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Risparmio: solidi risultati nel primo semestre per le reti
I primi sei mesi hanno visto la raccolta netta delle reti diminuire del 14,5 per cento a 24,6 miliardi. In questo periodo boom dei prodotti finanziari, ampio calo degli strumenti assicurativo-previdenziali e conferma della preferenza dei fondi azionari. I clienti salgono a 4,9 milioni.
La prima parte dell’anno, caratterizzata da non pochi venti contrari (dalla guerra all’inflazione, dalla crisi energetica a quella politica, tra le altre cose), alla fine si è rivelata migliore delle previsioni per l’associazione che raggruppa i consulenti finanziari abilitati alla raccolta fuori sede: il periodo si è chiuso con solidi risultati – seppure in calo - per quanto riguarda la raccolta netta e, nonostante i chiari di luna, con un inaspettato, deciso, aumento del numero dei sottoscrittori. È il quadro che emerge dal rapporto pubblicato da Assoreti che, nel dettaglio, comunica che tra gennaio e giugno le Reti hanno realizzato una raccolta netta pari a 24,6 miliardi, con un calo del 14,5% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.
Boom dei prodotti finanziari
La maggioranza delle sottoscrizioni, ovvero il 60,7%, ha coinvolto la componente amministrata del portafoglio pari a una massa di 14,9 miliardi di euro (+91,5% su base tendenziale). I prodotti finanziari del comparto hanno registrato, nel loro insieme, flussi netti più che triplicati (+252% annuo) e pari a 10,2 miliardi di euro, mentre la liquidità, positiva per 4,7 miliardi, è diminuita del 3,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli investimenti netti sul comparto del risparmio gestito, precisa l’associazione, si sono confermati positivi e pari a 9,7 miliardi di euro, seppure in flessione del 53,9% rispetto al 2021. Numeri che confermano l’importante ruolo di riferimento che hanno i consulenti associati nell’industria del risparmio gestito.
I clienti arrivano a 4,9 milioni
Tra gennaio e giugno, infatti, gli associati hanno canalizzato, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote, ben il 70,6% della raccolta netta realizzata dall’intero sistema degli Oicr aperti. Nello stesso periodo, inoltre, il numero di clienti seguiti dai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, è aumentato del 2,6% tendenziale (+152 mila) per sfiorare la soglia dei 4,9 milioni. Senza contare, tiene a sottolineare il presidente dell’associazione, Paolo Molesini, che i volumi di attività del primo semestre si sono confermati – nonostante un contesto piuttosto difficile - su livelli particolarmente significativi e solidi perché sempre più italiani hanno deciso di affidarsi alla professionalità dei consulenti.
I fondi azionari catalizzano le preferenze
La distribuzione diretta di quote di Oicr aperti si è tradotta nel primo semestre in sottoscrizioni nette pari a circa 1,3 miliardi (-83,9% annuo). Ha trovato conferma la preferenza degli italiani per i fondi azionari, sui quali sono confluite risorse nette per 5 miliardi. Scrivono un saldo positivo anche i bilanciati (+589 milioni) e i flessibili (+351 milioni), mentre in controtendenza sono andati i fondi obbligazionari, sui quali sono prevalse uscite per 4,7 miliardi. Bilancio positivo e in crescita anche per i fondi chiusi mobiliari, per una raccolta di 512 milioni (+6,2%). Le gestioni individuali hanno registrato una raccolta netta di 2,1 miliardi (-44,7%): la flessione ha interessato esclusivamente le Gpf (-60,4%), mentre il bilancio delle Gpm risulta quintuplicato.
Marcato calo per il comparto assicurativo/previdenziale
Il momento complicato attraversato dal Paese ha impattato anche sulle strategie di spesa dei risparmiatori e, di riflesso, il flusso netto di risorse indirizzato dagli italiani sul comparto assicurativo/previdenziale nella prima metà di quest’anno è diminuito del 34,7% tendenziale, per attestarsi a 5,8 miliardi di euro e concentrarsi sulle unit linked (3 miliardi di euro) e sulle polizze multiramo (2,6 miliardi). Da segnalare che le risorse nette destinate ai prodotti finanziari amministrati sono state indirizzate principalmente su titoli azionari (2,9 miliardi di euro), titoli di Stato (3,2 miliardi), obbligazioni (1,6 miliardi) e certificate (1,2 miliardi).