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Il Re nudo
Lo scenario Usa sta cambiando dopo alcuni mesi in cui i principali indici azionari hanno preferito muoversi in un quadro di riferimento basato sul mantenimento di una distanza considerevole dalla realtà
Con l’espressione ‘Il re è nudo’, gli analisti di Bloomberg hanno voluto rappresentare la situazione attuale vissuta dai mercati finanziari dinanzi alla disillusione scatenata dalla tempesta politica che si sta abbattendo sugli Stati Uniti. Dopo alcuni mesi di ammirazione delle politiche teoricamente pro-crescita comunicate dal neo presidente, gli investitori sembrano essersi resi conto che dietro l’enfasi c’è ben poco di concreto.
La volatilità s’impenna
In soli due giorni di negoziazioni, l’indice che misura la paura sul mercato azionario del Vecchio Continente, il VStoxx, è salito del 40%. Negli Stati Uniti, il suo omologo, il VIX (che calcola la volatilità implicita dell’indice Standard and Poor’s 500) ha registrato un balzo del 50%. Stando ai dati in possesso di Bloomberg, questo indicatore ha archiviato la giornata di mercoledì scorso con l’incremento giornaliero più elevato della sua storia (46,5%).
Dopo la vittoria di Macron alle presidenziali francesi, le Borse erano rimaste senza punti di riferimento. La stagione degli utili trimestrali è quasi finita, i dati macroeconomici presentano novità tali da muovere i mercati e non sembrano esserci novità né in Cina né in altri paesi o aree geografiche. In siffatto scenario internazionale di riferimento, Donald Trump ha assunto il ruolo di unico elemento in grado di catalizzare l’attenzione dei listini negli ultimi mesi.
Le accuse mosse al neo presidente si sono abbattute sul sentiment degli investitori come una giara di acqua gelida in volto. Questo spiega il perché dal 1° marzo gli indici azionari statunitensi abbiano seguito un andamento quasi piatto e quelli europei abbiano continuato il trend ascendente. A partire da inizio marzo, lo Standard and Poor’s 500 ha lasciato sul terreno l’1,6% (escludendo il calo di ieri) e l’Euro Stoxx 600 si è rivalutato del 3,1%.
In un primo momento i dubbi si sono focalizzati sul timing delle politiche annunciate da Trump e sulle chance che l’economia statunitense ha di trarre beneficio dalle misure annunciate. Nel momento in cui Trump ha annunciato la volontà di annullare l’Obamacare, gli investitori si sono chiesti se il presidente sarebbe riuscito a ottenere l’appoggio sufficiente dal Parlamento. Gli stessi dubbi si sono successivamente estesi alla capacità di disporre dei numeri necessari per approvare la riforma fiscale. Attualmente sembra chiaro che non sarà affatto semplice disporre della maggioranza richiesta per centrare tali obiettivi.
Il dollaro si debilita
Il 2 marzo il rapporto di cambio euro/dollaro ha segnato l’inizio di una fase di rivalutazione della divisa europea, passata da quota 1,05 usd a 1,11. L’usd aveva ben cominciato la presidenza Trump, ma ha dovuto cedere posizioni a causa di uno scenario incerto negli Usa e meno incerto in Europa. Nel frattempo si assiste a un recupero delle quotazioni dei tradizionali asset rifugio. Il metallo giallo accumula sei sessioni consecutive al rialzo, non molte ma sufficienti a riportarne la quotazione sopra i 1.260 usd l’oncia. La rivalutazione complessiva in queste sei sessioni è stata del 3,6%. Da giovedì della scorsa settimana anche il franco svizzero, divisa rifugio per eccellenza, ha riconquistato alcune posizioni, passando da 0,99 contro l’usd a 1,023.