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Buone notizie dal settore bancario italiano

26/06/2018

Per le banche italiane il 2017 si è chiuso all'insegna delle grandi pulizie del loro portafoglio crediti. Il volume complessivo dei non performing loans nel mercato tricolore ha infatti registrato un forte calo nell'ultimo anno. Dopo aver raggiunto il valore record di 341 miliardi a fine 2015, lo stock degli Npl si è costantemente ridotto nell’ultimo biennio e dai 324 miliardi di euro lordi alla fine del 2016 si è passati ai 264 miliardi lordi registrati alla fine del 2017. E’ quanto emerge dal report “Il mercato italiano degli Npl secondo PricewaterhouseCoopers”. 

Nel dettaglio, tutte le categorie, bad loans, unlikely to pay e past due mostrano questa tendenza positiva. Alla fine del 2017, le sofferenze lorde sono scese a 165 miliardi, in calo di 35 miliardi nell'ultimo anno. I segmenti dei crediti unlikely to pay (le esposizioni creditizie per le quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni creditizie) e past due (i crediti scaduti o sconfinati da più di 90 giorni) sono diminuiti rispettivamente a 94 miliardi lordi (da 117 miliardi di fine 2016) e 5 miliardi lordi (da 7 miliardi di fine 2016). 

Guardando la composizione dei crediti deteriorati, a livello geografico, la maggiore concentrazione di gross bad loans, si registra in Lombardia (21,9% del totale, con un gross bad loan ratio del 10,5%) e Lazio (11,1% del totale, con un gross bad loan ratio del 12%). Le regioni del Centro e del Sud Italia mostrano livelli più elevati di gross bad loan ratio rispetto al Nord Italia.

Alla fine del 2017, il segmento delle piccole e medie aziende continua a rappresentare la maggior parte dei gross bad loans, con un’incidenza del 70% seguito dal segmento "consumer" pari al 21%. La ripartizione dei gross bad loan per macro-settore mostra che real estate, costruzioni e manifattura rappresentano oltre il 71% del mercato Npl italiano.

I primi cinque mesi del 2018 hanno visto chiudersi operazioni per 37,4 miliardi, tra cui le più significative sono state la cartolarizzazione dei bad loan perfezionata dal Gruppo Monte dei Paschi di Siena per 24,1 miliardi e la cessione per 10,8 miliardi di Npl da Intesa Sanpaolo a Intrum.

Il report prevede un aumento delle operazioni sui portafogli Npl anche per il secondo semestre 2018. Tra queste un peso significativo sarà rappresentato da cessioni di Npl attraverso i Gacs, le garanzie di cartolarizzazione sofferenze concesse dal Tesoro per aiutare a smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari.

Lo studio sottolinea, tuttavia, che le nuove regole contabili previste dall'Ifrs 9, che sostituisce lo Ias 39 per la rilevazione degli strumenti finanziari entrate in vigore il primo gennaio 2018, richiederanno alle banche italiane di contabilizzare le perdite attese sui prestiti come perdite di realizzo. Tale norma, attraverso l’adozione dei principi di “expected loss” (appunto la rilevazione delle perdite attese e non delle perdite già occorse come previsto dalle regole precedenti) e di “forward looking” (dovendo la banca dotarsi di strumenti valutativi volti a misurare la probabilità di default dei crediti erogati lungo tutta la loro vita contrattuale) produrrà effetti significativi sui bilanci di quest’anno (prima applicazione) e negli anni a venire.

Le decisioni strategiche delle banche, secondo PwC, risentiranno ancora di più delle richieste dalle autorità regolamentari nazionali e internazionali. Le linee guida Bce la cui adozione si estenderà in Italia anche alle banche “less significant” e il calendar provisioning previsto dall’Addendum della banca centrale, che accelererà significativamente il provisioning dei crediti deteriorati originati a partire dal 2018, saranno tra i principali driver delle scelte strategiche delle banche italiane nella gestione dei crediti deteriorati.

A cura di: Massimiliano D'Amico

Parole chiave:

banche Npl crediti deteriorati Bce
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