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Casa, un investimento tornato interessante
Sono ormai diversi anni che operatori, potenziali acquirenti e semplici possessori di case si chiedono se l’immobiliare in Italia abbia raggiunto il suo livello minimo e possa tornare a crescere. In pratica la domanda è semplice: a più di 10 anni dallo scoppio della crisi del mercato immobiliare è tornato interessante investire nel classico mattone o si rischia di mettere a segno l’ennesima minusvalenza acquistando un appartamento? La risposta non è semplice ovviamente e si scontrano in questo caso sia elementi positivi sia negativi. Vediamo i principali punti a favore di una ripresa dei prezzi nel settore residenziale, vale a dire gli appartamenti per abitazione. Molto più complessa è invece la situazione per quanto riguarda uffici, negozi, case di vacanza, capannoni industriali e altre tipologie che si muovono logiche proprie.
Sono ripartite le compravendite. Sono ormai tre anni che dai dati ufficiali registrati dall’Agenzia delle entrate risulta in maniera estremamente chiara che il mercato delle case è ripartito: nel corso del 2017 gli immobili residenziali che hanno cambiato proprietario sono stati 542.480, con una crescita di quasi il 5% rispetto all’anno precedente, che già aveva visto un notevole incremento rispetto all’anno prima. Ciò significa che nel corso dell’anno passato un italiano su 100 o una famiglia su 30 circa ha acquistato una casa. Il fenomeno è sottolineato anche dalla riduzione dei tempi di vendita.
Prezzi ai minimi. Dal 2007, anno in cui il valore di mercato delle case italiane raggiunse il massimo, è stato calcolato che in media il valore delle abitazioni ha perso ben oltre il 40%. Secondo l’ufficio studi di Tecnocasa, infatti, l’indice dei prezzi immobiliari è passato dal valore 100 del 1° gennaio 2008 a 59,0 nel Nord Italia, a 56,9 nel Centro e a 54,9% nel Sud alla fine del 2017. Sempre nel 2017 la perdita di valore del real estate italiano si è collocata tra l’1% e il 2%. Nel corso dell’ultimo decennio non c’è stato un solo anno che abbia visto un sia pur lieve recupero.
Se questi dati sono indubbiamente sconsolanti per chi pensa di investire, è indubbio che è difficile, dopo una sciacquata del genere, che ci possano essere ulteriori consistenti perdite. In pratica dovrebbe essere stato toccato il fondo.
Primi segnali di ripresa dei prezzi. E la speranza che anche le quotazioni delle case possano ripartire trova una prima conferma dai dati del mercato milanese, che finora ha quasi sempre anticipato il trend nazionale. «È proseguita la risalita dei prezzi a Milano», continua l’ufficio studi di Tecnocasa. «Nella seconda parte del 2017 i valori immobiliari di Milano hanno registrato un aumento del 2,5%. In alcune aree, come Bovisa Sempione, l’incremento è arrivato al 4%». Si tratta chiaramente di un piccolo timido segnale, ma certamente incoraggiante.
Tassi ai minimi. Attualmente i tassi dei mutui sono su livelli come forse non si erano mai visti prima: trovare un tasso fisso al di sotto dell’1,50% è facile e questo fatto rende possibile ad ampie fasce di reddito indebitarsi per comprare.
Ripresa economica. Sia pure in termini molto contraddittori e con una stabilità non certo a prova di bomba, ma l’Italia sta vedendo per la prima volta dopo diversi anni una discreta ripresa della sua economia. Nulla di eclatante, ma, rispetto al cupo pessimismo degli anni passati, si tratta di un notevole passo in avanti che dovrebbe dare forza a tutti i settori ciclici, edilizia in primis.
Il ritorno degli investitori. Ancora secondo i dati Tecnocasa, «nel secondo semestre del 2017 emerge che il 18,5% degli acquisti è stato concluso da investitori, contro il 17,6% del primo semestre dello stesso anno». Del resto con il mercato obbligazionario che fornisce ritorni ridicoli e scarsissime certezze, l’investimento nel mattone è tornato ampiamente competitivo, con rendimenti medi lordi intorno al 5% e la possibilità di vedere nel corso degli anni una plusvalenza degli immobili acquistati.