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Fed: in arrivo serie di rialzi per frenare l’inflazione
Le tensioni sul mercato del lavoro e dal fronte della domanda hanno spinto l’inflazione statunitense ai massimi degli ultimi 40 anni. La Fed sta per avviare una serie di strette del credito che dovrebbe portare i tassi al 3,25 per cento nel 2023. Economia Usa poco legata alla guerra in Ucraina.
Negli Stati Uniti ci sono tutti i presupposti perché i tassi di interesse puntino con decisione al rialzo. La Fed, forse in ritardo rispetto alla situazione, ha tutto lo spazio per avviare una severa lotta all’inflazione senza rischiare di strozzare la crescita: da un lato c’è il ritmo del Pil, tornato sui livelli pre-pandemia e, dall’altro, c’è una congiuntura - a differenza di quella di altri Paesi - 'sganciata' dagli effetti della guerra in Ucraina (grazie alla sua posizione netta neutrale nel comparto energia e ampiamente positiva in quello agricolo). La locomotiva della ripresa, secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, sono i consumi e gli investimenti e stimano per l’economia d’Oltreoceano una crescita del 3,4% quest’anno e del 2,3% nel prossimo.
Tensioni dalla domanda e dal mercato del lavoro
Tra i fattori che alimentano l’inflazione, che viaggia sui massimi degli ultimi 40 anni, ne spiccano due: l’eccesso di domanda di beni e servizi e il mercato del lavoro. Una combinazione che, alla luce dell’ulteriore calo del tasso di disoccupazione, sta muovendo anche l’inflazione di fondo tramite l’accelerazione della dinamica salariale. Oggi, rilevano gli analisti, la pressione sul mercato del lavoro è a livelli record (1,7 posti disponibili per ogni disoccupato) e, ai ritmi osservati negli ultimi 6 mesi, a maggio l’occupazione tornerà al livello pre-Covid (con la disoccupazione che si attesterebbe al 2,8%). Il mercato del lavoro si sta quindi rivelando anche più efficiente di prima della pandemia: nella recessione precedente il recupero aveva richiesto 10 anni.
Inflazione al 6,8% quest’anno e al 5,4% nel 2023
I consumi, sostenuti dalla politica fiscale e dal mercato del lavoro, continuano a essere vivaci e si prevede un ulteriore rafforzamento della domanda nei servizi grazie al miglioramento del quadro pandemico. Ad alimentare le spinte inflative contribuisce anche il marcato rialzo registrato dalla ricchezza immobiliare. In definitiva, secondo le previsioni di Intesa Sanpaolo, quest’anno l’inflazione media dovrebbe attestarsi sul 6,8%, per ripiegare al 5,4% nel 2023. L’inflazione 'core' è attesa invece, rispettivamente, al 4,3 e al 2,8%. Il picco dipenderà dall’impatto che avrà la guerra, anche se il dato 'core' sarà spinto dal settore servizi e dalla spirale salari/prezzi. I rischi, sottolineano gli esperti, sono tutti al rialzo.
ISP: dai dati di marzo si capirà l’ampiezza della stretta
A metà marzo è arrivata la svolta della politica monetaria Usa: la Fed, per la prima volta dal 2018, ha alzato i tassi federali di 25 punti base, portandoli nella fascia di 0,25-0,50 per cento. Svolta che, secondo le previsioni di Intesa Sanpaolo, porterà i saggi di riferimento al 2,25-2,5% a fine 2022 e 3-3,25% nel 2023, con rischi verso l’alto soprattutto quest’anno. Il FOMC, il braccio operativo della Fed, d’altronde prevede 7 rialzi entro il 2022 e altri 4 nel 2023 con l’obiettivo di frenare la domanda per tenere sotto controllo l’inflazione. I dati di marzo, secondo gli analisti, saranno cruciali per capire il passo che osserverà la Fed nel prossimo futuro: se adotterà un ritocco di 50 pb già nella riunione di maggio o lo rinvierà a giugno o luglio.