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Post Covid19: la ripresa passa dalla domanda al consumo
Secondo Capital Group la ripresa dell’economia nell’Eurozona partirà dalla domanda al consumo, mettendo in conto per quest'anno una probabile discesa del Pil globale tra il 5 e il 10%, ma senza escludere un significativo rimbalzo già nella seconda parte del 2020 e anche nel 2021.
La ripresa dell’economia nell’Eurozona partirà dalla domanda al consumo: è la chiave per mettersi alle spalle il coronavirus. Lo indica Robert Lind, economista di Capital Group, il quale mette in conto per quest'anno una probabile discesa del Pil globale tra il 5 e il 10%, anche se non esclude un significativo rimbalzo già nella seconda parte del 2020 e anche nel 2021. Lo shock è senza precedenti per quanto riguarda il calo dell’attività economica. “Il potenziale impatto sul Pil nel secondo trimestre di quest'anno - sostiene - supererà probabilmente di gran lunga quanto visto nel momento peggiore della crisi finanziaria”.
Capital Group: netto rimbalzo già nel terzo trimestre
Secondo l’esperto “è molto probabile che assisteremo ad una riduzione molto significativa della crescita del Pil (30-35%) nella maggior parte delle principali economie occidentali, compresi gli Stati Uniti, il Regno Unito e le maggiori economie europee, ma ci aspettiamo anche un netto rimbalzo nel terzo trimestre” dopo il lockdown che ha caratterizzato queste ultime settimane. A differenza delle precedenti recessioni, quando è stato il settore manifatturiero a subire le maggiori pressioni, questa volta - osserva - sono i servizi a scontare maggiormente gli effetti provocati dalla pandemia da coronavirus.
Faro puntato su riapertura di ristoranti, alberghi, turismo
Sono le conseguenze della chiusura di ristoranti, alberghi e del turismo, che costituiscono gran parte del comparto. La ripresa dipenderà “in gran parte dalla rapidità con cui riusciremo a far tornare operativi i settori interessati dai servizi” e sarà legato alla misura in cui le aziende saranno messe economicamente o da come saranno in grado di tornare effettivamente attive. A partire dal terzo trimestre si dovrebbero iniziare a vedersi e gli effetti delle riaperture. Tuttavia, avverte, “il rischio maggiore è che il trauma, che hanno subito consumatori e aziende, abbia effetti più duraturi sul comportamento e la portata è difficile da calibrare”.
Mancano le misure fiscali, dopo quelle monetarie e gli stimoli
Le risposte politiche e monetarie sono state straordinarie: le Banche centrali hanno operato in modo aggressivo e sono stati adottati enormi pacchetti di stimolo, misure che però restano semplici ammortizzatori che evitano il collasso dell'economia. Ora l’economista si aspetta gli interventi fiscali che “sono importanti per contribuire a minimizzare l'entità degli effetti di ricaduta della chiusura” perché “le aziende che subiscono uno shock significativo nel flusso di cassa potrebbero forse essere costrette alla bancarotta”. La politica deve fare quindi in modo di stroncare tale dinamica e permettere alle aziende di ripartire.
L’Ue dovrà definire stimolo necessario per generare la domanda
Con tutta probabilità le aziende e i consumatori manterranno un atteggiamento prudente e, di riflesso, “potremmo osservare un effetto più duraturo sulla domanda con un ritorno graduale, piuttosto che totale, alla normalità”. Per questo motivo, suggerisce, “le autorità politiche dovranno varare maggiori stimoli per garantire che si assista a un rimbalzo più forte dei consumi”. Un importante tema che l'Ue dovrà affrontare nel secondo semestre sarà “definire - stima Lind - quanto stimolo sia necessario per generare la domanda e la ripresa per riportare le economie europee su un percorso di crescita più normale”.
Per l’Europa una buona notizia: il crollo del petrolio
Nel frattempo l’economia dell’Europa trova un enorme conforto del tracollo dei corsi del greggio, tenuto conto che è un importatore netto di petrolio. Per i Paesi più industrializzati, come la Germania, la Francia e l'Italia, “la riduzione dei prezzi del petrolio avrà un forte effetto di stimolo. Una volta che le economie ricominceranno ad aprirsi, questa combinazione di significativi stimoli fiscali e di un consistente calo dei prezzi del petrolio avrà un impatto positivo sulla spesa dei consumatori e sugli investimenti delle imprese”. Il tutto con uno sguardo, secondo l’analisi di Lind, a partire dalla seconda parte del 2020.