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I dividendi europei assorbono troppi utili
Il rapporto tra dividendi erogati agli azionisti e utili conseguiti è prossimo all’88%, un ratio non registrato dal lontano 2002. Banche ed energy companies potrebbero essere le prime a dover ridurre le cedole
Uno degli attrattivi più interessanti offerti dalle azioni europee è il rendimento da dividendo, in particolare se lo si mette a confronto con le cedole che accompagnano la maggior parte dei titoli di Stato emessi dai paesi della regione e dalle società che possono contare su un rating investment grade. Il programma di acquisto titoli avviato dalla Banca Centrale Europea ha compresso ai minimi i rendimenti di queste due tipologie di obbligazioni e pilotato il differenziale tra dividend yield e rendimenti cedolari dei bond ai massimi storici nel Vecchio Continente.
Tuttavia, lo scenario dei dividend yield non è del tutto positivo perché lo sforzo compiuto dalle società per retribuire i propri azionisti si sta impennando. Stando ai dati in possesso di Bloomberg, le società facenti parte dell’indice Stoxx 600 impiegheranno l’88% degli utili realizzati nei prossimi dodici mesi per onorare lo stacco dei dividendi. Il ratio è il più alto registrato dal 2002 e implica una crescita del 13% rispetto a quello archiviato nel 2015.
Il trend descritto non è esclusivo del mercato europeo. Secondo i dati elaborati da Barclays, le operazioni di riacquisto di titoli propri (buyback) e i dividend yield nel mercato statunitense hanno giustificato l’intera performance messa a segno dall’indice Standard and Poor’s nel 2015 e, con ogni probabilità, il dato si ripeterà nel 2016.
In siffatto scenario, l’investimento in dividendi non è semplice a causa degli elevati livelli di payout (percentuale di utili necessaria a coprire i dividendi erogati) e ai problemi legati alla sostenibilità dei dividendi nel medio termine (derivante dalle difficoltà emerse nel conseguimento degli utili). Il problema principale per le società europee risiede proprio nella debolezza riscontrata nella crescita degli utili. Nell’ultimo anno, le prospettive di utili per le società facenti parte dell’indice Stoxx 600 evidenziano un calo del 19%.
Per questi motivi, assume rilevanza particolare la selezione dei titoli che potranno essere in grado di rendere sostenibili le rispettive remunerazioni da dividendo. Secondo la maggior parte degli analisti, due settori che saranno messi a dura prova dal nuovo contesto di riferimento sono l’energetico e quello bancario. Secondo il team di Ubs, le probabilità che le aziende operanti in questi due settori operino un taglio del dividendo sono, rispettivamente, del 28,8% e del 26,8%. Le attese sono per una riduzione del dividend yiel dell’8% nel settore energy e del 5% per quello bancario. In altre parole, i settori più castigati sono quelli legati all’andamento del ciclo economico (per la stessa ragione, un altro comparto in difficoltà dovrebbe essere quello delle utilities).
Nel caso delle banche, i dividendi offerti dagli istituti di credito sono in media vicini al 5%, uno dei livelli più alti dal 2012. I timori degli analisti si concentrano sulle pressioni esercitate dai tassi zero sui margini che queste società ottengono nel business bancario tradizionale e sulla rivoluzione che sta interessando il settore a tutti i livelli di business. I dividend yield offerti dalle grandi banche del Vecchio Continente sono poco abituali e il settore potrebbe essere tra i primi a dover annunciare un taglio dei dividendi. Tuttavia, il trend di riduzione del dividend yield non interesserà tutto il settore e dovrebbe coinvolgere in particolare gli istituti europei alle prese con il consolidamento dei propri bilanci (banche italiane in testa).