- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Radar Swg: con ritorno routine cala timore per Covid19
Le preoccupazioni per l’emergenza sanitaria tra gli italiani stanno diminuendo. I dati sempre più rassicuranti sulla situazione dell’epidemia nel nostro Paese e la progressiva ripresa delle attività lavorative alimentano, infatti, con forza il desiderio di ritrovare la normalità perduta. Il loro obiettivo, come rivela il Radar Swg (sondaggio condotto dal primo al 7 giugno), è “riappropriarsi della propria vita quotidiana”. Al netto di viaggiare sui mezzi pubblici e assistere ad uno spettacolo al chiuso, la maggioranza degli intervistati si sente più sicura a svolgere tutte le normali azioni della quotidianità e mostra di voler pienamente riprendere in mano la propria routine.
Meno acquisti online e meno paura del contagio
L’82% si dice sicuro di stare al lavoro (71% a fine maggio), visitare amici e parenti (69%) o fare acquisti in un negozio (68% contro 57%). A questo proposito, è diminuito nel frattempo il ricorso all’e-commerce (al 40% dal 46% di fine maggio) a favore dei grandi negozi (al 37% dal 35%) e dei centri commerciali (al 32% dal 28%). All’inizio di giugno chi esprimeva un’alta preoccupazione era meno di un intervistato su cinque (19% contro il 57% del 22 marzo), così come sono scesi quelli che ritengono probabile contrarre personalmente il Covid-19 (al 41% dal 54%). Il recupero di una maggiore normalità ha abbattuto tra la gente il livello d’incertezza (al 52% dal 59% di metà maggio) e ha alimentato speranza (al 43%) e fiducia (al 20%), a discapito della rabbia (al 18% dal 21% di fine maggio) e della vulnerabilità (al 30%).
In aumento chi pensa che il virus sarà sconfitto
Il virus non fa dunque più paura e tra gli italiani, secondo quanto emerge dalla ricerca, è cresciuta la quota di chi pensa che possa essere definitivamente sconfitto (al 17% dall’11% segnato nella settimana del 25-31 maggio). C’è tuttavia un quadro contraddittorio per quanto riguarda l’ipotesi di nuove ondate della pandemia da coronavirus: da una parte è scesa leggermente la quota di chi teme che in autunno ci sarà una seconda ondata (al 34% dal 35%), dall’altra è scesa anche la percentuale di chi esclude che ci saranno nuove ondate (al 28% dal 32%) anche se, precisano, dovremo cambiare in maniera definitiva alcune abitudini perché il virus non sarà completamente debellato.
Resta elevata preoccupazione per economia e lavoro
Il centro dell’attenzione si è spostato ora sui temi economici e occupazionali, dove invece la preoccupazione rimane alta: il 59% (62% nella settimana precedente) ritiene che l’economia non riuscirà a riprendersi per molto tempo, mentre è salita al 55% dal 51% la quota di quelli che pensano che nelle ultime due settimane la situazione economica sia peggiorata. Con l’allentarsi della presa dell’epidemia, sono venute meno molte delle misure di sicurezza imposte per ridurre la propagazione del virus, ma alcune sono rimaste in vigore. La maggior parte dei cittadini (56%) le approva, non le ritiene eccessive e pochi condividono le proteste di chi vorrebbe lasciare al singolo la scelta di quali comportamenti adottare. Solo il 15% le considera esagerate (percentuale che sale al 21% tra i 35-54enni). È opinione diffusa, infatti, che i cittadini mediamente non sono in grado di autoregolarsi da soli e quindi c’è bisogno d’imposizioni di regole al fine di tutelare la collettività.
La riapertura frontiere è ritenuta preomatura
Mentre c’è un largo consenso per l’obbligo delle mascherine (82%) e della distanza sociale (74%), altre misure in vigore però non trovano la condivisione della maggioranza degli italiani: la riapertura delle frontiere (per il 33% è stata prematura), gli incontri illimitati (49%) e il riavvio delle attività di cinema, teatri e spettacoli suscitano ampie perplessità in quanto ritenute premature, mentre le limitazioni a matrimoni e piscine sono giudicate eccessive per un terzo dei rispondenti. In ogni caso prevale nettamente la consapevolezza che il pericolo non sia passato del tutto (il virus è considerato ancora pericoloso da sette italiani su dieci) e solo una minoranza (18%) crede alla tesi che il virus sia diventato innocuo (‘clinicamente morto’).
Bocciata la didattica a distanza
La decisione di mantenere chiuse scuole e asili fino alla fine dell’anno scolastico viene compresa e accettata dalla maggioranza dei genitori (58%), ma produce anche dei malumori non trascurabili. Le modalità con le quali riprenderanno le lezioni a settembre non sono ancora definite, ma di ipotesi se ne fanno tante. Un quarto dei genitori, specialmente chi ha figli alle elementari, spinge per una ripresa normale, senza regole particolari. Sicuramente c’è la bocciatura della didattica a distanza, con il 55% che vorrebbe garantite misure di sicurezza, soprattutto spazi più ampi e protocolli sanitari ben definiti, in particolare sanificazione degli ambienti e misurazione della temperatura. Prevale la contrarietà per quanto riguarda l’obbligo di portare le mascherine durante le lezioni e le ipotesi di dividere le classi.