più difficoltà nell'accesso ai beni di prima necessità. Incertezza sul futuro dei prezzi a causa del quadro geopolitico.
Non è vero che la ripresa economica che c’è stata dopo i lockdown, con la ritrovata voglia di spendere degli italiani, non ha avuto conseguenze sulle loro tasche. Anzi, gli effetti del desiderio di mettere rapidamente alle spalle la pandemia sono stati amplificati da diversi fattori concatenati: dallo scoppio della guerra in Ucraina (che ha fatto esplodere i prezzi energetici) alla carenza delle materie prime (che ha messo in difficoltà diverse attività produttive), agli eventi atmosferici estremi (a causa dei quali sono lievitati i prezzi degli alimentari). Questo quadro si può sintetizzare in pochi numeri: negli ultimi due anni, l'Italia ha visto un'inflazione record del 14,2%. Una pressione che, secondo la CGIA di Mestre, è costata alle famiglie in media 4.039 euro in più, con una spesa annuale salita da 21.873 a 25.913 euro.
Spingono soprattutto alimentari, trasporti aerei e bollette
I settori più colpiti sono stati proprio le voci di spesa cui sono più legati i fattori sopra citati: generi alimentati, trasporti aerei e bollette energetiche. Il balzo dei prezzi, in particolare, ha colpito pesantemente le famiglie più vulnerabili, riducendo il loro potere d'acquisto e, di riflesso, causando una diminuzione di beni e servizi accessibili. A soffrire sono state anche le piccole attività commerciali, che hanno denunciato una contrazione reale delle vendite nei negozi di quartiere e una crescente chiusura di attività. Le ricadute sotto l’aspetto sociale sono drammatiche: le aree urbane sono diventate meno vivibili e sicure, soprattutto per gli anziani. Sebbene si preveda una frenata dell'inflazione nel 2024, le incertezze geopolitiche, secondo la CGIA, potrebbero ancora influenzare i prezzi al di sopra delle previsioni.
Il crollo del potere d’acquisto
Nel dettaglio, a causa del boom registrato dall’inflazione tra il 2021 e il 2023, i rincari più importanti hanno interessato i biglietti aerei, le bollette di luce e gas e i prodotti alimentari come zucchero, riso, olio di oliva, latte a lunga conservazione, burro. Una stangata che, secondo le valutazioni degli analisti, ha provocato una perdita di potere d’acquisto che non si ricordava da almeno 25 anni. In altre parole, negli ultimi 24 mesi molti nuclei familiari hanno speso di più e hanno portato a casa un numero di beni e di servizi decisamente inferiore. Per quanto riguarda il commercio, troviamo due distinte facce della stressa medaglia. Se in questi due anni la grande distribuzione ha tenuto, le vendite dei negozi artigiani e del vicinato sono cresciute di poco in termini nominali, ma la contrazione in termini reali è stata preoccupante.
L’impatto sociale: gli anziani i più penalizzati
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: nei centri storici, ma anche nelle periferie, il numero delle insegne rimosse e delle vetrine con saracinesche perennemente abbassate sono in costante aumento. L’impatto non tocca solo l’aspetto economico. Infatti, con meno negozi di prossimità calano i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, soprattutto a scapito degli anziani. Stiamo parlando di una fascia sempre più numerosa della popolazione italiana, che conta ormai più di 10 milioni di over 70. Questo significa che, non disponendo spesso dell’auto e senza botteghe sotto-casa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema. Il peggio, apparentemente, sembra essere alle spalle. Nel 2024, infatti, l’inflazione dovrebbe rallentare e registrare una crescita media inferiore al 2%.
Incertezza sull’evoluzione futura
Una frenata che porterebbe dunque il tasso d’inflazione sotto l’obiettivo della Bce la quale, grazie a questa frenata, è attesa adottare quest’anno diversi tagli dei tassi d’interesse. Tuttavia, secondo l’analisi della CGIA, rimangono molti dubbi e altrettante incertezze. Le previsioni sul caro vita, infatti, rischiano di rivelarsi sottostimate. La spada di Damocle è rappresentata da diversi fattori. Nel caso le situazioni di crisi in Medioriente e in Ucraina dovessero precipitare ulteriormente, l’aumento dell’inflazione potrebbe attestarsi ben al di sopra di quel 2 per cento previsto.
Le fiammate e i ribassi
Nel dettaglio, gli aumenti più importanti avvenuti nel 2021-23 hanno riguardato i biglietti aerei internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli nazionali (+65,4%), le bollette del gas (+62,5%), lo zucchero (+61,7%), il riso (+48,2%), l’olio di oliva (+45,5%), il latte conservato (+37,4%) e il burro (+37%). Tra i pochi capitoli che hanno registrato una riduzione di prezzo, spiccano gli apparecchi per ricezione immagini e suoni (televisioni, -28,6%), i cellulari (-12%), gli apparecchi per il suono (-11,4%), test di gravidanza e contracettivi (-10,3%) e libri di narrativa (-6,3%).