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Mercati: tutti in attesa delle Banche centrali
Per gli investitori, vista l’incertezza che avvolge i mercati in questa fase, ci potrebbero essere opportunità tattiche legate ai tassi di interesse, ma bisogna prestare attenzione alle mosse delle Banche centrali e al quadro economico globale per prendere decisioni informate.
Attività sottotono per i mercati finanziari, con molti investitori che stanno tirando i remi in barca in vista delle vacanze estive e, soprattutto, perché erano in attesa di vedere come si sarebbero mosse le quattro principali Banche centrali del mondo all’indomani dei dati più che favorevoli circa l’inflazione. In particolare, rileva Mark Dowding, fixed income Cio di RBC BlueBay AM, se da una parte le riunioni della Bce e della Fed sono apparse le più prevedibili, gli esiti della Bank of England e della Bank of Japan sono stati soggetti a un certo grado di incertezza. L’esperto considera il livello dei tassi degli Stati Uniti e dell’Eurozona come opportunità di trading più tattiche per gli investitori, a condizione che i livelli di trading siano all’interno del range. Al contrario, il Giappone e il Regno Unito sembrano offrire una narrativa strutturale più convincente.
Buone nuove dal calo dei prezzi alla produzione
In generale Dowding continua a vedere molta volatilità macro. Anche perché, sottolinea, in questo contesto è difficile ricordare l’ultima volta che si è incontrata una serie di analisti che spaziavano da quelli che si aspettavano un rialzo dei tassi Usa di 300 punti base nei prossimi due anni a quelli che scontavano una quantità simile di tagli. La situazione è dunque destinata a rimanere molto fluida, anche se il calo dei prezzi alla produzione suggerisce che la pressione inflativa può continuare ad allentarsi sia in Europa sia negli Usa. Nel mentre i consumi rimangono solidi e le previsioni di crescita degli Usa continuano ad aggirarsi sul 2,5%. Insomma, in giro c’è ottimismo per un atterraggio morbido, anche se tali speranze possono svanire poiché gli effetti ritardati dell’inasprimento dei recenti rialzi dei tassi condizioneranno il ciclo fino al 2024.
Poco credibile che l’inflazione rientri
Senza contare che Dowding riconosce di essere un po’ scettico circa il fatto che l’inflazione possa tornare agli obiettivi della Banca centrale in assenza di un rallentamento della crescita economica più significativo. Ciò significa semplicemente che, in assenza di dati più deboli, ci si può aspettare che i tassi d’interesse salgano più a lungo, e alla fine è probabile che questo abbia un effetto negativo sul ciclo economico. Nel breve termine non sembra comunque che i mercati abbiano ancora raggiunto questo punto di inflessione e per le prossime settimane non è immediatamente evidente che cosa farà svanire il recente ottimismo. Bisogna tuttavia considerare che è improbabile che la Fed modifichi troppo il proprio linguaggio, rispetto a commenti che hanno già fatto notare che sarebbe prematuro leggere troppo in un dato migliore del CPI di giugno.
Condizioni finanziarie in allentamento
Come previsto, la Fed - dopo il rialzo deciso a fine luglio - ha lanciato segnali di un ulteriore inasprimento monetario (forse addirittura a settembre), sottolineando nello stesso tempo come il rafforzamento dei mercati del credito, l’aumento delle azioni e l’indebolimento del dollaro stiano contribuendo ad allentare le condizioni finanziarie degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo Dowding, con un’inflazione Usa destinata a diminuire, sembra improbabile che il presidente Jerome Powell possa dire qualcosa che porti a una maggiore rivalutazione delle aspettative sui tassi. Poiché i rendimenti statunitensi sono scesi di circa 30 punti base rispetto ai massimi di un paio di settimane fa, l’esperto è propenso a pensare che un’estensione di questo rally porterà a un distacco ancora maggiore tra la Fed e i prezzi a termine del mercato nel corso del prossimo anno. Per gli investitori, un rally dei bond a 2 anni statunitensi al 4,5% o di quelli a 10 anni sotto il 3,6% potrebbe offrire l’opportunità di implementare una posizione corta sui tassi su base tattica.
La Bce va per la sua strada
Sul fronte della Bce c'erano più certezze, per i commenti arrivati da Klaas Knot, membro del Consiglio dell’Eurotower, che avevano messo in dubbio la necessità di un’ulteriore stretta monetaria a settembre (dando, di riflesso, maggiore probabilità al ritocco deciso a fine luglio). A questo punto, secondo Dowding, con il tasso sui depositi che è stato portato al 3,75%, i tassi nell'Eurozona sembrano vicini al picco. I mercati possono fare affidamento sull’impulso dei passati pacchetti di spesa fiscale per le infrastrutture, che può sostenere la produzione economica durante l’estate. Tuttavia, osserva Dowding, nell'area i consumi sottostanti non sono così forti come negli Stati Uniti.