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Canada ed effetto Trump
La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa ha colto di sorpresa analisti e mondo finanziario, che si aspettavano (e sotto molti aspetti auspicavano) una vittoria della candidata democratica Hillary Clinton. Data la campagna elettorale populista e intrisa di retorica condotta dal tycoon, c'è molta incertezza sull’impatto che la presidenza Trump avrà sulla politica della maggiore potenza mondiale e come questo dispiegherà i suoi effetti sulle diverse aree del globo.
Uno dei paesi ad avere forti legami con l’economia statunitense è il suo vicino a settentrione, il Canada. Oltre il 75% delle esportazioni canadesi è diretto verso gli Stati Uniti, e i due paesi condividono relazioni economiche e politiche molto strette. Anche se è piuttosto difficile prevedere quali politiche verranno effettivamente poste in essere durante la presidenza Trump partendo dalla retorica utilizzata in campagna elettorale, FocusEconomics ha provato ad analizzare alcuni degli obiettivi politici dichiarati nei mesi passati per valutare le potenziali conseguenze sull’economia canadese.
Partiamo dal commercio. In netta contrapposizione rispetto alla posizione di molti tra i principali esponenti del partito repubblicano, su questo tema Trump ha adottato un atteggiamento nazionalista e protezionista. Nelle sue dichiarazioni ha parlato tra l’altro di rinegoziazione dell’Accordo nordamericano per il libero scambio (il Nafta), di abrogazione del TPP (l’accordo di libero scambio tra gli Usa e altri 11 paesi del Pacifico), di reintroduzione di dazi doganali sulle importazioni da partner commerciali chiave e di controlli più stringenti contro l’immigrazione clandestina.
Anche se la retorica nazionalista di Trump è stata indirizzata prevalentemente verso paesi come Cina e Messico piuttosto che verso il Canada, l’adozione di politiche protezionistiche avrebbe implicazioni importanti per l’economia canadese. Se gli Stati Uniti decidessero di modificare i termini del Nafta o addirittura di tirarsi fuori dall’accordo e introdurre dazi doganali questo avrebbe pesanti conseguenze sugli esportatori canadesi. Anche un controllo più serrato delle frontiere aumenterebbe i costi delle transazioni commerciali per le aziende e i prezzi per i consumatori canadesi.
Passando alla politica estera, Trump non ha alcuna esperienza politica e sarà probabilmente un leader più aggressivo e meno diplomatico del suo predecessore. Ha dichiarato di voler aumentare le spese militari e ha promesso di esercitare pressioni perché gli alleati della Nato aumentino il loro contributo finanziario.
Poiché le loro posizioni divergono praticamente su tutte le questioni importanti, ci si può aspettare che i rapporti tra il Primo Ministro Justin Trudeau e Donald Trump saranno più difficili rispetto a quelli con Obama. E’ probabile che Trump cercherà di convincere Trudeau a incrementare il modesto impegno del Canada nella Nato e spingerà per un aumento della spesa militare per il Norad (Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America). Se riuscirà nell’intento, questo avrà effetti positivi sulla crescita canadese, a discapito del bilancio dello Stato.
Infine, l’energia. Trump ha manifestato il suo sostegno al gasdotto Keystone XL ma ha dichiarato di volerne parte dei profitti. Si è anche impegnato per ridurre la dipendenza energetica degli Usa e rimuovere barriere alla produzione.
Il gasdotto Keystone XL potrebbe dare impulso alle esportazioni nel breve termine e fornire sostegno al comparto energetico. Tuttavia un aumento della produzione statunitense di petrolio e gas potrebbe pesare negativamente sui prezzi energetici, sulla domanda e sui ricavi dei produttori canadesi.
E’ presto per valutare le reali conseguenze sull’economia canadese della Presidenza Trump, bisognerà almeno attendere di conoscere da quali figure chiave sarà composta la sua squadra di governo e quali saranno i temi prioritari della sua agenda politica. Le posizioni dei candidati in campagna elettorale sono spesso molto più estreme delle effettive politiche attuate. Non è da escludere che al futuro inquilino della Casa Bianca si potrà alla fine attribuire il famoso detto “can che abbaia non morde”.