- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Crisi ucraina: rischi e nuove opportunità per i mercati
Dal conflitto tra Russia e Ucraina gli esperti di Schroders individuano tre rischi: una fiammata dell’inflazione, i suoi effetti sull’economia e una potenziale ondata di vendite sui mercati azionari. Potrebbero emergere, invece, nuove opportunità tra le società legate alla transizione energetica.
La guerra scatenata dalla Russia all’Ucraina rappresenta quasi un terremoto per lo scenario economico mondiale di breve termine e, tenuto conto che sta toccando nel profondo uno dei suoi principali motori, quello dell’energia, è particolarmente cruciale per la transizione energetica.
Il conflitto, però, oltre ai rischi, porta con sé anche nuove opportunità. Alexander Monk, portfolio manager, global resource equities di Schroders, vede tre pericoli che riguardano proprio gli investimenti azionari orientati alla svolta green e, più in generale, ai mercati finanziari: l’inflazione, il suo impatto sull’economia e l’eventuale panico in Borsa.
Rischio di rincaro prolungato dell’energia e delle commodity
Il rischio inflazione, già percepito dai mercati perché viaggia da tempo ai massimi pluriennali, con la guerra è aumentato perché ha infiammato ulteriormente i prezzi energetici. Dalla Russia arriva una parte significativa dell’offerta mondiale di petrolio (circa il 12%) e di gas (circa il 17%) e, di riflesso, la situazione attuale pone rischi evidenti per la fornitura di energia.
Questo timore, secondo l’esperto, ha portato in tutta Europa non solo a un’impennata dei costi del greggio e del gas, ma anche delle materie prime. La Russia è, infatti, anche un importante fornitore di metalli del gruppo del platino (PGM) e di commodity agricole. La sua capacità di produzione, inoltre, è legata a molte value chain industriali. L’impulso inflativo del conflitto - e il conseguente inasprimento delle sanzioni da parte dell’Occidente - potrebbe essere piuttosto marcato e continuare a pesare ulteriormente sugli utili aziendali.
Gli effetti sul ciclo economico
Il secondo rischio individuato da Monk è rappresentato dal potenziale impatto che potrebbe avere un’inflazione elevata e prolungata sul ciclo economico: scenario che contempla condizioni finanziarie più rigide (tassi più alti), energia decisamente più cara e probabili aumenti salariali - e i conseguenti effetti sulla crescita. La storia, ricorda il gestore, mostra che la carenza di energia e i conflitti che comportano un aumento dei prezzi energetici possono comportare un significativo rallentamento dell’attività economica. Tale rischio, aggiunge, era già evidente prima dell’escalation in Ucraina e ora è certamente più alto.
Potenziale ‘sell-off’ in Borsa
L’ultimo fantasma individuato è rappresentato da un potenziale aumento dell’avversione al rischio e, di riflesso, il conseguente sell-off generalizzato del mercato azionario. Questo sviluppo potrebbe portare a massicci deflussi dalla Borsa (dopo un periodo di enormi afflussi in tutto il mondo) e al ritorno degli investitori sulle obbligazioni, asset percepiti come un porto più sicuro.
L’esperto ritiene che questi tre rischi possano avere un impatto di rilievo sull’azionario legato alla transizione energetica. Il settore è, infatti, più esposto di altri all’aumento dei prezzi delle materie prime e alle disruption logistiche. Le valutazioni finora hanno ritracciato rispetto ai massimi del 2021, ma il premio per il rischio azionario resta inferiore rispetto ai livelli precedenti, con possibilità che le quotazioni possano scendere ulteriormente. La minaccia di un rallentamento economico più ampio probabilmente avrà un impatto minore in questo settore, vista la natura della maggior parte dei mercati legati alla transizione energetica. Ma i comparti più esposti al ciclo probabilmente ne soffriranno.
Gli effetti sul mercato dell’energia rinnovabile
Alcune conseguenze potrebbero addirittura risultare interessanti per la transizione energetica. L’attenzione è sull’energia rinnovabile, che ha il vantaggio di avere risorse che la alimentano più equamente distribuite e meno dipendenti dai dai fornitori chiave. Inoltre, osserva ancora Monk, mentre i prezzi dell’energia convenzionale aumentano, l’attrattiva delle energie rinnovabili continua a crescere, anche considerando i costi più elevati delle attrezzature legate alle problematiche delle catene di approvvigionamento.
La situazione in Ucraina aggiunge ulteriore credito alla tesi della transizione del nostro sistema energetico verso un modello basato su un’energia economica, pulita e affidabile. Tuttavia, ciò non cambia le previsioni a breve termine su crescita e utili delle aziende. Le catene di approvvigionamento continuano a essere sotto pressione a causa delle disruption e ci vorrà tempo prima che emergano una nuova domanda e nuovi progetti.