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Mercati: è troppo presto per un taglio dei tassi?
La Fed potrebbe pazientare nel tagliare vista la stabilità dell'economia. Le prossime elezioni potrebbero influenzare le sue decisioni. La Fed è attesa agire per prima e dovrebbe adottare quattro tagli. La Bce, frenata dalla rigidità del mercato del lavoro, dovrebbe seguirla con tre tagli.
Le prospettive sull’indirizzo dei tassi d’interesse degli Stati Uniti e dell’Eurozona non sono allineate. Nonostante oltreoceano sia presente un'inflazione più alta del previsto, la reazione è risultata finora piuttosto contenuta, il che suggerisce che gli investitori mantengono una visione rialzista per i mercati per il 2024. Tuttavia, come ha notato Mark Dowding, fixed income CIO di RBC BlueBay AM, i sondaggi sul posizionamento mostrano che molti investitori stanno iniziando l'anno con sovrappeso in termini di duration, il che potrebbe indicare un certo margine di delusione. Nel mentre, in Europa le aspettative di taglio dei tassi da parte della Bce sono state mitigate dai solidi dati (disoccupazione ai minimi storici) sul mercato del lavoro: fattore, secondo Dowding, che evidenzia l’esistenza di rischi per l'inflazione salariale.
La Fed dovrebbe agire prima della Bce
L’attenzione è concentrata su cosa faranno le Banche centrali. Tra gli addetti ai lavori prevale l’idea che la politica monetaria nel corso di quest’anno sia destinata a diventare più accomodante sia negli Usa sia nell’Eurozona. La Fed è attesa agire per prima e dovrebbe effettuare quattro tagli, seguita a ruota (con tre tagli) dalla Bce. Entrambe agirano in funzione dei dati che arriveranno e, anche, sulla base delle prospettive della crescita economica e dell’inflazione. Però, intanto, Dowding ha notato che l'entusiasmo per un taglio dei tassi a marzo si è raffreddato, come evidenzia la sottoperformance registrata dai Bund rispetto ai Treasury. Per contro, gli spread sovrani dell'Eurozona sono stati sostenuti dalla forte domanda (con la sovra-sottoscrizione delle operazioni di Spagna e Italia) per le nuove emissioni vista a metà gennaio.
In Europa calano i timori sul debito fiscale
Il calo dei rendimenti in Europa ha mitigato i timori legati alla sostenibilità del debito e a ridurre gli spread. Il 2024, secondo l’esperto, si presenta come un anno relativamente tranquillo per la politica dell'Eurozona, a differenza del resto del mondo. Inoltre, alcuni Paesi dell'Europa meridionale hanno registrato performance superiori a quelle dei loro vicini del nord, il che contribuisce a comprimere gli spread nel blocco. In RBC BlueBay, in particolare, sono costruttivi sulla qualità del credito spagnolo e ritengono che la Spagna possa avvicinare i Paesi ‘semi-core’, tra cui Francia, Belgio e Austria. Vedono anche un valore nella Grecia, che potrebbe scoprire di poter emettere a spread ancora più compressi. Sembra che la Grecia a 10 anni potrebbe presto scambiare con un premio inferiore a 100pb rispetto ai bund.
Non ci sono motivi perché la Fed tagli tanto presto
L’esperto continua a mantenere una visione cauta dal punto di vista macro, considerato che i mercati sembrano essere inclini a scontare un atterraggio morbido. Su questa base, è propenso a registrare i guadagni e ad aggiungere coperture in caso di rialzo degli spread. Rileva che il FOMC mantiene un orientamento restrittivo e, sebbene ulteriori rialzi siano improbabili, non è convinto che la Fed voglia eliminare questa possibilità. Non si può escludere, comunque, che considerazioni politiche potrebbero spingerla ad agire a favore dell'economia in vista delle elezioni di novembre. Anche perché, aggiunge, con una disoccupazione sui minimi storici, un'economia che cresce intorno al tendenziale, una Borsa vicino ai massimi storici e spread di credito compressi, non è chiaro perché debba avere così tanta fretta a tagliare.
Si inizia a guardare alle presidenziali Usa
Negli Stati Uniti l'inflazione rimane notevolmente al di sopra dell'obiettivo della Fed e sembrerebbe quindi molto sensato per il suo Presidente, Jerome Powell, essere paziente e aspettare il momento più opportuno per allentare la politica monetaria. Probabilmente, secondo Dowding, il problema attualmente non è il reale stato dell'economia, quanto il fatto che Donald Trump sia ancora molto avanti nei sondaggi.