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Mercati: tra fiammata dei prezzi ed economia in rallentamento
La fiammata dei prezzi sta modificando la posizione delle Banche centrali in materia di politica monetaria, anche se per il secondo trimestre è atteso un netto rallentamento della crescita economica. L’Eurozona è messa peggio perché troppo dipendente dal gas della Russia.
La fiammata dell’inflazione non si arresta, alimentata dai prezzi dell’energia: nell’Eurozona è andata oltre il 7% e negli Stati Uniti ha passato la soglia dell’8%, nuovo record degli ultimi quarant’anni. Tensioni che hanno peggiorato da un lato le attese sui prezzi e, dall’altro, si sono ripercosse sui rendimenti a breve termine, che hanno continuato la brusca salita. I commenti delle Banche centrali, di riflesso, hanno assunto nell’ultimo periodo una connotazione più da falco. Una situazione che, secondo quanto emerso dai verbali del Fomc di metà marzo, che ha spinto la Fed a parlare chiaramente della necessità di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale e a iniziare a ridurre il bilancio di 95 miliardi al mese per portare sotto controllo l’inflazione. Si teme che la Banca federale possa essere in ritardo e quindi gli esperti ritengono probabile che arrivi ad aumentare di 50 punti base già in occasione dei Fomc in calendario a maggio e giugno.
Negli Usa attesa crescita piatta nel secondo trimestre
È probabile che una stretta sui redditi dei consumatori renderà la crescita economica Usa piuttosto piatta nel secondo trimestre, ma non provocherà quasi certamente una frenata drammatica. Secondo Mark Dowding, CIO di BlueBay, c’è infatti il rischio che i mercati prezzino un’eccessiva stretta nel breve termine. Nonostante questo, la curva dei rendimenti Usa ha continuato ad appiattirsi, portando a segnalare un aumento dei rischi di recessione per il 2023 o il 2024. La Fed sembra non considerare la curva come predittore di recessione, preferendo concentrarsi sullo spread tra gli attuali tassi e le proiezioni a 18 mesi. In sintonia sono le valutazioni di Dowding, il quale ritiene che la crescita Usa sembra sana, anche se il prossimo trimestre potrebbe mostrare un certo appiattimento. Per questo gli Usa continuano a essere un’eccezione e questo porterà a una continua divergenza nei tassi globali e a una sovraperformance del dollaro nel medio termine.
Per l’Eurozona non è esclusa una crescita negativa
La situazione appare più fosca per l’Eurozona, dove è probabile che la crescita si contragga nel secondo trimestre, supponendo che la Russia non chiuda i rubinetti del gas, costringendo la Germania e gran parte dell’Europa centrale a uno shutdown industriale. Il quadro continua a suggerire che la Bce confermi i tempi della propria politica e, in sostanza, che un aumento dei tassi sia improbabile fino a dopo la fine degli acquisti del QE. Quindi, secondo Dowding, potrebbe esserci un’accelerazione nel ritmo del tapering del programma QE, ma qualsiasi movimento della BCE sui tassi sembra improbabile fino alla fine del terzo trimestre. A quel punto, sostiene, è probabile che l’inflazione si diriga verso il basso. Pertanto, potremmo essere testimoni di un momento di massima pressione sulle Banche centrali, mentre l’inflazione raggiungerebbe livelli ora inimmaginabili.
Il gas russo ha sotto schiaffo l’economia europea
Il CIO di BlueBay ammette di temere che gli eventi in Ucraina possano innescare una nuova ondata di avversione al rischio. Anche se la pressione interna su Putin dovesse aumentare sulla scia delle sanzioni, al momento sembra improbabile che la Russia rimanga presto senza soldi, considerato che i recenti pagamenti delle cedole delle obbligazioni russe equivalgono ai pagamenti europei per appena cinque ore di gas. Vale a dire che l’Ue sta finanziando la guerra di Mosca e, con tutta probabilità, lo farà in futuro. La battaglia sul pagamento del gas russo in rubli mette in evidenza, secondo l’esperto, la vulnerabilità dell’Europa se la Russia dovesse chiudere i rubinetti anche per pochi giorni: comporterebbe un diffuso shutdown industriale in Germania, Italia e Europa centrale. In generale, Dowding stima che l’incertezza persisterà per un po’ e che abbia senso gestire livelli di rischio relativamente bassi con l’obiettivo di essere opportunisti.