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Dazi: l’impatto sulle emissioni dei produttori di auto europei
Gli investitori potrebbero spostare gli investimenti dai bond delle imprese automobilistiche Ue a quelle Usa emesse in euro, favorendo le aziende d’oltreoceano, che beneficerebbero di una maggiore domanda di capitale a condizioni favorevoli. Imprese vulnerabili e strategie di adattamento.

L'imposizione dei dazi Usa ha scardinato a livello globale gli equilibri commerciali che abbiamo conosciuto finora, affossando i mercati finanziari, messo sul chi va là le Banche centrali (ora più restie a tagliare i tassi in quanto preoccupate per una possibile rapida impennata dell’inflazione) e preso di mira le imprese di alcuni settori più penalizzati di altri. Tra questi c’è, sicuramente, il settore automobilistico europeo. L’aumento delle tariffe in questo caso, dice Howard Woodward, co-portfolio manager ed euro corporate bond strategy di T. Rowe Price, sebbene previsto, ha sorpreso per la tempistica e l'entità, aggravando di fatto la già fragile fiducia dei consumatori verso le auto costose. Di riflesso, aggiunge, i margini dell’intero comparto del Vecchio continente sono destinati a rimanere sotto pressione almeno fino al 2026.
L’impatto dei dazi sul settore automobilistico non sarà uniforme
Tuttavia, precisa, non tutte le obbligazioni automobilistiche europee saranno penalizzate alla stessa maniera: per esempio, i produttori tedeschi, più esposti verso il mercato statunitense, subiranno un impatto maggiore, mentre le aziende con minore esposizione verso l'oltreoceano potrebbero addirittura offrire opportunità di investimento. Per questo motivo, Woodward si aspetta un incremento della differenziazione nelle performance delle diverse obbligazioni europee nel settore automobilistico. Comunque sia, queste nuove tariffe doganali vanno considerate all'interno di un quadro più ampio delle sfide che il comparto sta affrontando. Infatti, non si può trascurare né la concorrenza dei produttori cinesi (che stanno destabilizzando il mercato con prezzi competitivi e tecnologie all'avanguardia) né le sfide interne, rappresentate dal calo dei margini, dalla transizione verso i veicoli elettrici e dalle normative Ue sulle emissioni.
Attenzione ai bond in euro delle case automobilistiche Usa
Un aspetto particolarmente interessante da monitorare dal punto di vista del mercato finanziario, secondo l’esperto, è l'evoluzione del volume delle emissioni obbligazionarie denominate in euro emesse dalle case automobilistiche statunitensi. Sarà fondamentale - spiega - osservare se gli investitori decideranno di spostare i loro investimenti dalle obbligazioni automobilistiche europee a quelle statunitensi emesse in euro, al fine di mantenere comunque un'esposizione al settore automobilistico. Questo scenario potrebbe rivelarsi vantaggioso per le aziende automobilistiche d’oltreoceano che scelgono di emettere obbligazioni sui mercati in euro e in sterline britanniche (GBP), poiché potrebbero beneficiare di una maggiore domanda da parte degli investitori, ampliando così il loro accesso a capitali a condizioni favorevoli.
Le imprese Ue più vulnerabili alle nuove tariffe
In sostanza, si potrebbe assistere a una ristrutturazione degli equilibri del mercato obbligazionario, con potenziali ricadute positive per le società Usai che operano su questi mercati, sia in termini di liquidità che di costi di finanziamento. Ma quali sono le imprese automobilistiche europee più vulnerabili? L’impatto maggiore, spiega Lucas Pozza, analista rating societari di Scope Ratings, riguarderà le aziende più dipendenti dalle esportazioni dall’Europa verso il mercato statunitense, con una capacità di produzione limitata, come Stellantis, Volkswagen AG tramite la sua controllata Porsche e BMW. In particolare, aggiunge, Stellantis produce principalmente in Messico (Peugeot, Citroen, Opel etc) e in Canada (Jeep, Chrysler, RAM), con una piccola produzione negli Stati Uniti. Poiché operano nel mercato di massa, potrebbero essere facilmente sostituiti da altri marchi prodotti localmente (e quindi più economici, in quanto non soggetti ai dazi), perdendo ulteriori quote di mercato negli Stati Uniti.
Settore automobilistico: guardare più sul lungo termine
Porsche, un altro esempio, produce quasi tutte le sue auto in Germania e le esporta negli Stati Uniti, dove non ha capacità produttiva. Poiché si tratta di un business a basso volume ma con margini elevati per Volkswagen, i dazi rischiano di comprimere i margini di Porsche e dell'intero gruppo, specialmente se i maggiori costi dovessero essere trasferiti ai clienti sotto forma di prezzi più alti, inducendo i consumatori a preferire marchi rivali. Ecco perché alcune aziende europee stanno spostando la produzione per evitare i dazi e/o rivedendo le loro catene di approvvigionamento. Sebbene al momento non sia facile sostenere che i produttori europei possano trarre un vantaggio diretto da questa situazione, secondo Pozza ci potrebbero essere comunque delle dinamiche che, sebbene possano causare danni nel breve, potrebbero comunque favorire le loro attività nel lungo periodo.
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