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Smart beta, un approccio alternativo
Analizziamo in breve quali sono i principali approcci di tipo smart beta, un segmento ancora ridotto dell’industria del risparmio gestito ma in forte espansione, in particolare nel mercato statunitense
Fatta eccezione per gli investitori che hanno saputo cavalcare i saliscendi dei mercati azionari ed obbligazionari, il quadro complessivo dei rendimenti offerti dalle maggiori asset class negli ultimi anni appare deludente. Attualmente la liquidità offre ritorni che di rado sono in grado di mantenere inalterato il potere d’acquisto dei risparmi, i bond governativi più sicuri presentano rendimenti reali ancora troppo bassi (nonostante il rialzo delle ultime settimane) e le azioni –asset consigliato per il lungo termine- hanno dovuto fare i conti con due profondi bear market a partire dal 2000, che hanno messo a dura prova sia i rendimenti realizzati nel lungo periodo sia la propensione al rischio degli investitori.
Tra gli operatori dell’industria del risparmio gestito si indica con alpha la sovra performance realizzata rispetto all’andamento del mercato (per i fondi il tutto si traduce nel fare meglio del benchmark di riferimento). L’Alpha positiva è quel rendimento extra che il gestore dovrebbe ottenere rispetto all’indice di riferimento, senza neanche un grammo di rischio in più, grazie ad un’attività di ricerca continua di opportunità d’investimento. Il beta, o coefficiente di volatilità, è un parametro che mette in relazione l’andamento di un titolo con quello del mercato in cui il titolo è quotato. Indica in che misura i movimenti di prezzo di un’azione sono "amplificati" o "smorzati" rispetto agli alti e bassi dell’intero mercato.
Il Beta misura quindi la sensibilità di un portafoglio all’andamento del mercato di riferimento ed è pari ad 1 allorché il portafoglio si muove esattamente come il mercato di riferimento. L’ Alpha invece misura la performance teorica di un portafoglio nell’ipotesi che la performance del benchmark di riferimento sia pari a zero. In altri termini, l’Alpha misura il valore aggiunto dato dalla gestione attiva del portafoglio.
La caccia a metodi che possano offrire una maggiore probabilità di realizzare rendimenti reali positivi in un contesto di mercato permeato da una profonda incertezza, ha dato vita allo ‘smart beta’, un approccio che punta ad ottenere risultati positivi seguendo un’asset class mediante una deviazione dal tradizionale approccio ‘capweighted’, in cui l’investitore acquista bond o azioni solo in proporzione al loro valore di mercato.
Esistono diversi approcci di tipo smart beta. Il più semplice consiste nel dare lo stesso peso a ciascun mercato o titolo incluso nel portafoglio. Se in portafoglio trovano posto cento titoli, allora ogni titolo avrà un peso dell’1%. Questa strategia – a differenza di quel che avviene per le cap-weighted index- consente di evitare di aumentare l’esposizione a titoli che si sono rivalutati molto e di mantenere inalterato il peso dato a ciascun titolo.
L’approccio ‘fundamental indexing’ è invece basato sulla determinazione dei pesi dati ai singoli titoli in funzione di alcune variabili finanziarie: flussi di cassa, patrimonio, dividendi, vendite etc. Un terzo approccio si fonda sul calcolo dei pesi in funzione della volatilità dei singoli titoli. I risultati di alcuni studi mostrano che un dollaro investito in un paniere di titoli Usa a bassa volatilità nel gennaio 1968, si sarebbe trasformato in 59,55 Usd nel dicembre del 2008. Al contrario, un dollaro destinato al paniere di titoli a più elevata volatilità si è ridimensionato fino a 58 centesimi. Tuttavia, non tutti concordano sulla bontà di questa strategia perché implicherebbe un’elevata esposizione ai titoli del comparto utilities e all’introduzione, da parte dei governi dei singoli stati, di norme che influenzano la loro capacità di fare profitti. Un quarto approccio ricorre al ‘momentum effect’ per acquistare titoli che hanno recentemente messo a segno rialzi delle quotazioni.
L’influenza dello style bias può far apparire l’approccio smart beta più rischioso di quanto sembri. La strategia basata sugli stessi pesi a tutti i titoli in portafoglio, punta sul fatto che i titoli small caps dovrebbero offrire, nel lungo termine, performance superiori a quelle delle large caps. Questo in linea teorica, ma i titoli delle small caps sono spesso illiquidi e questo aspetto può avere conseguenze penalizzanti, oltre che costose, per il gestore.