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Mercati: l’incertezza chiede calma e sangue freddo
La correzione delle Borse dell’ultimo periodo, soprattutto tra i titoli growth, ha creato opportunità che potrebbero essere colte se l’investitore rimane concentrato sui fondamentali di lungo periodo. Gli esperti suggeriscono di monitorare le società legate al mondo dei consumi.
Gli ultimi mesi sono stati difficili per l’azionario, a causa della guerra in Ucraina, della fiammata dell’inflazione e del marcato rallentamento della crescita economica. A scontare questo mix di fattori negativi sono stati soprattutto i titoli growth, in un mercato spesso non in grado di distinguere tra volatilità e rischio aziendale effettivo. Eppure, secondo Paul Greene, portafolio manager US largecap core growth equity strategy di T. Rowe Prie, dal punto di vista delle strategie, l’ampio sell-off dei titoli growth ha comunque creato interessanti opportunità nei cosiddetti "disruptors". In sostanza, le massicce perdite accusate – per esempio – nei servizi di comunicazione e dell’informatica sono state esacerbate dalla paura e dall’intolleranza degli investitori per gli utili societari che non raggiungono la perfezione.
Concentrarsi sui fondamentali di lungo periodo
Al contrario, il gestore invita a fare la tara alle sfide più immediate perché i fondamentali di lungo termine di molte delle società di pubblicità online e di e-commerce restano nel complesso positivi anche se le aspettative (rispetto ai picchi registrati durante la pandemia) si sono rivelate meno sostenibili del previsto. Piuttosto, l’investimento che si sceglie di fare non si deve basare sui risultati passati, ma sulle prospettive di creazione di valore a lungo termine. Per questo Greene è disposto a tenere titoli che possono sembrare costosi nel breve, ma di un’azienda che crea valore con l’obiettivo di sostenere un futuro ulteriore potenziale rialzo. Un esempio può essere la posizione detenuta da T. Rowe Price in Tesla, già leader nei veicoli elettrici e che ha tutti i presupposti per una forte crescita nel prossimo decennio.
Difficile un riorientamento del portafoglio allo stato attuale
Adottando questa filosofia, che si concentra sui fondamentali, secondo il manager è improbabile un riorientamento del portafoglio in modo sostanziale nel tentativo di anticipare le flessioni del ciclo, tenuto conto che è estremamente difficile prevedere con precisione il percorso dell’economia. Acquistare dunque un titolo perché la società dovrebbe fare bene in un determinato momento del ciclo e poi venderlo in un altro momento richiede che si prendano in sequenza più decisioni azzeccate perché l’operazione funzioni secondo le nostre previsioni. A questo proposito, Greene porta un altro esempio: quello del settore bancario, che oggi si trova nelle fasi relativamente iniziali di una rivoluzione digitale in cui software e applicazioni convenienti e di facile utilizzo avranno la precedenza sulla rete di filiali fisiche.
Da monitorare le potenzialità dei rivenditori al dettaglio
Per competere in questo contesto saranno necessari da parte delle banche forti investimenti tecnologici e una solida esecuzione, una prospettiva impegnativa che, stima Greene, crea molta incertezza per i tradizionali modelli di business. Le forti perdite accusate nell’ultimo periodo dai titoli growth non hanno intaccato le potenzialità di alcune imprese. Come quelle che vantano negli Usa, per esempio, un rivenditore online di auto usate leader o un rivenditore discount che si concentra sulle città rurali. Secondo l’esperto, nel settore dei beni di consumo discrezionali, piacciono alcuni rivenditori al dettaglio che dovrebbero essere ben posizionati nel lungo periodo e nell’attuale contesto inflativo. Comunque, precisa, in generale le prospettive per i titoli growth sono piuttosto contenute per il resto dell’anno, mentre rimangono rialziste in un orizzonte pluriennale.
Le incertezze che minano il futuro
D’altronde, l’orientamento rialzista della Fed e delle altre principali Banche centrali suggerisce che il ritmo di variazione dei tassi d’interesse potrebbe essere più ampio di quanto previsto finora. Inoltre, secondo il gestore, il venir meno dello stimolo fiscale senza precedenti – che ha caratterizzato il 2021 – potrebbe creare difficoltà nel raffronto con l’anno precedente per alcune aziende, soprattutto per quelle rivolte ai consumatori. E bisogna anche tenere conto degli effetti della politica zero-Covid della Cina (che ha di nuovo messo in difficoltà le supply chain) e della guerra in Ucraina. Tuttavia, secondo Greene s'intravede la possibilità che il mercato si concentri di nuovo sui fondamentali aziendali sottostanti quando alcune di queste incertezze a livello macro si risolveranno e cominceranno a stabilizzarsi.