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Coprirsi dalla guerra delle valute
L'enorme volatilità del tasso di cambio può risultare letale per gli investimenti in valute diverse dall’euro se non si utilizza una protezione adeguata. Perdere potenzialmente percentuali elevate del capitale investito per effetto delle fluttuazioni delle divise è un rischio che poche imprese e ancor meno risparmiatori sono disposti ad assumersi
I professionisti e gli investitori sembrano essere sempre più coscienti dell’importanza rivestita dalle strategie di riduzione della volatilità. Nel caso di investimenti in valuta estera con rendimenti attesi molto bassi –come nel caso del mercato obbligazionario- la protezione contro il rischio di cambio riveste un’importanza particolare perché le oscillazioni possono azzerare completamente gli introiti derivanti dalle cedole. Anche gli effetti su un investimento concentrato sui listini azionari può essere significativo.
Il mercato delle divise è il più grande e liquido, ma anche il più difficile da seguire e predire a causa delle inefficienze che generano gli enormi flussi di denaro in entrata e uscita (in par
te addebitabili agli speculatori -20% circa -, in parte alle grandi corporate che operano per ridurre al minimo l’impatto delle oscillazioni delle divise sulle proprie attività). Un’infinità di variabili (la congiuntura economica, la posizione di mercato dei grandi investitori istituzionali, l’intervento delle banche centrali, le normative, la stabilità politica, i rumors) influenzano l’andamento del cambio.
Individuare la direzione seguita da una valuta si trasforma in un compito complesso. In alcuni casi il mercato si soffermerà su variabili sfavorevoli (deficit, evoluzione dei tassi) ad una divisa. In altri casi succederà il contrario (situazioni in cui il mercato decide che una valuta può svolgere il ruolo di rifugio).
Gli investitori professionali gestiscono il rischio divisa con la negoziazione di strumenti di copertura. I più comuni sono i Forward (si tratta di un accordo tra due parti che fissano anticipatamente un tasso di cambio fisso per comprare o vendere un importo specifico di valuta ad una data determinata). L’unico costo è la differenza tra il tasso di interesse della divisa acquistata e quello della divisa venduta (attualmente i differenziali sono ai minimi tra le valute dei paesi industrializzati). Tuttavia, il ricorso a queste coperture comporta un aumento della volatilità insita nel portafoglio.
Nell’universo degli strumenti di copertura si può incontrare una lunga serie di strumenti: opzioni, strutturati composti da più opzioni, swaps sulle divise. Gli strumenti strutturati hanno comportato non pochi problemi per le tesorerie delle imprese in tempi di elevata volatilità. Gli swaps rappresentano un’alternativa al prolungamento della scadenza di una copertura di tipo forward. Con il currency swap le controparti si impegnano a scambiarsi flussi monetari in entrata e uscita e a compiere l’operazione inversa a una data prevista, alle stesse condizioni del primo scambio.
Gli strumenti che puntano ad una riduzione del rischio divisa in maniera sistematica vengono definiti coperture passive. Gli strumenti che cercano di associare la copertura alle particolari condizioni di mercato vengono definiti coperture dinamiche. Il vantaggio offerto dai primi risiede nella semplicità e nelle risorse limitate che richiede (visto che non è necessario seguire l’evoluzione dei mercati).
Gli inconvenienti sono le elevate liquidazioni negative in cui possono incappare a causa di bruschi movimenti dei mercati (come accaduto nel 2008, quando molti investitori hanno dovuto vendere gli assets sottostanti per far fronte agli impegni presi, peraltro in un momento di grande incertezza creditizia). Questi problemi possono essere evitati con una gestione dinamica di un portafoglio di strumenti di copertura. In quest’ultimo caso, il principale svantaggio è l’obbligo di seguire da vicino il mercato per poter prendere decisioni pertinenti per i portafogli (dalla composizione dei prodotti, al ratio di copertura da applicare).