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Fmi: da disastri ambientali danni per 1.300 mld dollari l’anno

19/06/2020

“Ogni anno, le catastrofi climatiche causano sofferenza umana e grandi danni economici ed ecologici. Nell'ultimo decennio, si stima che i danni diretti di tali catastrofi si sommino a circa 1.300 miliardi di dollari (pari a quasi lo 0,2% del PIL mondiale) in media, all'anno”. Lo sostiene il Fondo monetario internazionale nel Global Financial Stability Report. Mentre gli scienziati avvertono che il riscaldamento globale aumenterà la frequenza e la gravità di tali eventi meteorologici estremi, l’Fmi esamina l'impatto del rischio fisico dei cambiamenti climatici (perdita di vite umane e proprietà, nonché gravi ripercussioni sull’economia) sulla stabilità finanziaria, e rileva che gli investitori azionari potrebbero non valutare adeguatamente tali rischi.

Gli esempi di Thailandia (2011) e California (2018)

A supporto di questa analisi il Fondo porta alcuni esempi: le inondazioni che hanno colpito la Thailandia nel 2011 (che hanno provocato danni per circa il 10% del Pil del Paese) e gli incendi che nel 2018 hanno devastato la California (costati 350 miliardi di dollari, pari all’1,7% del Pil Usa). Inoltre cita la pandemia di COVID-19, che ha dimostrato quanto può essere rapida ed estesa l'interruzione dell'attività economica (anche per tipi di rischi noti), sottolineando l'importanza della preparazione e un'adeguata valutazione del rischio. L'emergenza coronavirus, scrive nel rapporto, “ricorda che la preparazione e la resilienza alle crisi sono essenziali per gestire i rischi derivanti da eventi altamente incerti che possono avere costi economici e umani estremi”.

Le catastrofi sono destinate ad aumentare

Frequenza e severità” di questi disastri, ammonisce l’Istituto, sono destinate ad aumentare a causa del surriscaldamento globale. Per questo, sottolinea, è necessario ridurre i rischi alla stabilità finanziaria favorendo l'accesso alla copertura assicurativa, rafforzando la salute finanziaria dei Paesi e sviluppando degli standard obbligatori mondiali per valutare l'esposizione ai rischi legati al cambiamento climatico. Il Fondo arriva quindi a proporre anche stress test ad-hoc, che possono offrire alle finanziarie una migliore comprensione delle dimensioni delle loro esposizioni e del rischio fisico associato. Secondo l’Fmi, “senza dubbio il rimedio più efficace sarebbe una forte azione globale per ridurre le emissioni di gas serra, affrontando la causa del surriscaldamento globale in modo sostenibile e conferendo benefici che vanno ben oltre il regno della stabilità finanziaria”.

Le Borse non prestano attenzione al rischio

I mercati azionari, grazie al loro ruolo centrale nei sistemi finanziari, dovrebbero fornire una buona base per analizzare le implicazioni della stabilità finanziaria del rischio fisico dei cambiamenti climatici. L’Fmi li bacchetta perché non prestano sufficiente attenzione agli effetti del cambiamento climatico che, sottolinea nel rapporto, “rappresenta una potenziale minaccia per la stabilità finanziaria”. Un’analisi delle 350 grandi catastrofi climatiche avvenute negli ultimi 50 anni (in un campione di 68 economie che rappresenta il 95% del PIL globale) rivela infatti che l'impatto medio è stato modesto: un calo del 2% per i titoli bancari e dell’1% per l'intero mercato. Nel dieci percento dei casi, tuttavia, l'impatto sul mercato aggregato è stato superiore al 14% e questo indica “che alcune catastrofi climatiche possono avere un effetto significativo sulla stabilità finanziaria”. Ad esempio l'uragano Katrina (2005), con il più grande danno in termini assoluti nel campione (1% del PIL Usa), non ha avuto alcun impatto evidente sui listini azionari d’Oltreoceano.

Bisogna agevolare le polizze assicurative

Il Fondo Monetario Internazionale “prevede che i cambiamenti climatici aumenteranno la probabilità e la gravità di molti pericoli climatici come alluvioni, ondate di calore e siccità, sottoponendo le economie e i mercati finanziari a maggiori shock”. Per questo motivo invita i Governi ad agevolare la diffusione della copertura assicurativa, ancora bassa nel nostro Paese, che argina significativamente gli effetti di un disastro ambientale sia a livello macroeconomico sia per il singolo cittadino. Un esempio in questo senso è la stipula di una polizza sulla propria casa che, secondo gli scenari disegnati dall’Fmi, sarà sempre più esposta a questo tipo di rischi.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fmi rischi pil
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