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Gli ottimisti d’autunno
In un precedente articolo avevamo visto che non mancano gli elementi di preoccupazione al ritorno dalle vacanze: l’incremento dei tassi da parte della Fed, la fine del quantitative easing in Eurozona, le difficoltà del governo italiano, le guerre commerciali e diversi altri problemi a settembre irromperanno molto probabilmente sulle principali piazze finanziarie, con il pericolo di portare i mercati azionari e obbligazionari in forte difficoltà. Però, nonostante tutte le difficoltà, il maggiore indice mondiale, l’S&P 500, è tornato vicinissimo ai massimi storici e molti pensano che potrebbe in breve tempo superare quota 3.000.
In pratica c’è chi vede i problemi cui abbiamo accennato come facilmente risolubili e dà della prospettive più tragiche un’interpretazione molto più soft. Vediamo il punto di vista degli ottimisti, di chi considera che alla fin fine tutto si risolverà positivamente.
Rialzo dei tassi da parte della Fed. Per certi versi è il problema che potrebbe generare più sconquassi sia sull’azionario, sia sull’obbligazionario: il maggiore costo di finanziamento delle imprese e l’incremento dei rendimenti sui bond dovrebbero avere effetti molto negativi. Ma attualmente le pressioni sulla Banca centrale Usa si stanno facendo fortissime, anche da parte dell’amministrazione Trump. La richiesta molto chiara è di rallentare molto, se non fare cessare, gli incrementi del tasso di riferimento. Oggi la Federal Reserve dovrebbe prendersi la responsabilità di fermare un ciclo economico che prosegue forte e di sconvolgere il mercato obbligazionario. Lo farà davvero? Molti scommettono che non avverrà.
Fine del quantitative easing in Eurozona. A partire da ottobre il Qe della Bce dovrebbe terminare. Anche in questo caso il mercato obbligazionario rischia di vedere notevoli incrementi dei tassi di interesse e di conseguenza gli stati più indebitati, come l’Italia, sarebbero costretti a pagare cifre molto alte in conto interessi. Anche in questo caso però c’è chi dubita che la Bce vada fino in fondo: innanzitutto Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, ha tenuto a precisare che i tassi di riferimento non verranno toccati per almeno un anno: di conseguenza il costo del denaro resterà basso. Poi Draghi ha sempre affermato che nel momemnto in cui si dovessero manifestare forti malesseri economici non ci metterebbe molto a ritornare sui suoi passi e fare ripartire il Qe. Di conseguenza anche in questo caso c’è una forte corrente di ottimisti.
Guerre commerciali. La maggior parte degli operatori è convinta che l’amministrazione americana non andrà fino in fondo nei suoi intenti di alzare i dazi nei confronti dell’Asia e dell’Europa. In pratica c’è una forte corrente di pensiero che ritiene che si tratti di minacce senza una precisa consistenza e che servano solo a strappare condizioni un po’ più favorevoli sui mercati per gli Usa.
La situazione italiana. A settembre verranno al pettine diverse promesse fatte in campagna elettorale da parte dei due partiti che compongono il governo di Roma. Se venissero attuate le riforme previste, probabilmente i conti dell’Italia salterebbero e si verificherebbe uno scontro molto forte con l’Unione Europea. Da parte del Ministero dell’economia, però, la tendenza sembra tutt’altro che oltranzista ed è probabile che anche su questo piano si vada a un compromesso che salverebbe la faccia a tutti. Anche in questo caso i mercati potrebbero tirare un grosso respiro di sollievo.
Conclusione. Come si può vedere, gli stessi fenomeni possono avere interpretazioni totalmente diverse: non a caso sui mercati nessuno può avere certezze sull’andamento di un titolo. Del resto nel momento in cui c’è una compravendita di azioni, chi compra è evidentemente convinto che sia possibile un rialzo e chi vende pensa che ci sarà un ribasso. In questo caso chi avrà ragione? Non c’è da aspettare molto per saperlo. In linea generale si può dire che, se politici e responsabili delle banche centrali faranno sul serio, le cose non andranno tanto bene, ma se si accontenteranno di fare parlare di sé i giornali, i mercati trarranno un notevole sollievo.