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Cambio di asset allocation per il più grande sovereign fund
Dopo aver chiuso il 2016 con un rendimento del 6,9% -quinto anno consecutivo in positivo- il Governo di Oslo intende modificare i limiti all’asset allocation del veicolo che gestisce gli introiti del petrolio.
La situazione straordinaria sperimentata dal mercato del reddito fisso nel corso del 2016, con i rendimenti di molti titoli di Stato sprofondati in terreno negativo a causa del quantitative easing adottato dalle banche centrali dei principali paesi industrializzati, ha convinto il Governo norvegese a pianificare un cambio operativo per il Fondo sovrano: elevare il tetto massimo della quota destinabile all’investimento in azioni dal 60% al 70%. La proposta sarà discussa in Parlamento il prossimo 31 marzo e, per essere approvata, necessiterà di un ampio appoggio da parte delle forze politiche. L’ultima revisione al rialzo della componente azionaria del Fondo risale al 2007, quando la quota massima in azioni fu portata dal 40% al 60%.
Alla fine del 2016, l’esposizione del Fondo sovrano ai titoli azionari si era già portata al 62,5%. Al contrario, la parte di patrimonio destinata al reddito fisso si è abbassata fino al 34,3%. Il 3,2% è la quota di Aum destinata agli investimenti nel settore immobiliare. I fondi sovrani sono in condizioni di effettuare questo tipo d’investimento grazie all’accesso ai capitali sui mercati internazionali e alla propensione al rischio spalmabile su un ‘orizzonte temporale molto lungo
Il Fondo Pensioni della Norvegia, il più grande sovereign fund del mondo con un asset under management di 850 mld di euro, ha chiuso il 2016 con un rendimento positivo per il quinto anno consecutivo. La rivalutazione accumulata dal veicolo l’anno scorso è stata del 6,9%, più del doppio del +2,7% ottenuto nel 2015.
Le tre grandi asset class sulle quali si focalizza la strategia d’investimento del fondo hanno chiuso tutte in territorio positivo. La parte di portafoglio destinata ai titoli di rischio (azioni) ha offerto una performance annua dell’8,7%, quella destinata ai titoli di debito (obbligazioni) il 4,3% e la quota investita nel settore immobiliare lo 0,8%. Nel corso del 2016, la performance è stata guidata nel primo semestre dal calo dei rendimenti obbligazionari e dal conseguente apprezzamento dei bond presenti in portafoglio; nella seconda metà del 2016, dall’accelerazione al rialzo dei listini azionari.
Il 2016 è stato anche l’anno in cui il sovereign fund ha dovuto fare i conti con un fatto inedito nella storia del veicolo: la richiesta da parte del Governo di Oslo di liquidare una quota del patrimonio in gestione per fare fronte alla copertura di servizi pubblici altrimenti non erogabili a causa della riduzione degli introiti derivante dal calo delle quotazioni del petrolio. Il fondo è riuscito a compensare tale deflusso di Aum grazie alle performance realizzate.
Per aree geografiche, il Fondo norvegese ha rafforzato le sue posizioni sul mercato statunitense. Alla chiusura del 2016, il 42,3% dei suoi investimenti in azioni erano destinati agli Stati Uniti (nel 2015 la quota parte si fermava al 40%), il 36% alle Borse del Vecchio Continente (dal 38,1% dell’anno precedente), il 17,9% ai mercati asiatici (dal 18,1%). Il Fondo ha elevato la quota destinata ai mercati emergenti dal 9,8% al 10,5%. Nel complesso, i paesi inclusi nel portafoglio sono 77. Negli ultimi mesi un piccola quota è stata investita anche in Argentina.