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Tassi: chi reagirà meglio al taglio tra Borsa, bond e liquidità?
Le mosse della Fed saranno in funzione delle tensioni sui prezzi: potrebbe tagliare per la debolezza dell’economia, ma perché l'inflazione va verso il target. Quest'anno potrebbe essere positivo per l’azionario e per l'obbligazionario, a condizione che alla Fed riesca un atterraggio morbido.
Il picco dei tassi d’interesse sembra che sia stato raggiunto in molti Paesi, come evidenzia il rallentamento (anche se con diversi ritmi) sia delle tensioni inflative, sia della crescita economica. È il momento in cui gli investitori incominciano a pensare a come posizionarsi in vista dei sempre più probabili allentamenti del costo del denaro. Un aiuto a capire cosa potrebbe succedere è arrivato dagli esperti di Schroders, che hanno guardato al passato, ovvero a come i vari mercati finanziari hanno reagito al cambio di rotta intrapreso dalle Banche centrali che, ponendo fine a un ciclo rialzista, hanno iniziato a tagliare i tassi di riferimento. Guardando agli Stati Uniti, l’ipotetica classifica – nel caso in cui la Fed dovesse riuscire a guidare l’economia verso un atterraggio morbido - vede al primo posto la Borsa, seguita dall’obbligazionario, mentre al terzo posto troviamo la liquidità.
Le azioni hanno sovraperformato
Dopo la riduzione dei tassi d'interesse della Federal Reserve statunitense, spiega Duncan Lamont, CFA head of strategic research di Schroders, il rendimento medio dei titoli azionari è stato dell'11% superiore al tasso dell'inflazione, sovraperformando sia i titoli di Stato e sia le obbligazioni emesse dalle società. Le azioni hanno sovraperformato in media i titoli di Stato del 6% e le obbligazioni societarie del 5%. Le azioni hanno inoltre battuto la liquidità in media del 9% nei dodici mesi successivi alla riduzione dei tassi. Così come, nell'orizzonte temporale, anche le obbligazioni hanno superato il rendimento riconosciuto dalla liquidità. C’è un dettaglio significativo: in 16 dei 22 cicli di riduzione dei tassi analizzati (a partire dal 1928), l'economia Usa era in recessione o vi entrava entro dodici mesi, ma le azioni hanno comunque avuto rendimenti mediamente positivi.
La Borsa preferisce evitare una recessione
Gli obbligazionisti tendono a fare meglio in recessione, ma le obbligazioni societarie hanno sovraperformato in uno scenario economico ottimistico. La ragione, spiega l’esperto, è che di solito beneficiano dell'acquisto di beni rifugio (soprattutto titoli di Stato), che fa scendere i rendimenti e aumentare i prezzi delle obbligazioni. Ci sono, tuttavia, episodi in cui hanno ottenuto performance positive anche quando la recessione è stata evitata. Le obbligazioni societarie hanno sovraperformato i titoli di Stato, in media, nello scenario più roseo dal punto di vista economico. Al contrario, la Borsa preferisce evitare la recessione, anche se storicamente ha mostrato di tenere anche nei casi avversi. I rendimenti azionari, ricorda ancora Lamont, sono stati migliori quando si è evitata la recessione ma, anche in caso contrario, sono stati comunque mediamente positivi.
La Fed si muove in funzione del trend dell’inflazione
Anche nell’azionario ci sono grandi eccezioni e anche qui, in generale, una recessione non è certamente qualcosa da accogliere con favore. Comunque sia, per chi investe nel mercato azionario non è nemmeno sempre stata qualcosa da temere eccessivamente. Lo scenario che descrive i rendimenti storici è ampio, sia per le azioni sia per le obbligazioni, ma entrambe hanno avuto la tendenza a performare in modo positivo quando la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi. Il panorama odierno è certamente cambiato e le variabili non sono confrontabili col passato. Cosa potrebbe accadere? A differenza della maggior parte degli episodi storici, la Fed secondo Lamont non sta pensando di tagliare perché teme che l'economia sia troppo debole. Si muoverà perché l'inflazione sta andando nella direzione giusta, il che comporta una politica monetaria non necessariamente così restrittiva.
Quest’anno, conclude l’esperto di Schroders, potrebbe essere positivo sia per gli investitori del mercato azionario sia per chi punterà sull’obbligazionario, a patto che la Fed abbia ragione e riesca a guidare l’economia verso un atterraggio morbido.