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Una radiografia dell’economia Usa
La lettura della maggior parte dei dati che fotografano l’economia statunitense, conferma che il suo stato di salute ha registrato ulteriori miglioramenti nel 2017, tuttavia, le percezioni tendono a divergere
L’Università del Michigan ha comunicato lo scorso 22 novembre che l’indice di fiducia dei consumatori ha raggiunto i 98,5 punti, un dato superiore alla lettura preliminare di 97,8. L’indicatore evidenzia un calo rispetto ai 100,7 punti di ottobre, il livello più elevato da gennaio 2004.
Il tasso di disoccupazione si è ridotto al 4,1%, il livello più basso degli ultimi 17 anni. Le stime per l’inflazione 2018 indicano una variazione dei prezzi al consumo del 2,5% (il target inflation definito dalla Federal Reserve è al 2%). L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dell’1,6% a ottobre rispetto allo stesso mese del 2016. I prezzi degli alimentari e dell’energia sono lievitati dell’1,3%.
Le persone percepiscono lo stato dell’economia in modo soggettivo, in base alle possibilità di lavoro, alle prospettive di veder crescere il proprio reddito etc. Questa è la tesi del premio Nobel per l’economia Richard Thaler. L’economista è convinto che un altro fattore che svolge un ruolo rilevante nella percezione soggettiva dello stato in cui versa l’economia di un paese è l’ideologia politica.
Janet Yellen, governatrice uscente della Fed, ha affermato che spera in un raffreddamento dell’inflazione nell’arco del prossimo biennio, ma che non c’è alcuna evidenza che ciò accadrà con certezza. Secondo la Yellen –la cui rimozione è stata fortemente voluta da Donald Trump- , il capo della Casa Bianca dovrebbe ringraziare Obama per il lavoro fatto e non prendersi il merito per l’attuale crescita economica. L’arrivo di Trump non può spiegare da solo l’arrivo della crescita nella maggior parte dei continenti e la vigoria sperimentata dai mercati azionari.
Trump ha promesso di riportare l’economia Usa su livelli di crescita annui prossimi al 4% attraverso l’adozione di una regolamentazione meno rigida e minori imposte. L’obiettivo del presidente è fomentare gli investimenti e l’innovazione. Le critiche formulate dall’economista Paul Krugman si fondano sull’idea che tale ritmo di crescita annuo del Pil sarebbe insostenibile per l’economia domestica perché le aziende incontrerebbero enormi difficoltà nella ricerca delle professionalità di cui hanno realmente bisogno.
Nel 2017 la variazione del Pil Usa è stata del 3%, esattamente al punto in cui l’ha lasciata Obama e la disoccupazione al 4,1% con un forte ricorso ai contratti a tempo determinato. Nel suo ultimo intervento, la Yellen ha sottolineato che la maggior parte dei nuovi occupati si concentra nei settori retail e alimentazione, caratterizzati da salari molto bassi. Secondo Krugman, nel periodo post recessione ben otto milioni di statunitensi sono rimasti a lungo senza lavoro e questo impedirà a molti di loro di rientrare nel range dei salariati ben remunerati.
Per quanto riguarda il mercato immobiliare, la maggior parte degli statunitensi crede che, dopo la recente corsa al rialzo dei prezzi, il mercato delle abitazioni tenderà a rallentare nei prossimi anni (la prudenza è d’obbligo in un paese che non ha ancora dimenticato i disastri dei mutui subprime, il tracollo del mercato azionario e l’avvio di una fase profondamente recessiva per l’economia).
Sia la Fed che il Tesoro Usa ipotizzano che l’economia si riprenderà completamente dalla recessione sofferta nel 2007-2009 entro il 2020 e che la forza del mercato del lavoro sarà tale da riportare la piena occupazione. La maggiore crescita degli occupati è prevista nel settore dell’assistenza medica e di altre forme di supporto sociale con 5,7 mln di nuovi occupati. Il secondo settore più dinamico sarà quello tecnologico (3,7 mln di nuovi posti di lavoro) in scia alla digitalizzazione delle imprese e dell’economia nel suo complesso.