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Economia: recessione più lontana, ma attenti all’inflazione
I tassi d’interesse rimarranno alti più a lungo di quanto sconti oggi il mercato, perché l’inflazione continuerà a persistere. Attesi due nuovi rialzi dalla Bce. La congiuntura rimane tuttavia solida. Un contesto che sembra favorire i mercati emergenti e, in particolare, il segmento value.
La forza dell’economia rimane sostenuta su entrambe le sponde dell’oceano, ma con differenze tra i due blocchi. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sono così solidi da rendere poco ragionevole aspettarsi una recessione nel secondo semestre, mentre gli indici di salari e prezzi vanno nella giusta direzione. Nell'Eurozona l'attività dei servizi resta forte permettendo alla disoccupazione di scendere a nuovi minimi. Sul fronte dei prezzi, tuttavia, la strada da percorrere è ancora più lunga rispetto agli Usa. Infatti, avverte Alvaro Sanmartin, chief economist di Amchor IS, i salari in Europa sono in accelerazione e non è affatto escluso che, grazie all'enorme forza del settore turistico, ci sia un ulteriore aumento dell'inflazione di fondo nel corso dell'estate.
Fondamentali solidi
Lo scenario macro dell’economista si può riassumere in quattro punti. In primo luogo, la domanda aggregata negli Usa e in Europa gode di fondamentali solidi. In secondo luogo, questi buoni fondamentali e gli enormi stimoli fiscali e monetari attuati durante la pandemia hanno contribuito a creare un eccesso di domanda che, a sua volta, ha portato a significative pressioni inflative. Poi, come conseguenza di questa situazione, sono ora necessarie politiche monetarie restrittive mantenute per un periodo di tempo relativamente lungo per moderare sia l'inflazione sia i salari. Infine, il fatto che le aspettative di inflazione rimangano ragionevolmente ancorate rende a questo punto possibile il controllo dell'inflazione senza che si arrivi a una recessione.
I tassi Usa sono già al top, per la Bce altri due ritocchi
Lo scenario in cui si muove la Fed è differente rispetto a quello della Bce. Sanmartin pensa infatti che la Banca federale Usa possa aver raggiunto il picco dei tassi, mentre l’Eurotower dovrà probabilmente aumentarli ancora due volte nelle riunioni di giugno e luglio. E, guardando un po' più avanti, ritiene che dovremo aspettare fino a ben oltre il 2024 per vedere tagli dei tassi. Per il resto, in termini di rischi, nello scenario centrale di Amchor IS, c’è un'inflazione che impiega più tempo a scendere di quanto si pensi, il che potrebbe disancorare le aspettative sui prezzi e costringere le Banche centrali ad alzare i tassi oltre il previsto. Se ciò accadrà, sottolinea l’economista, sarà difficile evitare una recessione più o meno significativa fino al 2024.
Opportunità nei Paesi emergenti, nel credito e nel private
Per quanto riguarda la view dei titoli di Stato, Sanmartin ritiene che i tassi rimarranno alti più a lungo di quanto oggi scontato, sebbene l'ultimo movimento abbia portato le curve a livelli più ragionevoli. D preferire i bond private a bassa duration, perché nello scenario macro-centrale i default non dovrebbero aumentare troppo. In ogni caso, continua a combinare questa esposizione al credito con altre ben selezionate in titoli di Stato dei mercati emergenti in valuta locale. Questa asset class, spiega, attrae perché offre ottime prospettive di rendimento (in termini di carry e di cambio) e perché c’è un gruppo di Paesi per i quali si stima una crescita molto interessante e che beneficiano anche di una governance solida, di deficit pubblici contenuti e di un'inflazione bassa.
I value meglio dei growth, occhio a yen e corona norvegese
In Borsa, nella seconda metà dell’anno, il segmento value/ciclico del mercato (comprese le banche) dovrebbe performare meglio di quello growth/difensivo sulla base della forza di fondo nella domanda aggregata e di tassi ragionevolmente elevati. Dal punto di vista geografico, precisa Sanmartin, è da preferire l’Europa agli Usa. Allo stesso tempo, pur conoscendo i rischi geopolitici legati alla Cina, ritiene che l'Asia emergente sarà la regione che crescerà più rapidamente a livello globale (nel breve e nel medio termine) e, pertanto, continua a privilegiare una certa esposizione alle azioni dell’area. Sulle valute, visti i buoni dati che fornisce il Giappone, e considerando che lo yen è piuttosto deprezzato dai fondamentali, l’economista stima che questa valuta possa essere una buona protezione per il resto dell'anno. Infine, la corona norvegese potrebbe beneficiare di un rialzo del greggio.