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Wall Street e il resto del mondo
È uscita una tabella di estremo interesse da parte di uno dei maggiori gruppi di asset management del mondo basato in Germania. Essa mette in rapporto, nell'ultimo decennio, i livelli di P/E trailing (il rapporto prezzo/utili ottenuto calcolando i profitti dell'ultimo quarto trimestre) di diversi mercati con l'andamento dei prezzi dell'S&P 500. La fasce indicate per l'ultima decade erano 10-12-14-16-18-20.
Cominciamo subito con una considerazione banale: attualmente il principale benchmark azionario mondiale si trova intorno a 20, un po’ più in basso rispetto ai valori record di fine gennaio. Si tratta di un livello che non ha pari nella storia dell'equity statunitense, a parte la folle bolla di fine anni ‘90. Andando però a ritroso nel tempo, scopriamo alcuni elementi interessanti: nel periodo post crisi-finanziaria, quando gli utili hanno ripreso a crescere notevolmente, questo indicatore è passato da un minimo poco sotto quota 12 durante l'estate buia del 2011, quando le quotazioni dell’S&P 500 si trovavano poco sopra 1.130, per passare poi la soglia di 16 nella seconda parte del 2013, quando il benchmark era sopra 1.600.
Come si può capire da questi numeri, in quel periodo vi fu un miglioramento sostanziale dei risultati delle aziende americane, tanto che i multipli si espansero molto meno dei corsi dell'indice. Nei due anni e mezzo successivi vi è stata una stagnazione e una mini-recessione dei profitti con il P/E trailing che ha oscillato sempre fra 16 e 18; la soglia di 16 peraltro ha fornito in quel periodo clamorose occasioni di acquisto.
A questo punto però vale la pena realizzare una piccola analisi: dove finirebbe il mercato Usa se i multipli rientrassero verso i valori mostrati da altri grandi mercati azionari? Cominciamo dagli emergenti: il P/E trailing dell’Msci emerging markets è intorno a 16, un livello che implicherebbe per l’S&P 500 un collasso grosso modo del 20%. Se ci spostiamo nello specifico sull'Msci China, che comprende i colossi quotati all'estero (Adr, azioni H di Hong Kong, red chip) vediamo che il P/E trailing è pari a 18: per pareggiarlo sarebbe sufficiente un calo del 10% da parte delle azioni statunitensi. Nel caso dell’Msci India, addirittura il nostro indicatore di riferimento raggiunge quota 24, mentre in America Latina si scambia intorno a un considerevole livello di 19.
Anche il trailing dell’Msci Europe, che comprende le maggiori piazze delle nazioni sviluppate del Vecchio continente, è praticamente uguale a quello statunitense, con però un forward (utili previsti per l’anno prossimo) molto più basso, segno che analisti e investitori credono a una continuazione robusta dell'ascesa dei profitti europei. Lo stesso discorso vale per l’America Latina (forward intorno a 15), India (19) e Cina (14).
Solo il Giappone, fra gli sviluppati, mostra una combinazione dei due P/E equilibrata (16 il trailing, 14 il forward),mentre il resto in pratica è tutto caro più o meno come gli Usa, a parte qualche emergente. Le migliori prospettive relative sono generate semplicemente da previsioni molto più aggressive per il resto del mondo di aumento dei profitti. Il che francamente non sembra costituire una prospettiva entusiasmante per affrontare un futuro fatto di maggiore volatilità. In pratica il pianeta al di fuori degli Stati Uniti sta scontando la tesi della continuazione del processo di messa in pari con l'America di utili e margini.
Fintanto che le correzioni sono generate da panico improvviso che porta fuori dal mercato liquidità di breve, sostanzialmente tutti stanno sulla stessa barca. Se però questo roseo scenario di cui abbiamo accennato non dovesse materializzarsi per il pianeta, non sarebbe inconcepibile ritenere che Wal Street continuerebbe a costituire il meglio disponibile a livello globale. Nel prossimo futuro vedremo qualche dettaglio in più.