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Mercato: il lusso continuerà a correre
La crisi ha colpito solo alcuni segmenti della società, mentre la fascia dei benestanti ne è rimasta immune, cosa che lascia prevedere un mercato del lusso ancora in crescita. Nel primo semestre 2021 il fatturato di alcune società del settore ha superato i livelli registrati nell’intero 2019.
Il mercato della moda, del gusto ricercato e raffinato, insomma del lusso, corre, indifferente dalla crisi economica globale che è seguita all’esplosione della pandemia. Non solo, ha anche i presupposti per continuare a correre. Lo sostengono gli esperti di Morningstar, che si aspettano un aumento della tendenza a spendere da parte delle persone facoltose, il ritorno di una domanda cinese più vivace e anche l’effetto propulsivo derivante da fattori psicologici. Il settore del lusso gode quindi ottima salute, come evidenzia l’indice Morningstar Global Luxury, che dallo scorso gennaio ha guadagnato il 41,6%, dopo avere portato a casa nel 2020 (nell’anno del Covid) un progresso del 16,6%.
Il fatturato ha superato i livelli del 2019
La prova del nove dello stato di forma arriva dai numeri dei bilanci delle società attive in questo segmento che, osserva Jelena Sokolova, senior equity analyst di Morningstar, sta registrando una forte ripresa. Le relative vendite registrate nella prima metà del 2021 hanno infatti quasi raggiunto, e in alcuni casi addirittura superato (come nei casi di Richemont, Pandora, Lvmh, Hermes, Kering e Moncler) i livelli del 2019. Ma perché il lusso non conosce crisi in un momento in cui, a livello globale, i consumatori mantengono un atteggiamento difensivo perché percepiscono che il Covid-19 è sempre in agguato e perché ancora dubbiosi sulle capacità di ripresa dell’economia?
La fascia benestante non è stata toccata dalla crisi
I motivi, secondo gli esperti, sono diversi. Negli Stati Uniti, per esempio, la popolazione benestante (che forma la clientela cosiddetta ‘affluent’) è stata poco colpita dalla perdita di posti di lavoro e dai tagli salariali rispetto ad altri gruppi di reddito. Nel dettaglio, riporta l’analisi di Morningstar, quasi il 40% di persone ad alto reddito intervistate per un sondaggio da Pew Institute lo scorso gennaio ha detto che la propria situazione finanziaria era migliore rispetto all’anno prima. A corroborare questa chiave di lettura contribuisce anche il fatto che ben il 50%, nella stessa ricerca, ha affermato che era rimasta invariata. Un quadro che, probabilmente, si è replicato a livello globale.
Il ‘motore’ alimentato anche da fattori psicologici
La crisi ha colpito duramente solo alcuni segmenti della società. Le perdite occupazionali, spiega Sokolova, si sono concentrate nei settori interessati dalle misure di distanziamento (turismo e servizi alla persona) che di norma impiegano lavoratori con salari più bassi. Anche i fattori psicologici alimentano il ‘motore’ del lusso. Le ricerche in questo senso rivelano, infatti, che le persone molto spesso hanno atteggiamenti di autogratificazione che sono innescati da circostanze personali come risultati professionali, delusioni da superare, depressioni da mitigare, la voglia repressa nei lockdown. Situazioni che rafforzano il desiderio di spendere.
Atteso il boom della domanda cinese
Il Covid-19, con tutte le misure adottate per contenerne i contagi, è stato un evento stressante e questo può portare le persone a cercare di autogratificarsi. In una situazione del genere, secondo l’esperta, è ragionevole pensare che le persone con molti soldi a diposizione possano indirizzare una parte del denaro verso l’acquisto di beni di lusso portando a un boom del settore. In questo contesto, suggerisce, bisogna tenere d’occhio in particolare la Cina perché qui è previsto un forte rimbalzo dei consumi, soprattutto alla luce del calo di quasi il 40% della spesa per beni di lusso accusata nel 2020 e perché, nel periodo preso in considerazione, il Pil pro-capite non è calato.