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Bce: diventa più falco nonostante i venti di guerra
La linea della politica monetaria della Bce non cambia, nonostante le tensioni che arrivano dalla crisi ucraina e che impattano direttamente sull’inflazione e sulla crescita economica. I tassi saranno ritoccati all’insù verso fine anno, poco dopo la chiusura del programma di acquisti di asset.
Nonostante i venti di guerra che stanno soffiando sull’economia dell’Eurozona e, soprattutto, stanno infiammando l’inflazione, la Bce ha mandato un messaggio più falco di quanto i mercati si aspettassero, modificando la forward guidance. In altre parole, sminuendo i rischi per la crescita, la Presidente, Christine Lagarde, da un lato non ha fatto più menzione alla possibilità di tagliare i tassi e, dall’altra, ha in pratica confermato i piani per terminare gli acquisti di asset netti nel terzo trimestre e l’obiettivo di aumentare i tassi "un po’ di tempo dopo".
Una formulazione, spiega Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo, più facilmente gestibile dal punto di vista comunicativo rispetto alla precedente, dove il tempo della stretta era determinato dalle condizioni e la fine degli acquisti avveniva poco prima.
I tassi rimangono invariati, ma cambia la prospettiva
Questo perché, secondo l’analisi offerta da BlueBay, l’Eurotower potrebbe ritenere che il suo mandato sia la stabilità dei prezzi e quindi di non avere altra scelta che muoversi in un modo più deciso contro l’inflazione. Tuttavia, proprio l’atteggiamento più da falco dell’Istituto ha spinto i rendimenti dell’Eurozona a sottoperformare nel corso della settimana, così come ha generato nuova pressione nella periferia con un allargamento degli spread.
La Bce nell’ultima riunione ha così confermato i tassi d’interesse sia sulle operazioni di rifinanziamento principali, sia sulle operazioni di rifinanziamento marginale, sia sui depositi: rispettivamente a zero, allo 0,25% e a -0,50%. Eventuali adeguamenti, si legge infatti nella nota del Consiglio direttivo, avverano qualche tempo dopo la fine degli acquisti netti e saranno graduali.
I riacquisti di titoli potrebbero finire nel terzo trimestre
Nel corso del secondo trimestre gli acquisti netti nell'ambito del programma APP ammonteranno a 40 miliardi di euro per il mese di aprile (volume confermato), e poi saranno ridotti a 30 miliardi di euro a maggio e infine a 20 miliardi di euro a giugno. Per quanto riguarda il terzo trimestre, invece, la calibrazione del volume di acquisti netti dipenderà dal quadro macro.
Se i dati confermeranno che lo scenario di medio termine non tenderà a indebolirsi e se l’inflazione attesa rimarrà sostenuta anche dopo la fine degli acquisti netti, allora gli acquisti netti nell'ambito APP verranno interrotti nel terzo trimestre. Pur prendendo per la prima volta una posizione di carattere geopolitico, scrivendo nella nota che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia "è uno spartiacque", l’atteggiamento della Bce si conferma da falco.
Possibile la prima stretta all’inizio del IV trimestre
Le sue stime per il 2022 però, secondo gli esperti, appaiono sorprendentemente ottimistiche alla luce dei forti rincari osservati sull’energia e dell’incognita del conflitto: la crescita del Pil è attesa al 3,7% quest’anno, con un rallentamento al 2,1% nel prossimo. L’attuale valutazione di Intesa Sanpaolo, ricorda Mezzomo, invece, punta oggi su una crescita media annua nell’ordine del 3% a fronte del +3,8% stimato prima dello scoppio della guerra.
La revisione delle stime di inflazione porta la media annua prevista dalla Bce a 5,1% nel 2022 e 2,1% nel 2023. I recenti annunci della Bce, secondo Mezzomo, sono coerenti con lo scenario di un primo rialzo dei tassi nel quarto trimestre 2022. I mercati sono tornati a scontare altri due rialzi dei tassi entro fine anno, il primo l’8 settembre e il secondo il 15 dicembre.