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Tassi Bce: approccio flessibile, legato ai dati macro
La Bce continua con un approccio flessibile. Gli esperti suggeriscono che, dopo una pausa ad aprile, potrebbe esserci un ulteriore taglio dei tassi a giugno. Possibile un taglio fino all’1,5 per cento entro dicembre. Segnali di frenata dell’inflazione, soprattutto nei servizi.

La Bce gioca d’anticipo, preoccupata più degli effetti che avranno le nuove politiche tariffarie Usa sull’economia dell’Eurozona, mettendo - per il momento - in secondo piano l’inflazione che ancora permane su livelli elevati. Così, a inizio marzo, ha deciso di ridurre – per la quinta volta consecutiva e come ampiamente previsto dagli analisti - i tassi di 25 punti base, portando quello sui depositi presso lo sportello ufficiale al 2,50%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,65% e quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,90%. Da quando è iniziato il ciclo di allentamento monetario (giugno 2024), ricorda Martina Daga, macroeconomista di AcomeA SGR, la Bce ha complessivamente ridotto i tassi di riferimento di 150 punti base.
Processo disinflazionistico già avviato
La Bce, nella nota che ha accompagnato la notizia, non nasconde infatti il problema dei dazi Usa, ma tiene a sottolineare che nell’area il processo disinflazionistico è ben avviato e che la politica monetaria sta diventando meno restrittiva, visto che i recenti tagli dei tassi hanno ridotto il costo dei nuovi prestiti per imprese e famiglie, stimolando l'erogazione di credito. Tuttavia, fa anche notare che l'effetto dell’allentamento delle condizioni finanziarie è parzialmente attenuato dal precedente ciclo rialzista, che continua a influire sui prestiti esistenti, mantenendo il volume dei finanziamenti relativamente moderato.
Rimane l’approccio meeting by meeting
La Bce ha evidenziato crescenti incertezze geopolitiche che possono influenzare le sue decisioni future. Da tale ammissione scaturisce una domanda cruciale per gli investitori: quale sarà il livello a cui la Bce intende fermarsi o, meglio, se ha raggiunto già il ‘‘tasso terminale’’, quello che non stimola né frena l’economia. La Bce, finora, ha continuato a utilizzare il termine ‘‘restrittivo’’ per descrivere l’orientamento della sua politica, sebbene in modo più attenuato rispetto a precedenti dichiarazioni. Questo, secondo gli esperti, suggerisce che potrebbe essere vicina al cosiddetto punto ‘‘neutrale’’ per la sua politica monetaria. C’è comunque una certezza: la Bce ha assicurato che manterrà ancora un approccio ‘‘meeting by meeting’’ e fortemente legato ai dati macro.
Le previsioni sui futuri tagli bce
Guardando ai prossimi mesi, la Bce potrebbe considerare - dopo una pausa in aprile - di portare a giugno i tassi al 2,25%. Sebbene il quadro geopolitico e le politiche fiscali rappresentino incognite importanti, la Bce sembra predisposta a un approccio cauto e graduale, in attesa di avere maggiore chiarezza sugli effetti di politiche fiscali, eventuali dazi doganali o altre misure economiche.
Segnali di rientro delle tensioni dai servizi e dai salari
L’attenzione si concentra sull’inflazione, che in febbraio ha raggiunto il 2,4% e il core il 2,6%: migliorata su gennaio ma meno del previsto. Questo indica che, purtroppo, l'inflazione persiste, anche se singoli dati di diversi settori dicono che è già in atto la disinflazione. In particolare, quella dei servizi sta rallentando per la prima volta dal novembre 2023 (al 3,7%): segno positivo, considerando che i servizi sono uno dei principali fattori che hanno alimentato le tensioni nell’area. Le stime sugli indicatori a breve, come il PMI e le indagini della Commissione Ue, suggeriscono che l’inflazione nei servizi continuerà a frenare nel breve. Inoltre, i dati sui salari indicano un calo delle pressioni, altro fattore chiave per la disinflazione nei servizi.
Aspettando novità dal conflitto in Ucraina
Nel complesso, secondo l’opinione più comune tra gli esperti, la dinamica dei dati suggerisce che la Bce potrebbe continuare nel medio termine con il ciclo di riduzioni dei tassi. Se le dinamiche inflative si moderano, come previsto, la Bce potrebbe portare il tasso al 1,5% entro fine anno. Anche con la complicità, forse, del possibile rinnovato flusso di gas russo e dell’eventuale accordo di pace in Ucraina che potrebbero ridurre le tensioni. Tuttavia, permangono rischi legati all’implementazione di dazi Usa, che potrebbero danneggiare la crescita e spingere ulteriormente la Bce a proseguire con un allentamento della politica monetaria.
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