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Bond high yield: fase positiva, caro il private credit
Meno rischi con la durata dei bond più corta e la qualità del mercato è migliorata. I capitali tornano ai mercati pubblici perché il private credit è diventato caro. La gestione attiva può aggiungere valore, identificando le aziende che gestiscono bene il debito e trovano soluzioni di rifinanziamento.
Il mercato dei bond high yield "promette" rendimenti molto più consistenti di quelli estremamente risicati che ha ottenuto in passato. C’è però da fare la tara a questa potenziale opportunità. Da una parte – avverte Justin Jewell, Head of European High Yield Leveraged Finance di RBC BlueBay – non c’è da sottovalutare il fatto che i tassi di default, praticamente congelati per un certo periodo, stanno tornando a crescere. E, dall’altra parte, c’è da considerare che adesso le società stanno operando con costi del capitale più alti (a seguito della recente corsa dei tassi) e alcune di queste emittenti potrebbero trovarsi in difficoltà nel rispettare le scadenze. Comunque sia, nonostante queste premesse e gli spread ristretti, il mercato high yield oggi è cambiato.
I miglioramenti del segmento high yield
In sintesi, l’esperto sottolinea che, nel frattempo, la durata del debito è diminuita e la qualità del credito è migliorata, con una crescita del segmento delle obbligazioni BB. Contestualmente, il private credit ha registrato un'inversione di tendenza, con maggiori flussi verso i mercati pubblici. Un quadro che dovrebbe favorire gli investitori, in particolare quelli che si affidano ai gestori attivi che - secondo Jewell - possono aggiungere valore, identificando le aziende che gestiscono al meglio il loro debito. Così, al netto delle sfide accennate appena sopra, gli investitori nel comparto delle obbligazioni high yield possono, allo stato attuale, concretamente aspettarsi di realizzare rendimenti tra l’8 e il 9%, mentre erano circa la metà non molto tempo fa.
Attenzione ai tassi di default
C’è però da fare attenzione ai tassi di fallimento, che nel 2021 e nel 2022 erano vicini allo zero. È questa componente che rischia di ridurre lievemente i rendimenti nei prossimi 2-3 anni, tenuto conto che, secondo l’esperto, i default dovrebbero tornare a livelli più normali, al 2,5-3,5%. In questo contesto, pesa l’impennata registrata dai tassi, che si traduce in oneri sul debito più alti. Da segnalare che la media di lungo periodo dei fallimenti è stata di quasi il 3%, quindi il mercato sta tornando a un quadro più tipico, in cui è presente maggiormente il rischio default per alcune aziende. Gli investitori potrebbero chiedersi se il rischio extra del credito high yield valga la pena, dato che i margini sono stretti, ma il mercato è molto cambiato in vari modi.
Meno rischi con duration ridotta
In primo luogo, le aziende non hanno rifinanziato i vecchi debiti a basso tasso, riducendo così la durata delle obbligazioni high yield e rendendole meno rischiose. Inoltre, la qualità del mercato è migliorata: i bond più rischiosi (CCC) non sono aumentati (con gli emittenti di questa fascia che hanno cercato altre fonti), mentre quelli di qualità migliore (BB) sono cresciuti, ampliando di fatto le opportunità di investimento. Dal 2016, il mercato high yield non è stato il più rischioso nel reddito fisso. Negli ultimi anni, il private credit è cresciuto molto. Alcune aziende in difficoltà si sono rifinanziate privatamente, fuori dai mercati pubblici. Con i bassi tassi, gli investitori preferivano il private credit, ma ora questa tendenza sta cambiando.
L’importanza di una gestione attiva
Ultimamente, infatti, i capitali stanno tornando ai mercati pubblici perché il private credit è diventato costoso. Anche se alcune aziende più piccole e indebitate hanno fallito l’accesso ai mercati pubblici, il trend generale è verso il rifinanziamento pubblico delle operazioni private. RBC BlueBay, guardando alla sua strategia, individua imprese che devono affrontare sfide. La sua competenza principale, secondo Jewell, consiste nel riconoscere le aziende che vendono bene i propri asset e che sono in grado di ridurre i debiti. Per questo, sostiene che i gestori attivi possono aggiungere valore, identificando gli emittenti in grado di far fronte a costi correlati al servizio del debito più elevati e trovare soluzioni per le loro esigenze di rifinanziamento.