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Pil pro capite, Cina e India su tutti
Nella terza parte della disamina dell'andamento del Pil pro capite in giro per il mondo negli ultimi nove anni è molto interessante analizzare che cosa è successo in Asia. Cominciamo con l’economia che nel continente è stata la prima a industrializzarsi, ovvero il Giappone, che ha avuto una crescita complessiva infima (+1,5%) nei nove anni. Se consideriamo, però, il calo demografico, questo valore arriva al +2% pro capite; certo nulla che induca a strapparsi le vesti, ma comunque un risultato che mette in prospettiva il declino giapponese. Questa nazione, infatti, sostanzialmente mostra un andamento economico in linea con quello del Nord Europa, una volta equalizzate le differenze demografiche.
Se poi osserviamo le altre tigri asiatiche, troviamo risultati molto migliori, anche se comunque anche in tali casi non siamo certo a livelli entusiasmanti. Ad esempio Singapore ha visto un aumento cumulato del Pil pazzesco (+50%) per un'economia già così ricca, ma questo valore si dimezza (+25%) una volta che consideriamo il robusto aumento della popolazione. La Corea del sud ha messo a segno +31%, che si trasforma in +24,9% a livello pro capite, mentre i valori equivalenti per Taiwan sono rispettivamente +24,2% e +21,2%. Chiude infine il gruppo delle tigri storiche Hong Kong con +24,3% e +17,1%.
Come si può notare abbiamo messo questi paesi in ordine decrescente di performance: i maligni potrebbero notare che curiosamente tale andamento coincide anche con il grado di buoni rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Inoltre non si può fare a meno di osservare che queste performance sono da una parte pessime, se le si confronta con quelle del recente passato di questi paesi, e ottime rispetto all'andamento dei paesi occidentali comparabili. Del resto, nonostante performance relativamente brillanti, anche in tali economie vi è molto scontento, soprattutto fra le fasce mediane del paese e tra le nuove generazioni.
In pratica anche una crescita cumulata del Pil pro capite del 20-25% su nove anni non si traduce in chissà quali visibili miglioramenti per gran parte della popolazione. Il risultato è interessante se infatti andiamo a confrontare i dati delle tigri più ricche con quelli di alcune nazioni in via di sviluppo del Sud-Est asiatico. La Thailandia, ad esempio, ha visto un aumento del Pil pro capite cumulato di circa il 23%, l'Indonesia del 43,2% e le Filippine del 37,2%. Si tratta di valori che, a parte il caso della Thailandia, derivano da una crescita complessiva non entusiasmante (nulla di comparabile alla Cina degli anni d'oro) accompagnata da un aumento della popolazione ancora robusto. È interessante notare che sostanzialmente ben poche cose sono cambiate in termini relativi nell'ultima decade: il Nord-est dell'Asia è andato un po' avanti rispetto all'Europa, mentre il Sud-est asiatico ha visto solo qualche modesto miglioramento.
Come si potrà notare finora non abbiamo parlato di India e Cina, che, non molto sorprendentemente, de facto sono state le uniche due economie del pianeta a vedere un cambiamento reale dei propri standard di vita, con però la Cina che ha sopravanzato tutti. Se infatti l'India è salita di oltre l'85% in totale e di circa il 66% nel valore pro capite, la Cina ha messo insieme rispettivamente un +106% e +98%.
In pratica quello che era un paese già molto ricco e competitivo nell'Asia in via di sviluppo ha aumentato le proprie distanze invece di diminuirle. Il grado di competitività e dei redditi poi è migliorato enormemente rispetto anche ad altri emergenti quali Brasile, Messico, Turchia e Russia. Basta guardare l'ascesa di ogni genere di beni di consumo nel paese, dall'auto all'elettronica, dai cosmetici al turismo, per rendersi conto di come il Dragone abbia praticamente monopolizzato quel poco di vigore economico che si è visto da 10 anni a questa parte.
A questo punto però non si può non notare una discrepanza molto forte fra quanto è successo a livello macro e l'andamento sui mercati dei capitali, dove il sud est asiatico è stato brillante e la Cina pessima. Con ogni probabilità tale discrepanza è giunta ben oltre i suoi limiti accettabili. Vedremo in futuro come si potrebbe procedere.