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Mercati: in ansia per il tetto del debito pubblico Usa
Le trattative tra Democratici e Repubblicani sul debito Usa si presentano difficili. Con l’avvicinarsi della scadenza per un innalzamento o sospensione del tetto aumenta la volatilità sui mercati finanziari. È probabile una proroga all’ultimo minuto, ma è a rischio la fiducia dei mercati.
Le lancette dell’orologio dei mercati si sono messe a girare più in fretta con l’avvicinarsi del primo giugno, ultima scadenza per l’innalzamento o la sospensione del tetto del debito pubblico Usa. È un appuntamento certamente non nuovo ma, visti i trascorsi, è caratterizzato da un delicato equilibrio politico che tende alla rottura prima che venga trovato un compromesso, sovente all'ultimo minuto. Lo scenario dell'attuale negoziato, osserva Paul Grainger, head of gobal fixed income & currency di Schroders, è a dir poco traballante e un default accidentale rimane un rischio chiave (anche se, precisa, non è lo scenario base della banca d’affari). L’attuale composizione del Congresso, che vede la Camera dei deputati controllata dall’opposizione repubblicana, è comunque uno scoglio che non non agevola le trattative se non con la presenza di ricatti nel confronto con l’Amministrazione democratica.
Situazione analoga a quella del 2011
Il tetto limite del debito federale (fissato dal Congresso a 31.400 miliardi di dollari) è stato già raggiunto alla fine dello scorso gennaio e, di conseguenza, sullo sfondo ha iniziato ad agitarsi il fantasma del default. Ma cosa potrebbe succedere se alla ‘data X’ il Governo statunitense esaurirà la propria capacità di prestito? La storia ci può dire qualcosa al riguardo, in particolare in riferimento a eventi simili avvenuti nel 2011, quando il tetto del debito fu innalzato con soli due giorni di anticipo. Il prezzo pagato è stato elevato a seguito del crollo di fiducia: i Treasury si sono messi a correre nonostante la perdita del rating massimo (AAA) e le valute rifugio (come lo yen) che hanno sovraperformato e gli spread creditizi si sono allargati. Tuttavia, avverte Grainger, dobbiamo fare attenzione a fare paragoni con questo periodo: il contesto di mercato era molto diverso all'epoca.
I fattori di fondo sono però diversi
Dodici anni fa, infatti, l'Eurozona affrontava sfide complesse, con un significativo allargamento degli spread periferici che ha portato a un indebolimento di altri asset ciclici. Questa volta, invece, siamo vicini alla fine del ciclo di rialzo più aggressivo degli ultimi 40 anni e i tassi di interesse sono già molto più alti. Contestualmente, anche i dati sull'attività negli Usa si stavano deteriorando bruscamente e questo rende più complicato distinguere alcuni dei fattori di mercato. Inoltre, secondo l’esperto, non bisogna sottovalutare che in questa occasione esiste anche un ulteriore vento contrario per la crescita che deriva dall'inasprimento delle condizioni di credito, a seguito delle recenti turbolenze che hanno interessato il settore bancario regionale d’Oltreoceano. Per ora gli attuali rischi non vengono scontati dai mercati, che si sono mostrati piuttosto ottimisti.
La volatilità aumenta con l’avvicinarsi della data
Infatti, al momento la volatilità degli asset di rischio e delle valute rimane contenuta. Bisogna però tenere a mente che i mercati solitamente tendono a reagire in modo più aggressivo in prossimità della scadenza, ma questa volta è probabile che aumenti prima. In base all’analisi di Schroders, i mercati prezzeranno una frenata del ciclo più intensa, che porterebbe a un allargamento del credito. Insomma, l'high yield sottoperformerà l'investment grade, i titoli di Stato entreranno in rally e il dollaro si indebolirà, soprattutto nei confronti di valute difensive. Vale tuttavia la pena notare che oggi la Fed ha maggiori possibilità di tagliare i tassi, il che potrebbe avere implicazioni diverse sulla forma della curva. Nel 2011, invece, il rischio era quello di un appiattimento della curva dei rendimenti dei Treasury.
È probabile una proroga ma è a rischio la fiducia negli Usa
Questo scenario non è quello base per gli esperti di Schroders. È probabile che venga concessa una proroga per consentire una negoziazione più approfondita tra Democratici e Repubblicani. Questa eventualità, tuttavia, è destinata solo a fornire un poco di sollievo perché l’incertezza dovrebbe durare. Il tutto è una minaccia all’affidabilità degli Usa, che avrà effetti negativi sulla crescita globale e favorirà una fase di disinflazione e che, probabilmente, eserciterà una pressione al ribasso sui rendimenti dei titoli di Stato. Tuttavia, stima Grainger, uno scenario più volatile si presta a un posizionamento più agile e a un attento dimensionamento delle posizioni. Ma, attenzione, come stima lo stesso segretario al Tesoro, Janet Yellen, senza un accordo sul debito c’è il rischio di una catastrofe economica e finanziaria.