- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Italia: inflazione in picchiata, ma l’economia frena lo stesso
Gli esperti stimano per il 2024 una crescita del Pil italiano a +0,4 per cento. Il credito sconta l'impatto dell'aggressiva politica della Bce, con una contrazione dei prestiti bancari in controtendenza rispetto all’Eurozona. Meglio il credito al consumo, favorito dal calo dell’inflazione.
L’economia italiana sta trovando un piccolo conforto nella forte frenata dell’inflazione, ma non è sufficiente per fornire maggiore propellente alle attività, anche in prospettiva. Il suo ritmo di crescita, secondo le rilevazioni di Prometeia, nel terzo trimestre dello scorso anno è stato infatti piuttosto modesto (con un lieve aumento dello 0,1% congiunturale rispetto al -0,4% accusato in aprile-giugno) e dovrebbe essere tornato subito su un terreno negativo (-0,1%) già nell’ultimo quarto del 2023. Gli stessi esperti formulano previsioni tutt’altro che brillanti anche per il Pil dell’intero 2023 e per quello atteso per il 2024, confermate (rispetto al brief di novembre) rispettivamente a +0,7% e a +0,4%.
Nel terzo trimestre 2023 miglioramento estemporaneo
Lo spunto del terzo trimestre è stato guidato sia dalla domanda interna sia estera, seppure moderata da un forte de-cumulo delle scorte. Il miglioramento dei consumi nazionali riflette la vivace spesa delle famiglie, in particolare di beni e servizi durevoli, mentre gli investimenti sono rimasti stabili, se si eccettua una marginale ripresa nel settore edile dopo il calo accusato nel secondo trimestre. La bilancia commerciale registra un aumento dell’export di beni e un calo dell’import. Persiste, ormai da più di dodici mesi, il trend negativo del settore manifatturiero, con l’economica sostenuta dai servizi nonostante un calo inaspettato nell'intrattenimento e nelle attività ricreative del settore.
Eredità negativa per il 2024
Questa situazione, segnalano in Prometeia, rappresenta un’eredità negativa per il 2024, col Pil previsto in crescita, appunto, solo dello 0,4%. La partenza sarà per altro negativa, con il Pil atteso scendere nel primo trimestre dello 0,1% congiunturale, a causa soprattutto del rallentamento dei consumi interni. Nel frattempo, l’inflazione nel nostro Paese è fortemente diminuita, grazie in primo luogo alla riduzione dei prezzi nel comparto energetico che, a causa del picco raggiunto nel 2022, consente oggi un confronto anno su anno favorevole. L’indice dei prezzi al consumo è passato dal oltre il 5% visto nell’estate 2023 allo 0,6% dello scorso dicembre, ben sotto la media riscontrata nell’Eurozona (2,9%).
Brillanti segnali dal mercato del lavoro
Tuttavia, in Prometeia prevedono che i prezzi dell’energia continueranno a rimanere variabili, il che sottolinea la necessità di monitorare l’inflazione core e le dinamiche dell’inflazione di fondo. Per il 2024, gli esperti stimano l’inflazione complessiva al 2,1% e il tasso core al 2,5%. Intanto rilevano che l’attuale ciclo economico regala un mercato del lavoro robusto, ancora più apprezzato se si pensa alla serie di shock che hanno segnato gli ultimi tre anni. L’occupazione è tornata sui livelli pre-crisi, mostrando una sorprendente resilienza, e nel 2024 dovrebbe salire dello 0,7% (1,8% nel 2023), a un tasso di occupazione pari al 62% (61,4%) e un tasso di disoccupazione pari al 7,5% (7,7% nel 2023).
La stretta monetaria penalizza il credito
Il settore del credito nel nostro Paese accusa maggiormente, rispetto agli altri partner europei, i segni dell’aggressiva politica portata avanti dalla Bce lo scorso anno. A novembre, in Italia i prestiti bancari hanno mostrato una contrazione del 3,2% annuo, mentre sono saliti dello 0,4% nell’Eurozona. La performance negativa non riflette solo le difficili condizioni dell’offerta, ma anche una significativa contrazione della domanda. In sintesi, segnalano da Prometeia, a novembre i prestiti alle famiglie sono ulteriormente calati (-1,2%) con un valore negativo accumulato dall’inizio del 2023 superiore agli 8 miliardi di euro. Il credito al consumo è l’unica componente ancora in crescita.