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Sterlina prossimo franco svizzero
Alcuni grandi investitori istituzionali ipotizzano che la sterlina sia destinata a rafforzarsi nettamente nel corso prossimi mesi e recuperare in toto il terreno perso. Analizziamo le ragioni di questo ottimismo
Con la sterlina oramai prossima a rompere la barriera degli 1,30 dollari, livello abbandonato poco dopo il referendum di giugno del 2016 che ha dato il via libera alla Brexit (uscita del Regno Unito dall’Unione Europea), alcuni investitori stanno assumendo posizioni molto aggressive in favore di una netta rivalutazione della divisa britannica.
Alcuni money manager hanno addirittura ipotizzato che la sterlina possa trasformarsi in una specie di nuovo Franco svizzero. Tradizionalmente, la divisa elvetica viene considerata un asset rifugio dagli investitori che prediligono la sicurezza rispetto al rendimento. Se osserviamo l’andamento delle principali valute europee (franco svizzero, corona norvegese e corona svedese), notiamo che tutte stanno vivendo un periodo di forza. La sterlina potrebbe seguire la stessa traiettoria perché attualmente la sua quotazione viene considerata un 15% al di sotto di quello che dovrebbe essere il rapporto di cambio di equilibrio con la divisa unica europea.
L’ottimismo sull’andamento della sterlina si basa su due fattori: in primis riflette quello sulle prospettive dell’economia britannica quando si troverà fuori dall’Ue; in secondo luogo si concentra sui recuperi messi a segno nel passato dal pound dopo aver sofferto shock paragonabili alla Brexit.
Osservando le prospettive dell’economia del Regno Unito nel post Brexit, gli investitori istituzionali più ottimisti sostengono che, anche nella peggiore delle ipotesi (nell’ipotesi che l’Ue imponga dazi ai prodotti britannici), il costo annuo per le imprese dell’isola ascenderebbe a circa 6.000 mln di sterline (7.140 mln di euro). Il Governo di Londra potrebbe affrontare tale onere, che rappresenta la metà di quanto versato dal paese come contributo all’unione. Il dato non include la vendita dei servizi finanziari.
Un’altra ipotesi che sta guadagnando terreno è che la sterlina, l’economia britannica e la Borsa di Londra possano ripetere la traiettoria sperimentata in seguito al forte deprezzamento della divisa avvenuto nel 1992 (quando il paese uscì dal sistema monetario europeo) e nel 2008 (dopo il default di Lehman Brothers e il collasso del sistema bancario locale). In entrambi i casi, l’economia si riprese rapidamente, il listino azionario di Londra guadagnò in media il 36% nei dodici mesi successivi e l’inflazione subì una modesta accelerazione. L’insieme di questi fattori consentì alla sterlina di rimbalzare dopo alcuni mesi di stand by.
Un altro fattore che supporta il cambio di view sulla divisa britannica è dato dalle elezioni annunciate dal primo ministro Theresa May per il prossimo 8 giugno. Le aspettative si focalizzano su una netta vittoria dei conservatori, tale da consentire alla May di affrontare le prossime negoziazioni con l’Ue da una posizione politica forte e stabile. La maggioranza parlamentare consentirebbe ai conservatori di gestire al meglio il periodo di transizione ed evitare la fuga di imprese, banche e investitori.
Al contrario, i gestori che propendono per una view pessimista sul futuro della sterlina sostengono che una netta vittoria della May aumenterebbe il rischio di assistere a una Brexit dura, dalle conseguenze indecifrabili e negative per l’economia domestica.