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Mercati: le 5 lezioni che abbiamo imparato nel 2022
Le difficoltà accusate lo scorso anno dai mercati potrebbero essere lette come lezioni di vita dagli investitori, utili per affrontare meglio il 2023. A questo riguardo hanno individuato 5 temi da seguire: Fed, Cina, correlazione tra azioni e bond e ritorno del rendimento.
Imparare a superare le difficoltà dei mercati o, meglio, il modo con cui si prova a risolverle può insegnare molto all’investitore. I problemi e la maniera con cui si approcciano, infatti, possono essere importanti lezioni di vita e, in questo caso, anche per il portafoglio. Da questo punto di vista il 2022 è stato un anno piuttosto complicato, segnato da numerosi fattori i cui effetti si trascineranno a lungo: dalla radicale giravolta della politica monetaria delle principali Banche mondiali alla guerra in Ucraina, dalle accresciute tensioni Cina-Stati Uniti all’impennata dei prezzi energetici. In questo contesto, Tim Murray, capital markets strategist di T. Rowe Price, ha individuato 5 temi operativi che continueranno a influenzare i mercati finanziari anche nel 2023.
Attenzione alle valutazioni
Tra questi elementi ci sono sicuramente le valutazioni, che hanno anticipato in qualche modo la stretta del credito. Infatti, dopo aver aperto l'anno su livelli elevati, i prezzi delle azioni hanno ripiegato verso il basso appena gli investitori si sono resi conto che ci sarebbero stati rialzi consistenti dei tassi d'interesse. Tuttavia, nonostante le Borse abbiano registrato forti ondate di vendite nel 2022, le aspettative sugli utili si sono ridotte solo in misura modesta. Questo, secondo l’esperto, purtroppo significa che un declino di tali aspettative - dovuto alla recessione attesa nel 2023 - potrebbe aggravare la correzione nel settore azionario.
La Fed impegnata contro l’inflazione
Le aspettative sui Fed fund sono state costantemente troppo basse nel 2022 e ancora non si capisce dove arriveranno i tassi e per quanto tempo la Fed li manterrà a livelli elevati. Appare invece chiaro che i banchieri centrali Usa sono determinati a evitare una replica degli anni ‘70 e faranno tutto quanto in loro potere per riportare l'inflazione a livelli salubri, anche se questo dovesse spingere l'economia in recessione. Quindi, nel 2023 la Fed sarà occupata prima di tutto ad abbassare l'inflazione dei salari e non dovremmo aspettarci una svolta sul piano della politica, a meno che anche il mercato del lavoro non si indebolisca sensibilmente.
La Cina è cambiata
Altro tema è la Cina, che nel 2022 ha sperimentato un profondo cambiamento, con la conferma del presidente Xi Jinping. Il Governo ha ribadito l'importanza della crescita, segnalando però anche l'intenzione di rafforzare gli obiettivi orientati al sociale. Ciò potrebbe portare a cambiamenti della politica economica meno prevedibili in futuro. In questo senso si può leggere anche l'allentamento delle restrizioni anti-Covid di dicembre, una sorpresa. Gli investitori dovrebbero quindi prepararsi a una maggiore incertezza sulle decisioni che saranno prese a Pechino.
Azioni e obbligazioni potrebbero avere correzioni simultanee
Storicamente i bond hanno offerto stabilità ai portafogli nei periodi di debolezza dell’azionario, ma non è sempre stato così, soprattutto quando la Fed ha intrapreso un ciclo di rialzi come visto lo scorso anno. Inoltre, il 2022 è stato per certi versi un'eccezione, dato che la Fed di solito contrae la politica quando la crescita accelera, cosa che questa volta non è avvenuta, e gli aumenti dei tassi in genere sono più graduali. Per fortuna la correlazione fra azioni e bond probabilmente si attenuerà, dato che sembra ormai vicina la fine del ciclo di rialzi della Fed.
È tornato il rendimento
Il quinto tema individuato da Murray è la convenienza dei prezzi nell’obbligazionario. Infatti, se il crollo visto nel 2022 ha avuto un risvolto positivo è il fatto che le obbligazioni oggi presentano di nuovo rendimenti consistenti. Questo vuol dire, spiega, che gli investitori non devono più assumere un rischio di credito significativo per ottenere ritorni dignitosi dai portafogli obbligazionari. In più, beneficiano di un cuscinetto di reddito potenzialmente maggiore per bilanciare eventuali ulteriori incrementi dei tassi d'interesse e/o degli spread creditizi.