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Mercati: troppo ottimismo dopo i dati sull'inflazione britannica
Nel Regno Unito, nonostante il calo dell'inflazione, ci sono ancora segnali di forte pressioni nel settore servizi. I mercati hanno reagito in modo ottimista, ma potrebbero non aver tenuto conto delle prospettive di inflazione a medio termine e, quindi, della dinamica dei tassi d’interesse.
L’inflazione sta ripiegando dai recenti picchi, sia in Europa sia Oltreoceano, e i mercati finanziari hanno ripreso a schiacciare l’acceleratore. Ma davvero gli investitori possono iniziare a stare tranquilli dal punto di vista della politica monetaria? Non corrono rischi di un ripensamento da parte delle Banche centrali e, quindi, di vedere nuovi rialzi dei tassi d’interesse? A questi quesiti ha cercato di rispondere Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, che ha preso come esempio la dinamica osservata dall’inflazione del Regno Unito, che è scesa più delle attese. Il tasso headline (cioè l’indice generale) in giugno ha corretto al 7,9% (dall’8,7% di maggio), facendo addirittura meglio del minimo previsto dal consensus che lo fissava all’8,2%.
Guardare nei dettagli l’andamento dell’inflazione
Tuttavia, bisogna prendere questa performance con le pinze se si vuole programmare le strategie d’investimento in modo ponderato. Gran parte del miglioramento dell’inflazione britannica è infatti riconducibile ai prezzi registrati dall’energia e dai beni alimentari, mentre ciò che interessa per davvero alla Banca d'Inghilterra è l'inflazione generata internamente e quella legata al settore dei servizi. Nel dettaglio, per l'inflazione interna, quella dei servizi è aumentata del 7,2%, meno del 7,4% segnato nel mese precedente. A questo punto è importante sottolineare che il dato dei servizi mese/mese è stato solo dello 0,2% al di sopra di ciò che sarebbe considerato normale, rispetto allo 0,7% al di sopra di ciò che è risultato normale negli ultimi quattro mesi.
Dimezzata la probabilità di un rialzo della BoE in agosto
Si tratta certamente di un miglioramento, ma i dati relativi al mese di giugno secondo l’economista rivelano anche significative pressioni a monte dell'inflazione dei servizi, il che significa che, in prospettiva, è prevista ancora molta inflazione in questo ambito. I mercati, in modo quasi azzardato, hanno visto la luce in fondo al tunnel e – giocando d’anticipo - si sono riprezzati in modo significativo a seguito di questa notizia, prevedendo ora solo un tasso massimo del 5,75% rispetto al 6,25% precedente a questo dato. Inoltre, secondo le indicazioni che arrivano dal mercato, ora c'è solo il 50% di possibilità di un rialzo di 50 punti base ad agosto, mentre prima della pubblicazione dell’inflazione di giugno la probabilità era data quasi al 100%.
BoE, probabile un rialzo di 50 pb ad agosto
I mercati stanno dunque attribuendo un peso eccessivo al dato di giugno perché la BoE guarda principalmente l'inflazione di medio termine (2-3 anni). E su questo fronte, secondo l’economista, le notizie sono ancora molto negative. L'inflazione dei salari, il fattore determinante dell'inflazione dei servizi nel medio termine, resta a livelli che implicano un'inflazione relativa del 6-7% annuo. La battaglia della BoE contro l'inflazione si chiuderà solo quando la crescita dei salari si ridurrà in modo netto. Complessivamente, la Banca d'Inghilterra ha bisogno di far raffreddare il mercato del lavoro per riportare l'inflazione al suo obiettivo nel medio termine, che rimane molto lontano. Pertanto, Wieladek ritiene probabile un rialzo di 50 pb in agosto.
Negli Usa l’attenzione resta concentrata sul mercato del lavoro
Stesso clima negli Stati Uniti, dove l’inflazione si è raffreddata in giugno (indice IPC sceso al 3% dal 4% di maggio), grazie ai prezzi dell’energia, ma la variazione mensile è stata inferiore alle attese. Si sono creati i margini per una frenata della Fed? Questa, ricordano in Schroders, aveva detto di voler saltare un rialzo e di voler fare una pausa a giugno per valutare ulteriori dati e le implicazioni per la politica monetaria, ma l'intenzione era ancora quella di aumentare i tassi a luglio. Le proiezioni del dot plot del FMOC di giugno mostrano che i membri Fed intendevano alzare i tassi di 25 pb a luglio e a settembre. Dopo i positivi dati di giugno, l’attenzione si sposta sul mercato del lavoro che, per la sua rigidità, è la prima fonte di preoccupazione della Fed.