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Transizione energetica: il ruolo chiave dei minerali
Le stime di minerali e metalli presenti nel sottosuolo sono sufficienti da permettere agli esperti di Prometeia di ritenere che il rischio di carenza sia più percepito che reale. I problemi non riguardano tanto la disponibilità, quanto quelli logistici, l'ambiente e tempi di sviluppo minerari.
La fase della transizione energetica dipenderà molto dalla disponibilità dei minerali e metalli che vengono utilizzati oggi per la ‘trattazione’ dell’energia elettrica o per raggiungere target di sostenibilità. In futuro, infatti, il legame tra i minerali e la svolta green del mondo è destinato a farsi sempre più stretto, al punto che gli analisti di Prometeia ritengono che non sia eccessivo associare ai primi la centralità che il petrolio (e il carbone ancora prima) ebbero nell’alimentare il boom economico del secolo scorso.
Minerali e metalli fondamentali per la svolta green
Minerali e metalli ricoprono già un ruolo chiave nel settore delle energie rinnovabili, dove trovano impiego nella generazione elettrica (turbine eoliche, pannelli solari), nella mobilità (auto elettriche) e nello stoccaggio di energia (batterie). Un elenco incompleto di quelli che sono i più utilizzati comprende litio, cobalto e nichel, fondamentali nel conferire alle batterie maggiori prestazioni, longevità e densità di energia. Del gruppo fanno parte le terre rare (impiegate per creare magneti per la componentistica delle turbine eoliche e dei veicoli elettrici), i metalli del gruppo del nichel e del platino (iridio, rodio, osmio, rutenio, palladio e platino), fondamentali per la realizzazione di elettrolizzatori di idrogeno e le celle a combustibile. La lista, inoltre, comprende anche il rame che, per le sue doti di conducibilità, trova impiego trasversale in tutti i comparti ‘green’ (dalla trasmissione alla realizzazione di macchinari, cablaggi e superconduttori) e l’alluminio che, grazie alla sua leggerezza, è un elemento difficilmente sostituibile nella produzione di telai e carrozzerie per le auto elettriche.
Infondati i timori circa la disponibilità
Alla luce del prospettato ampio utilizzo di questi elementi, in una svolta storica importante come quella programmata dai Paesi, gli esperti di Prometeia si sono chiesti se c’è il rischio di una loro carenza: in altre parole se, nel caso dei minerali, esistano dei limiti di disponibilità tali da ostacolare, o addirittura arrestare il processo transizione energetica. La risposta è negativa. Le stime sulle risorse presenti nel sottosuolo lasciano infatti presupporre che questa possibilità appare più percepita che reale: oltre ai giacimenti già individuati, infatti, le proiezioni sulle riserve hanno continuato a essere viste al rialzo negli ultimi anni.
Concentrazione geografica sbilanciata
Nonostante questo, i rischi sul fronte dell’offerta ci sono. In primo luogo, sono quelli connessi a una concentrazione sbilanciata in determinate aree geografiche. In questo senso c’è l’esempio del cobalto, la cui produzione è concentrata per 2/3 in un’area politicamente e socialmente ‘delicata’ come la Repubblica Democratica del Congo. Ma non è un caso isolato: secondo gli esperti, infatti, molte delle riserve di minerali rilevanti per la transizione energetica si collocano in poche, spesso poco accessibili aree estrattive, il che pone intrinsecamente più di un rischio sulla fluidità e la tenuta delle catene commerciali di fornitura di queste commodity.
I rischi: tempi di sviluppo minerari e clima
Ci sono altri due fattori da non sottovalutare che potrebbero inficiare sulla regolarità dell’offerta: i tempi di sviluppo necessari all’attuazione di nuovi progetti minerari (oggi generalmente più lunghi a causa dei sotto-investimenti che hanno caratterizzato l’industria mineraria nel decennio passato) e il rischio climatico. Su quest’ultimo punto, vale la pena precisare che la raffinazione del minerale per ottenere metalli puri si caratterizza per un elevato impatto in termini di emissioni: vincolare perciò l’attività mineraria al raggiungimento di standard ambientali sempre più elevati potrebbe comprimerne il potenziale di sviluppo futuro.