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Risparmio a lungo termine, non sempre risolve

26/03/2018

Andare in pensione a un’età decente non sarà facile per i giovani che oggi entrano sul mercato del lavoro: di conseguenza, per chi non ha un fondo pensione integrativo cui magari contribuisce il datore di lavoro, diventa fondamentale un risparmio costante a lungo termine che garantisca un capitale che vada a integrare una pensione sempre più lontana e probabilmente sempre più misera. Ma a quale livello deve essere il risparmio per una persona che voglia costituire un capitale da mettere a reddito? E per quanto tempo è necessario risparmiare? Vediamo di ipotizzare un caso concreto.

Consideriamo un professionista discretamente affermato di 40 anni che decida di mettere via ogni mese una fetta discreta della sua remunerazione: ipotizziamo 500 euro mensili, che sono congrui con uno stipendio di 3-4 mila euro, ovviamente se non ci sono altri impegni come un mutuo o altre spese fisse di notevole importo. L’obiettivo potrebbe essere raccogliere i frutti di questo costante risparmio di 6.000 euro annui dopo 25 anni. È necessario che ogni 12 mesi la cifra venga incrementata per la crescita dell’inflazione, in modo che la somma investita ogni anno resti costante in termini reali.

A questo punto si tratta di scegliere il livello di rischio: si può decidere per un atteggiamento molto prudenziale, vale a dire puntando esclusivamente sul reddito fisso con rating alto o medio alto (in genere si considera ai tassi attuali un ritorno intorno all’1% reale di rendimento) o per un rischio medio, scegliendo un prodotto che abbia due terzi di obbligazionario e un terzo di azioni o di obbligazioni high yield (in questo caso è pensabile l’1,5% annuo di performance). Ovviamente si può decidere anche per un livello di rischio massimo, puntando esclusivamente su uno o più strumenti azionari. In questo caso si parla di una media di crescita del capitale a lungo termine intorno al 4%, ma con pericoli evidentemente molto più forti, poiché nessuno può garantire rendimenti certi dai titoli azionari. Sul lunghissimo termine le borse sono solitamente più remunerative del reddito fisso, ma ovviamente si tratta di previsioni con una forte componente di aleatorietà. Peraltro è difficile fare ipotesi razionali su un periodo così lungo persino per il reddito fisso: 10 anni fa, per esempio, nessuno avrebbe ipotizzato che potessero entrare in circolazione titoli di stato a rendimento negativo.

Vediamo a questo punto il nostro ipotetico 40enne che abbia iniziato a risparmiare 500 euro al mese a partire dal 1° gennaio 1018 quanto si troverà all’inizio del 2043, quando compirà 65 anni.

Il capitale investito sarà l’equivalente odierno di 150.000 euro, che con gli interessi composti all’1% porterà a trovarsi allora a una cifra attualizzata di 170.375 euro. Chiaramente non è una somma da buttare via, ma non cambia in maniera significativa la vita di una persona: continuando a investire all’!%, ma ritirando regolarmente le cedole, si incasserebbero 1.700 euro all’anno, meno di 150 euro al mese. In effetti con quella somma, sempre considerando che sia attualizzata e che i mercati di allora siano grosso modo simili a quelli di oggi, si potrebbe acquistare un bilocale in una grande città da affittare a circa 800 euro al mese lordi, che grosso modo, detratte le tasse e le spese a carico del proprietario, arrivano a circa 400 euro al mese di rendita. Già meglio, ma certamente non un reddito particolarmente significativo: siamo abbondantemente sotto una pensione sociale.

Nel caso che si voglia prendere un po’ più di rischio e si punti su un prodotto bilanciato che prometta l’1,5% annuo, le cose non cambiano molto: si arriva a un capitale finale di 181.840. Rispetto all’ipotesi precedente la rendita mensile ricavabile si sposta di pochi spiccioli.

Ovviamente abbastanza diverso il caso dell’investimento in borsa, almeno se questo tipo di mercato mantiene le promesse iniziali: il capitale versato di 150 mila euro dovrebbe essere arrivato nel 2043 a 255.256 euro. Sicuramente una cifra più che discreta, ma anche questa non certo in grado di cambiare la vita di un neo-pensionato.

A cura di: Alessandro Secciani

Parole chiave:

previdenza lungo termine rendita
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