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Mercati: la guerra spinge il mondo verso l’energia green
La guerra ha fatto emergere la forte dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche della Russia e, secondo gli analisti, è destinata ad accelerare la sua ricerca di fonti sostenibili e affidabili. L’Ue punta soprattutto sul GNL e sull’idrogeno verde, anche se i tempi si preannunciano lunghi.
Il terremoto provocato dall’invasione della Russia in Ucraina sui mercati finanziari, in particolare su quelli relativi all’energia, rappresenta un unicum. Per questo è difficile estrapolare un’analisi efficace, perché non c’è alcun riferimento anche per gli effetti che avranno le sanzioni dei Paesi occidentali contro Mosca. È meglio, secondo Shinwoo Kim, portfolio manager, global natural resources strategy di T. Rowe Price, concentrarsi su come potrebbe essere il mondo dopo questa crisi: scelta che può aiutare gli investitori a evitare reazioni eccessive alla volatilità a breve termine e a identificare potenziali opportunità nel lungo.
Governi più pragmatici verso il problema
C’è però una certezza: i Governi delle principali economie, a causa della guerra e delle sue ripercussioni, cercheranno di accelerare la spinta verso l’energia pulita. Kim stima, infatti, che i governi adottino un approccio più pragmatico per eliminare gradualmente le fonti di energia tradizionali, dato che la sicurezza dell'approvvigionamento è diventata un termine fondamentale nell’equazione delle politiche che sostengono la lotta contro il cambiamento climatico. La guerra, insomma, ha mostrato che la dipendenza dai combustibili fossili importati da fonti inaffidabili potrebbe essere un elemento di vulnerabilità.
La forte dipendenza dell’Europa dall’energia russa
Questa minaccia, secondo l’esperto, è particolarmente vera per l’Unione Europea, che nel 2020 ha importato più del 35% del suo gas naturale e quasi il 23% del petrolio dalla Russia. Alla luce del fatto che nel 2021 l’UE ha importato l’equivalente del 90% del gas naturale che ha consumato in quel periodo, la Commissione lo scorso marzo ha fissato un obiettivo quadro molto ambizioso (il REPowerEU), per ridurre drasticamente la dipendenza dai volumi provenienti dalla Russia entro il 2030. Dunque, secondo Kim, l’energia rinnovabile, lo stoccaggio delle batterie e l’idrogeno verde (quello prodotto dall’elettrolisi alimentata da energia pulita) sono tra le aree di particolare importanza da monitorare.
Come seguire il tema dal punto di vista del portafoglio
Nonostante questa certezza, comunque, restano diverse incognite per arrivare all’energia pulita: il tempo, gli investimenti significativi e le diverse 'strade' che i Paesi potrebbero prendere per centrare i target. Per questi motivi, suggerisce l’esperto di T. Rowe Price, è meglio evitare titoli speculativi in cui l’attività sottostante sembra di qualità discutibile o i casi in cui le azioni sembrano avere una valutazione proibitiva. Al contrario, bisognerebbe puntare su società consolidate in cui riteniamo che l’esposizione a queste tendenze secolari possa migliorare le loro attività principali già competitive, come aumentando la crescita o espandendo le loro quote di mercato.
La mossa di puntare sul GNL
È improbabile, nonostante gli sforzi anticipati dall’Ue sulla carta, che l’aumento degli investimenti in energie green e in altre tecnologie sia sufficiente a farle perdere la dipendenza dall’import di gas naturale nel breve termine. L’orientamento di Bruxelles è quello di puntare molto sul gas naturale liquido (GNL), con tutti i problemi tecnici e logistici che comporta. Data l’incertezza circa l’aggressività con cui l’Ue intende affidarsi al GNL per sostituire le forniture di gasdotti russi, l’analista tende quindi a favorire le società di alta qualità che ritiene possano beneficiare di tale scenario, ma che offrono anche un’esposizione ad altri potenziali catalizzatori di rialzo.