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SWG: timori stabili ma crescono i contrari al vaccino
Il 37 pct degli italiani, secondo un sondaggio di SWG, è contrario alla vaccinazione contro il coronavirus. I vaccini che dovessero arrivare da Russia e Cina sono ritenuti poco affidabili. Nel Paese c’è scarsa fiducia nelle informazioni date dai politici e dalle istituzioni regionali.
Nella seconda parte di novembre, con il raggiungimento del picco di contagi della nuova ondata della pandemia, si stabilizzano la preoccupazione degli italiani per il virus (al 42%) e la loro percezione del rischio di contrarlo (al 66%). È quanto emerge dal ‘Radar, niente sarà più come prima’, sondaggio condotto da SWG nella settimana dal 16 al 22 novembre. Indagine che svela di fatto uno scenario preoccupante sul processo di vaccinazione: un’ampia e in crescita quota dei contrari. Alla domanda se si sottoporrà alla vaccinazione, infatti, oltre un terzo (37%) degli intervistati ha ammesso di non essere intenzionato, percentuale in sensibile crescita dal 34% registrato nella settimana precedente.
Ritenuti poco affidabili i vaccini di Russia e Cina
La fiducia nel vaccino dei cittadini sembra quindi vacillare, soprattutto se ci si dovesse affidare a vaccini russi o cinesi (entrambi oggetto della sfiducia da parte del 71% degli intervistati). Va meglio per il vaccino prodotto in Italia (75% dei favorevoli) e negli altri Paesi dell’Ue (67%) o negli Usa (57%). L’aspettativa è che il vaccino sia disponibile nei primi mesi del 2021 (27% in gennaio-febbraio e 33% in marzo-aprile) e che dovrebbe essere somministrato prioritariamente al personale sanitario (più esposto al rischio di contagio) e alle persone le cui condizioni di salute sono più precarie e che potrebbero quindi avere effetti più negativi da un eventuale contagio.
Più fiducia a medici e scienziati e meno ai politici
Gli italiani, per quanto riguarda la problematica posta dalla pandemia da coronavirus, si fidano molto della parola dei medici e degli scienziati (premiati rispettivamente dal 75% e dal 67%) e meno dei resoconti di politici (44%) e amministratori locali (38%). Se il quadro ufficiale sulla pandemia è ritenuto realistico dalla maggioranza (53%), non mancano le ‘correnti’ alternative. Circa un quinto (21%), secondo la ricerca condotta da SWG, abbraccia infatti una posizione riduzionista, ovvero ritiene che l’allarme lanciato dalle istituzioni sia esagerato e questa è una valutazione che arriva principalmente dall’opposizione all’attuale Governo (32%) e dai giovani tra i 25 e 34 anni (27%).
E c’è chi grida al complotto
Da non sottovalutare che un quarto (+6% da settembre) degli italiani gridi al complotto. In questo ambito, la teoria più in voga, seppure non l’unica, è quella del virus prodotto e diffuso dalla Cina (33%) per indebolire gli altri Paesi. Ma c'è anche chi pensa (il 21%) che sia stato creato dai grandi gruppi del web per arricchirsi, o da chi vuole una dittatura sanitaria (20%) o dalle mafie (16%). L’inclinazione al riduzionismo e complottismo, così come la resistenza verso l’eventualità di vaccinarsi contro il Covid, tratteggiano profili in parte simili: accomunati da una diffidenza verso la narrazione ufficiale, dall’insofferenza verso il distanziamento sociale e l’uso della mascherina.
Più preoccupato chi s’informa dalla TV
La pioggia di dati sulla pandemia fornisce un quadro chiaro della situazione a metà degli italiani, ma produce confusione nell’altra metà. Di conseguenza una quota rilevante (39%), esprime riserve sulla loro affidabilità. Emerge, infatti, che meno sono chiare le informazioni, meno vengono ritenute credibili. Si riscontra un legame tra il livello di preoccupazione per il virus e le diverse fonti informative. Ciò non dimostra un legame causa-effetto, ma evidenzia alcune corrispondenze: tra chi vive l’emergenza con maggiore apprensione un’ampia quota si informa dalla TV di intrattenimento o su Facebook, ma anche attraverso motori di ricerca, aggregatori di ricerca e i telegiornali. Tra chi riceve invece le notizie principalmente nell’ambito di discussioni con conoscenti o su altri social network, il livello di preoccupazione è invece sensibilmente più basso.