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Cina: i fattori che favoriscono l’investimento nell’azionario
La ripartenza della Cina, con la fine della politica Zero Covid, dovrebbe coinvolgere soprattutto i consumi. Il risparmio accumulato durante i lockdown è stimato tra il 5 e il 10 per cento del Pil. Ne beneficeranno anche gli altri Paesi asiatici. Da monitorare l’offerta, le supply chain e l’ESG.
La fine della politica Zero Covid da parte della Cina, che nella modalità e rapidità ha colto di sorpresa buona parte del mercato, ha fatto da propellente alla Borsa locale. Negli ultimi mesi l’indice MSCI China è cresciuto infatti di circa il 50%. Per gli investitori a breve termine, in particolare per quelli che si chiedono se sia un buon momento per acquistare azioni cinesi a livello di indice, è comprensibile chiedersi se sia troppo tardi o se sia ancora possibile trovare valore. Un’idea sul da farsi ce l’ha Mayur Nallamala, senior portfolio manager e head of asian equities di RBC BlueBay che, sulla base dei fondamentali osservati finora, ritiene che ci sia ancora un significativo margine di rialzo.
La domanda repressa è destinata a esplodere
In primo luogo bisogna ricordare che l’economia del Dragone, la seconda più grande al mondo, è in continua espansione in termini di sviluppo, profondità e accesso all’azionario. Per questo, gli investitori azionari possono ancora trovare valore, anche se è doverosa una selezione, senza trascurare ciò che accade a livello dei fondamentali. La svolta si basa molto sulla domanda repressa perché, dopo il lockdown imposto dalla pandemia, la gente desidera cenare fuori, vedere persone e viaggiare. Con la ripresa delle attività, dunque, dovrebbero aumentare in modo significativo i consumi. Anche perché, sottolinea il gestore, la capacità di spesa è un altro motivo per cui i consumi potrebbero aumentare nel breve periodo.
Il risparmio accumulato pari al 5-10% del Pil
Questa prospettiva è corroborata dalle statistiche che arrivano dal Governo, le quali mostrano che durante gli ultimi tre anni di blocco la famiglia cinese media ha accumulato molti risparmi. Alcuni economisti stimano che questo risparmio in eccesso possa raggiungere il 5-10% del Pil. Pechino, inoltre, ha dichiarato che rilanciare con forza la fiducia del mercato sarà una priorità politica per il 2023 e ha indicato il sostegno alla spesa in alcuni selezionati settori. Non desta alcuna sorpresa il fatto che i titoli delle società che hanno beneficiato delle riaperture e dei consumi repressi siano stati i primi a salire durante il 2022 e, di riflesso, molte di queste azioni non si trovano più a buon mercato.
Il Governo ha cambiato passo verso il settore privato
Per questo motivo, anticipa Nallamala, quest’anno in RBC BlueBay saranno impegnati a monitorare la velocità di ripresa dell’economia e la destinazione dei risparmi perché alcuni titoli che hanno visto impennare le quotazioni deluderanno sui fondamentali, mentre altri supereranno le attese. Negli ultimi anni, il giro di vite del Governo sulle high tech è stato uno dei motivi del crescente scetticismo circa l’azionario cinese, oltre a norme più restrittive su altre attività del privato. Un esempio è sicuramente quello che è successo alla holding di Alibaba, Ant Group: a fine 2020 è stata bloccata dal portare a termine un’Ipo che si stimava fosse di 300miliardi di dollari. Solo quest’anno è stata autorizzata ad aumentare il capitale.
Effetto locomotiva per gli altri Paesi asiatici
Su questo fronte, rileva il gestore, i timori dei regolatori sembrano attenuarsi. Il miglioramento del clima in Cina sarà probabilmente un motore di crescita per i Paesi asiatici con forti legami economici con Pechino. Giappone, Corea e Tailandia – secondo Nallamala - sono destinazioni turistiche popolari per i cinesi, mentre Corea, Giappone e Australia hanno molte esportazioni in Cina. Sebbene quest’anno il Pil globale possa registrare un rallentamento, la ripartenza della Cina dovrebbe contribuire a compensare in qualche misura questa frenata. Tuttavia, cresce la preoccupazione su quanto possa essere discontinua e se possa creare pressioni inflazionistiche a livello globale, anche se sporadiche.
Monitorare l’andamento dell’offerta, le supply chain e l’ESG
Tra gli altri fattori che Nallamala suggerisce di monitorare c’è l’offerta che, per soddisfare l’atteso balzo dei consumi, dovrà essere riportata ai livelli pre-Covid. Un altro aspetto che gli investitori non possono sottovalutare è il processo di deglobalizzazione, dopo che il Covid ha mostrato la fragilità delle supply chain troppo concentrate. Il gestore crede che l’inizio di uno spostamento verso altri Paesi asiatici è un fenomeno che vedremo manifestarsi lentamente ma chiaramente nei prossimi anni. Infine c’è da consideraare il tema ESG: in Asia, negli ultimi decenni ci sono stati molti miglioramenti su questo fronte e la Cina ha una solida industria nell’ambito delle energie rinnovabili e nel settore dei veicoli elettrici.