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Tornano di moda i bond europei
Se il 2017 si è rivelato essere l’anno quasi perfetto per i portafogli al livello globale, grazie agli elevati rendimenti aggiustati al rischio, il 2018 si è rivelato al contrario un anno piuttosto difficile, con le asset class tradizionali tendenzialmente in calo nel corso dell’anno e una più elevata volatilità.
Di fronte a queste condizioni, solo 4 degli 87 portafogli presi in esame – tra moderati, conservativi e aggressivi – hanno registrato ritorni positivi (y-t-d), il peggior risultatodal 2013. È quanto emerge dalla nuova edizione del Barometro dei Portafogli Italiani, l’analisi condotta ed elaborata dal team Dynamic Solutions Group di Natixis Investment Managers, su 87 portafogli tra il 1° gennaio e il 30 ottobre 2018.
Le preoccupazioni in termini di temi di portafoglio emerse nelle precedenti edizioni del Barometro, stanno giocando ancora un ruolo di rilievo, ovvero l’elevata concentrazione degli investimenti nei portafogli sui grandi nomi del settore tecnologico - basti pensare ai FAANGS nei mercati sviluppati o a Tencent e Alibaba sui mercati emergenti -, oltre all’attuale sostenibilità di un’asset allocation tradizionale composta da un mix di azioni e obbligazioni in un contesto di rendimenti molto bassi. Inoltre, i costi di copertura relativamente elevati per gli investitori europei che desiderano investire in asset class denominate in dollari US accrescono la complessità di un contesto già difficile. Questo ha portato, nel corso di quest’anno, ad interessanti differenze nelle scelte di asset allocation rispetto agli anni precedenti.
L’asset allocation dei portafogli italiani: torna di moda l’obbligazionario europeo
Rispetto dunque agli anni precedente, il Barometro dei Portafogli italiani evidenzia alcune importanti differenze sia in termini di mercati che in termini di asset allocation dei portafogli. Dall’indagine, infatti, sono emersi significativi afflussi verso il fixed income a dispetto di importanti spostamenti in uscita dai fondi multi-asset e un’uscita moderata dai fondi alternativi. Esattamente il contrario di quanto registrato negli anni passati, quando il comparto obbligazionario ha visto un decremento degli afflussi a causa del contesto di basso rendimento che ha portato gli investitori a spostarsi verso fondi alternativi e multi-asset.
Nell’ambito del fixed income, si è registrato un forte ritorno sull’obbligazionario europeo, in particolare sulle singole obbligazioni – principalmente BTP e obbligazioni corporate italiane - e per il reddito fisso di breve durata. Una combinazione di maggiori rendimenti in Italia a seguito delle turbolenze politiche e le preoccupazioni per gli aumenti dei tassi in Europa hanno portato maggiori allocazioni su queste classi di attivi.
In termini di multi-asset, i maggiori deflussi si sono registrati su sui fondi multi-asset globali e pensiamo che il motivo sia principalmente riconducibile sia ai costi di copertura che alle preoccupazioni legate alla correlazione tra obbligazioni e azioni. Infine, guardando agli alternativi, gli investitori sono usciti dalla maggior parte di questi investimenti, a esclusione delle strategie global macro dove l’allocazione è invece aumentata.
Secondo Natixis Investment Managers, le cose stanno davvero iniziando a cambiare, sia sui mercati che all’interno dei portafogli, in quanto sembra stiamo uscendo da un periodo piuttosto anomalo. Per gran parte del periodo post-crisi, gli investitori sono stati in grado di generare ritorni positivi e avere un’efficienza di portafoglio simile, indipendentemente dalla combinazione di obbligazioni e azioni scelte.
Si è trattato di un periodo eccezionale, nel corso del quale una qualunque asset allocation obbligazioni/azioni avrebbe prodotto ritorni positivi su un orizzonte temporale di due anni. Questo ha comportato una bassa dispersione dei risultati, dovuta all’elevato rendimento sia delle obbligazioni che delle azioni, in un contesto generalmente caratterizzato da basse correlazioni tra attività tradizionali e bassa volatilità.