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Il puzzle dei fondi Absolute Return
Absolute Return è un concetto di marketing che ha consentito, in particolare nei momenti di crisi dei mercati, a questo comparto di fondi comuni di investimento di conquistare quote crescenti di mercato sia in Europa che negli Stati Uniti
Nonostante ciò, non si può dire che questi strumenti abbiano dato vita ad una nuova categoria perché la dicitura ‘absolute return’ è spesso l’unica cosa che accomuna prodotti davvero complessi da valutare.
La definizione ‘Absolute return’ è prima di tutto un concetto di marketing che ha trovato terreno fertile durante la fase più cruda della recessione scatenata dalla crisi dei sub-prime. Molti piccoli investitori hanno sottoscritto quote di questi fondi credendo che li mettessero al riparo da potenziali perdite e consentissero di portare a casa dei guadagni in ogni contesto di mercato, anche il più difficile. Tuttavia, l'investitore farà bene a non confondere il risultato perseguito con le strategie adottate.
Questi fondi usano strumenti finanziari –combinazioni di bond, derivati, commodities, valute e azioni- con l’obiettivo di sviluppare strategie capaci di offrire rendimenti positivi in ogni situazione o fase di mercato. Pertanto, la definizione ‘absolute return’ si riferisce al risultato perseguito (ritorni positivi e volatilità sotto controllo) e non alle strategie utilizzate per centrarlo. In alcuni casi, un solo fondo può mettere in campo più di dieci strategie.
La relativamente giovane età dei fondi absolute return fa si che, per la maggior parte di questi strumenti, non è possibile disporre di un track record affidabile. Molti prodotti si propongono di garantire un rendimento positivo in un arco di tempo di almeno tre anni o nel corso di un full market cycle. Nonostante ciò, alcuni dati possono essere analizzati: nel 2008, un anno difficile per i mercati finanziari di tutto il mondo, l’indice delle strategie Absolute return ha perso il 13,5% nei dodici mesi; nello stesso periodo, l’indice Standard and Poor’s 500 è crollato del 38,5%. Un risultato che sembra confermare la capacità di limitare le perdite, ma non quella di ottenere risultati positivi in ogni contesto di mercato.
Un altro fattore chiave da non dimenticare è la difficoltà che un sottoscrittore retail può incontrare nel valutare la bontà della strategia (o strategie) utilizzate dai gestori. Gli absolute return fund tendono ad utilizzare strategie di investimento tipiche degli hedge fund o di altri alternative mutual funds. Pertanto, le chance di piena comprensione dei meccanismi di funzionamento sono davvero scarse per il piccolo investitore.
Una modalità operativa per avvicinarsi a questi prodotti potrebbe consistere nel sottoscrivere quote di fondi absolute return che adottano strategie molto diverse tra di loro. In tal modo si riesce a beneficiare dei potenziali vantaggi offerti da questi strumenti e a diluire i rischi connessi, attraverso una diversificazione delle strategie. Nella selezione delle strategie è necessario prestare attenzione a quelle che prevedono un trading forsennato, con un numero di operazioni di acquisto/vendita talmente elevato da incidere sul TER complessivo sopportato dai sottoscrittori.
Secondo alcuni esperti, in assenza di un track record che sia da conforto alle performance conseguite, l’investitore può utilizzare questi fondi per cercare di tenere sotto controllo e ridurre la volatilità del proprio portafoglio, seguendo una tecnica chiamata ‘laddering’ e applicata al mercato dei titoli di stato. La tecnica consiste nel creare un portafoglio di government bond che ospiti titoli con scadenze brevi-medie e lunghe, e pertanto capace di garantire l’incasso di cedole (trimestrali, semestrali o annuali) e, allo stesso tempo, tenere sotto controllo la volatilità. In questo caso, il laddering andrebbe applicato alle strategie utilizzate, in ragione del livello di rischio insito in ognuna di esse. Facile a dirsi, un po’ meno a metterlo in pratica.