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Mercati: l’inflazione potrebbe farli inciampare
L’incerto quadro inflativo che si sta delineando nel mondo, con gli investitori che cercano di capire se sono pressioni temporanee o strutturali, sta condizionato non poco i mercati. Gli investitori attendono conferme al riguardo dall’andamento dei prezzi e del mercato del lavoro negli Usa.
Il dibattito sull’inflazione sta montando tra gli investitori e, secondo alcuni esperti, potrebbe essere uno degli ostacoli dove i mercati rischiano di inciampare. Non si sa quando, né di che portata sarà l’eventuale caduta, ma sullo sfondo continua ad agitarsi questo ingombrante fantasma. La loro attenzione è rivolta soprattutto agli Stati Uniti, da dove dovrebbero arrivare le indicazioni per l’orientamento dei mercati globali. In particolare, gli investitori tengono sott’occhio l’andamento del mercato del lavoro d’Oltreoceano che, negli ultimi mesi – grazie a una campagna di vaccinazione in largo vantaggio rispetto agli altri Paesi – ha manifestato non pochi segnali di tensione.
Per ora il ‘core’ Usa è sotto controllo
Il contesto continua ancora a favorire gli asset rischiosi, tenuto conto del restringimento degli spread e del calo della volatilità. Mark Dowding, CIO di BlueBay, ha iniziato però a chiedersi fino a quando questa narrativa del mercato potrà durare. Considerando anche il fatto che l’inflazione PCE ‘core’ Usa, che è sotto controllo (anche se leggermente sopra le attese), è un indicatore che solitamente si muove in ritardo rispetto al più ampio indice dei prezzi al consumo e che, con tutta probabilità, è destinato ad aumentare nei prossimi mesi. In ultima analisi, avverte l’esperto, arriverà un momento – tra non molto tempo – in cui la narrativa del mercato cambierà e l’inflazione sarà considerata più duratura.
Nei prossimi mesi la Fed discuterà di ridurre il QE
C’è quindi la convinzione che i Treasury USA abbiano margine per muoversi al rialzo. Ora gli investitori, cercando di capire in anticipo la direzione dei mercati – e le decisioni della Fed – seguono soprattutto due indicatori: il mercato del lavoro e i prezzi al consumo. Nel frattempo, qualche cosa si sta muovendo in senso ‘contrario’ alla chiave di lettura data finora dai mercati. Il vicepresidente della Fed, Richard Clarida, ha lasciato intendere che la Banca Usa inizierà a discutere apertamente la possibilità di una riduzione del QE prossimamente: un ulteriore segnale che le Banche centrali incominciano a considerare l’idea di cambiare la propria retorica riguardo alle politiche.
L’Europa è in ritardo, il tapering arriverà più avanti
Se i dati positivi continueranno, è probabile che il tema del ‘taper’ diventerà un argomento centrale al meeting che la Fed ha in calendario per agosto: appuntamento, secondo Dowding, destinato a preparare il terreno – per il FOMC di settembre – per l’inizio della riduzione degli acquisti dal primo trimestre 2022. Anche i rendimenti europei sono leggermente diminuiti, dato che la BCE ha frenato qualunque aspettativa di un imminente inasprimento delle politiche. A porre un freno a questa prospettiva sono i ritardi accumulati in termini dell’espansione fiscale e nelle campagne vaccinali. Tuttavia, secondo l’esperto di BlueBay, ci sono margini perché nel secondo semestre l’economia europea recuperi ancora terreno e la riduzione del PEPP – sostiene - arriverà più avanti.