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Mercati: non sempre la storia insegna, questo ciclo è diverso
L’economia statunitense viaggia a due velocità e, comunque, cadrà in recessione nel corso del prossimo anno. Lo prevedono gli esperti, che hanno rilevato come gli indicatori espressi finora dalla congiuntura siano divergenti: alcuni indicano che va tutto bene, altri il contrario.
Gli investitori questa volta non possono prendere ad esempio quello che è successo in passato e, di fatto, basare le loro scelte sulla storia. In primo luogo, perché non esistono due cicli economici uguali e, poi, perché quello che oggi i mercati stanno sperimentando è particolarmente diverso, il che rende ancora più difficile tracciare dei paralleli. È quanto sostiene Tina Fong, strategist di Schroders, osservando che - a seconda dei diversi indicatori - l’economia statunitense oggi potrebbe essere classificata nelle diverse fasi del ciclo: in espansione, in rallentamento, in recessione e in ripresa. Un quadro difficilmente riscontrabile con le esperienze fatte nel recente passato.
La congiuntura a multi-facce
Se si utilizza la definizione da manuale di recessione – due trimestri consecutivi di crescita negativa – allora gli Usa sono in recessione. Tuttavia, aggiunge Fong, le recessioni sono di solito accompagnate da un forte aumento della disoccupazione, cosa che non si è visto. Al contrario, la disoccupazione è ai minimi da decenni e quindi, all’opposto, la forza del mercato del lavoro sta a indicare un’economia in espansione, anche se è ormai ai limiti della sua capacità produttiva. Eppure, altri indicatori, come le indagini congiunturali (in peggioramento) e l’inflazione (in accelerazione), suggeriscono un’economia che sperimenta un rallentamento particolarmente difficile. Lo stesso comportamento descritto quest’anno dalla Borsa è in linea con la stagflazione.
Economia a due velocità, sarà recessione nel 2023
In sostanza, secondo l’esperta, questo ciclo non può essere facilmente classificato perché circostanze uniche hanno generato un’economia a due velocità. Con il rapido rialzo dei tassi, Fong si aspetta che gli indicatori diventino meno contraddittori. Ciò dovrebbe avvenire nel 2023, quando prevede che per gli Usa sarà recessione. Gli occhi sono puntati sui prezzi e, in particolare, sull’output gap positivo che indica che l’economia Usa sta esaurendo la capacità inutilizzata, il che aumenta le pressioni inflative. In questo contesto, la Fed si comporta come di norma: inasprisce la politica monetaria per riportare la produzione effettiva al suo potenziale (il livello massimo di produzione che un’economia può produrre senza generare inflazione).
I divergenti indicatori
Ma, allo stesso tempo, con il rallentamento dell’attività il divario positivo inizia a ridursi e l’economia entra nella fase di rallentamento, anche se questo non si sta ancora verificando a seguito del ritmo incalzante degli aumenti dei tassi di interesse. Al contrario, un output gap attualmente positivo e in crescita riflette la forza del mercato del lavoro. Pertanto, secondo l’esperta, sarà necessario un aumento significativo del tasso di disoccupazione prima che l’output gap positivo e in crescita inizi a ridursi. Sebbene si aspetti che il modello di output gap entri in fase di rallentamento all’inizio del 2023, riconosce che altre aree dell’economia mostrano già caratteristiche da fine ciclo. Lo slancio della crescita ha raggiunto il suo picco e le indagini congiunturali sono diminuite, mentre l’inflazione ha accelerato.
I mercati azionari riflettono la stagflazione
Anche i mercati azionari mostrano i segni tipici di un contesto di stagflazione: con i titoli che soffrono durante i rallentamenti, poiché la redditività delle imprese viene colpita da una crescita più debole e dall’aumento dei costi dovuti all’incremento dei salari e dei tassi d’interesse. Tuttavia, questa volta l’entità delle perdite azionarie è stata maggiore rispetto ai rallentamenti passati e - nonostante la solidità degli utili - le valutazioni si sono notevolmente ridimensionate. Fong prevede il ritorno di una parvenza di normalità nei prossimi trimestri, quando l’economia statunitense entrerà in recessione (con un aumento della disoccupazione e un calo dell’inflazione). Per gli investitori, significherebbe un ritorno a un territorio più familiare, in cui le azioni offrono interessanti opportunità di valutazione in caso di recessione. Allo stesso tempo, nonostante i pessimi profitti, le azioni Usa sono state tipicamente sostenute dalla rivalutazione del mercato. Questo avviene grazie alla riduzione dei tassi in risposta al peggioramento della crescita e dell’inflazione.