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Mercati emergenti: caro petrolio e inflazione
Il caro petrolio e l’attesa ripresa dei consumi dopo la vaccinazione aprono la strada all’inflazione, anche se al momento non sembra minacciare mosse calmieratrici da parte delle Banche centrali. Alcuni Paesi emergenti ne potrebbero trarre beneficio, come Arabia Saudita, Qatar e Russia.
Dietro all’attuale tema di tendenza dei mercati, la prospettata risalita dell’inflazione, c’è soprattutto la materia prima che muove praticamente tutta l’economia mondiale: il petrolio. E di riflesso il suo recente aumento dei prezzi, circa il 56% in cinque mesi (ovvero da quando la scoperta del vaccino contro il Covid-19 ha riacceso la speranza di una pronta ripresa del ciclo), è al centro dell’attenzione. Da Andrew Keirle, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV, arrivano alcuni spunti di riflessione su come questo possa impattare sui mercati emergenti, sulle valute e, quindi, sui rischi di un surriscaldamento dell’inflazione.
Arabia Saudita, Qatar e Russia tra i beneficiari
Le speranze di una ripresa economica globale e i tagli alla produzione (adottati durante l’emergenza) hanno permesso al greggio di raggiungere i massimi dell’ultimo anno. Questo aumento favorisce i Paesi emergenti che producono ed esportano l’oro nero in due modi: riducendo il loro bisogno di entrate fiscali e migliorando il loro bilancio delle partite correnti. In termini di esigenze di finanziamento, Keirle si aspetta che Arabia Saudita, Qatar e Russia possano registrare i miglioramenti più consistenti nella fascia del debito investment grade, mentre Angola ed Ecuador potrebbero essere i principali beneficiari tra gli high yield. Al contrario, è possibile un deterioramento in Nigeria, dato che il bisogno di finanziamenti aumenterà nel 2021 per via di un numero elevato di bond in scadenza e che persistono difficoltà nella riscossione delle entrate. Per quanto riguarda il secondo aspetto, secondo l’esperto i prezzi del petrolio più elevati dovrebbero supportare il bilancio delle partite correnti degli esportatori, con un’inversione del deterioramento registrato nel 2020, quando i prezzi sono crollati. Tra i beneficiari di questo trend potrebbero esserci Israele, Russia, Colombia e Messico.
Prezzi in rialzo, ma le Banche centrali rimarranno ferme
Nei prossimi mesi, il rimbalzo del petrolio dovrebbe contribuire a far aumentare moderatamente l’inflazione complessiva nei mercati emergenti. Al contrario, l’inflazione core – che non comprende le componenti alimentari ed energia – dovrebbe restare bassa, dato che ci vorrà tempo prima che gli output gap vengano colmati e l’attività si normalizzi. L’aumento dell’inflazione complessiva potrebbe innescare un dibattito sui mercati sul fatto che le Banche centrali emergenti debbano o meno intervenire alzando i tassi. Pur non escludendo che qualche Istituto centrale decida di agire, Keirle non prevede reazioni sostanziali nel breve periodo, a meno che non si verifichino effetti inflazionistici indiretti. Tra le Banche centrali che potrebbero muoversi al ‘rialzo’ ci sono, secondo Keirle, quella brasiliana (anche da punto di vista valutario potrebbe essere positivo visto che il real resta sottovalutato) e quella della Repubblica Ceca (visto che l’inflazione core è costantemente più elevato rispetto al target).
Sotto i riflettori le valute emergenti
L’inflazione dovrebbe aumentare anche nei Paesi sviluppati per via – come accennato - degli effetti diretti del petrolio e del probabile rimbalzo dei consumi. Ciò, insieme alle aspettative di una ripresa della crescita economica più avanti nell’anno, dovrebbe far aumentare i rendimenti delle obbligazioni core e rendere più ripide le curve – movimenti già in parte osservati sui mercati negli ultimi mesi. La Fed mantiene un atteggiamento assolutamente da ‘colomba’, impegnandosi a tenere bassi i tassi per un periodo prolungato e a permettere un’inflazione potenzialmente più elevata. In tale scenario, le differenze nei rendimenti dovrebbero rimanere favorevoli per le valute emergenti, anche se i tassi di interesse nei Paesi sviluppati ultimamente tendono ad aumentare. Infine, a nostro avviso, le valutazioni attraenti rendono le valute dei mercati emergenti ancora più interessanti per gli investitori. Il ciclo di deprezzamento del dollaro può essersi temporaneamente arrestato, ma siamo convinti che rimangano diversi fattori di debolezza sul lungo periodo, e questo dovrebbe favorire un apprezzamento delle valute emergenti.